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Un mondo perfetto | Clint Eastwood, Kevin Costner e un road-movie da (ri)scoprire

Laura Dern, T.J. Louther, John Lee Hancock, l’interesse di Spielberg e quella doppia paternità

Un mondo perfetto
Una scena di Un mondo perfetto

ROMA – «Questo è il presente Philip, goditelo finché dura» dice a un certo punto Butch (Kevin Costner) al suo giovane ostaggio Philip (T.J. Louther), linea dialogica che cova al suo interno il cuore narrativo di Un mondo perfetto (A Perfect World). Un road movie dei più classici nel suo raccontare di una caccia all’uomo per tutto il Texas sullo sfondo di un grande caso mediatico che vede, lungo il dispiego dell’intreccio, dischiudersi un anomalo e delicato cuore umano di unità familiare forfettaria ma sincera, piena d’amore, fatta di prime volte («Sai, Philip, come ragazzino americano hai il sacrosanto diritto di mangiare zucchero filato e andare sulle montagne russe») ricongiunzione paterna («Noi abbiamo molte cose in comune, ci piace la Royal Cola e abbiamo un padre che non vale un accidente») e lezioni di vita degne di un coming-of-age.

«Questo è il presente, Phillip, goditelo finché dura»

E poi l’inconfondibile tocco registico di Clint Eastwood, l’unico vero erede della tradizione Western fordiana, qui alle prese con una narrazione dall’insolita – per il cinema eastwoodiano perlomeno – inerzia filmica. Laddove infatti molte delle sue opere vivono di una forte politicizzazione e dell’esaltazione di una mascolinità stereotipata, tossica e eroicizzata caratterialmente, Un mondo perfetto (lo trovate su CHILI) no. Racconta senza filtri una fetta di realtà – una fetta d’America – abitata da personaggi imperfetti, veri, costretti ad un evoluzione/cambiamento umano dall’inerzia criminale degli eventi e dal topos del viaggio come esplicitazione degli archi di trasformazione dei personaggi in scena. Prodotto da Warner Bros e scritto da quel John Lee Hancock al suo battesimo di fuoco come sceneggiatore liberamente ispiratosi ad alcuni ricordi familiari della sua infanzia a Longview, in Texas, per Eastwood rappresentò l’opportunità di una pausa.

Un mondo perfetto fu distribuito nelle sale americane il 24 novembre 1993
Un mondo perfetto fu distribuito nelle sale americane il 24 novembre 1993

Da cosa? Dalla recitazione. Dopo gli impegni de Gli spietati e Nel centro del mirino che videro Eastwood impegnato dietro e davanti la macchina da presa infatti Un mondo perfetto sarebbe dovuta essere l’occasione giusta per dedicarsi unicamente alla regia. Incassato il no di Denzel Washington causa contemporanea lavorazione de Il rapporto Pelican, per la scelta del rapitore dal cuore d’oro Butch Haynes si pensò a Kevin Costner che espresse il desiderio di vedere proprio Eastwood nei panni della nemesi, il Texas Ranger Red Garnett. Accettò ma per una ragione molto semplice. Analizzando lo script si rese conto che il suo ruolo non era poi così significativo in termini di minutaggio, lo stesso non può dirsi in termini artistici rappresentando, a conti fatti, la ciliegina sulla torta da non protagonista di un film prezioso.

Un mondo perfetto è arrivato nei cinema italiani il 17 dicembre 1993
Nei cinema italiani è invece arrivato il 17 dicembre 1993

Non a caso, tanto si diceva bene ad Hollywood dello script di Un mondo perfetto, da arrivare a solleticare l’attenzione di Steven Spielberg che fu sul punto di opzionarlo prima di dedicarsi anima e corpo all’accoppiata Schindler’s List (di cui potete leggere qui il nostro Longform) e Jurassic Park (con, ironicamente, Laura Dern presente in ambo i film). Sul set invece accadde di tutto. Il rapporto tra Eastwood e Costner – prima e unica collaborazione tra i due interpreti e registi premi Oscar – fu complesso. Nel pieno di una scena Costner chiese lo stop e uscì dal set sbuffando. Anziché aspettare che tornasse Eastwood continuò a girare usando la sua controfigura (Mark Thomason). Di ritorno sul set Costner rimase scioccato nel sapere che Eastwood aveva girato la scena a prescindere.

In origine Un mondo perfetto avrebbe dovuto rappresentare una pausa dalla recitazione per Clint Eastwood
In origine Un mondo perfetto avrebbe dovuto rappresentare una pausa dalla recitazione per Clint Eastwood

Chiedendogli spiegazioni, l’ex-Biondo de Il buono il brutto il cattivo (di cui potete leggere qui il nostro WestCorn) gli rispose chiaro e tondo: «Se te ne vai un’altra volta girerò dei primi piani con il tuo doppio. Ti avverto. Questo ragazzo interpreterà il tuo ruolo per tutto il film. Non sono venuto fin qui per masturbarmi. È tutto chiaro?». Rimase zitto Costner, capendo che era praticamente impossibile permettersi passi falsi con una leggenda vivente come Eastwood. Non solo guerre dialogiche tra pesi massimi del cinema però, Un mondo perfetto rappresentò per Eastwood un doppio momento di paternità. Non solo fu il set in cui seppe che sua terza moglie, l’attrice Frances Fisher (che conobbe sul set di Pink Cadillac), era incinta di Francesca Ruth, la sua sesta figlia, ma anche di una settima figlia!

Kevin Costner e T.J. Lowther in una scena di Un mondo perfetto
Kevin Costner e T.J. Lowther

Nel luglio 1993, nel pieno della lavorazione de Un mondo perfetto, Eastwood si confrontò con una donna, Laurie Murray di Lakewood, Washington, che affermava di essere sua figlia biologica. Dopo gli opportuni controlli legali saltò fuori che era vero. I due cenarono assieme pochi giorni dopo per poi rimanere in contatto per il resto della vita (la Murray fu presente all’anteprima de Il corriere – The Mule). Presentato negli USA il 24 novembre 1993 per poi arrivare in Italia poche settimane dopo (il 17 dicembre), nonostante gli oltre 135 milioni di dollari incassati al box-office a fronte di un budget stanziato dalla Warner di appena 30, Un mondo perfetto è sempre stato considerato un’opera minore nell’opus eastwoodiano. Trent’anni dopo lo si può ben dire: si sbagliavano e di grosso! Un piccolo ma grande film da (ri)scoprire ad ogni costo.

  • Volete (ri)vedere il film? Lo trovate su CHILI
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Qui sotto potete vedere il trailer del film: 

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