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Gli intoccabili, Brian De Palma e quel ruolo che doveva essere di Mel Gibson

Costner, De Niro, David Mamet, La corazzata Potëmkin e l’Oscar a Sean Connery. Analisi di un cult

Gli intoccabili, o del mito di Al Capone secondo il film cult di Brian De Palma
Gli intoccabili, o del mito di Al Capone secondo il film cult di Brian De Palma

ROMA – «Sei solo chiacchiere e distintivo!». Questa è forse la frase chiave de Gli Intoccabili  di Brian De Palma. La più citata, la più iconica. Quella che resta incastonata tra le sinapsi lungo il suo minutaggio dal ritmo netto di quasi due ore. Ed è ricorrente nel film. Al Capone (Robert De Niro) la urla con rabbia ad Eliot Ness (Kevin Costner) in due frangenti ad inerzia opposta: quando è all’apice – credendo di essere intoccabile – e nel declino nel climax giudiziario dopo che Ness è riuscito ad inchiodarlo. A cambiare nelle due scene de Gli Intoccabili – che il 9 giugno arriva in 4K Ultra HD grazie a Paramount HE e Koch Media in due edizioni: una Collector’s Edition in versione SteelBook® 4K Ultra HD + Blu-Ray e una Standard 4K Ultra HD + Blu-Ray – è la scelta registica di De Palma, che se nel primo caso sceglie di inquadrarlo dal basso verso l’alto, sulla scalinata, mostrandolo al massimo del suo potere, nel secondo è in un totale, mentre viene trattenuto a forza da avvocati e poliziotti. Nel mezzo, un’indelebile pagina del cinema hollywoodiano.

Kevin Costner e Robert De Niro in una scena de The Untouchables - Gli intoccabili
Kevin Costner e Robert De Niro in una scena de The Untouchables – Gli intoccabili

Una pagina che era nel destino di De Palma, precisamente tra le righe del suo altro grandissimo successo degli anni Ottanta. Quello Scarface remake diretto del (quasi) omonimo Scarface – Lo sfregiato di Howard Hawks, la cui epica gangster affondava le radici proprio nell’aura criminale dell’inafferrabile Capone. Da qui Gli Intoccabili che – a dire il vero – arrivò in un momento cruciale dell’opus depalmiano. Fu proprio all’indomani delle sperimentazioni hitchcockiane de Omicidio a luci rosse e della commedia (minore) Cadaveri & compari: entrambi magri incassi al botteghino. Gli intoccabili, quindi, funzionò anche come pellicola di rilancio artistico anche in un’ottica più commerciale: incasserà oltre 76 milioni di dollari a fronte di un budget di poco meno di 25. Poco male per una Paramount che deteneva i diritti di utilizzazione economica della biografia di Eliot Ness da oltre trent’anni.

La Collectors Edition de Gli Intoccabili per il 35° anniversario.

Anche il serial televisivo del 1959 Gli Intoccabili, con Robert Stack come protagonista, era infatti una produzione Paramount. Andato in onda per quattro stagioni, raccontò sul piccolo schermo e a cadenza settimanale l’epica eroica di Ness e della sua banda contro Capone al tempo del proibizionismo. Ecco, nei piani della Paramount c’era la ferma intenzione di realizzarne un remake in formato filmico, cosa che andò a scontrarsi con le precise volontà di De Palma, del produttore Art Linson, e dello sceneggiatore David Mamet, di partire dal serial come semplice ispirazione per poi marcare la narrazione di una forte cifra drammatica e del giusto mix d’azione, così da darvi un respiro epico realistico e denso. Il motivo? È presto detto: a De Palma non piaceva un granché il serial Gli Intoccabili.

Kevin Costner e Sean Connery in una scena de The Untouchables - Gli intoccabili
Kevin Costner e Sean Connery in una scena.

Il suo apporto in fase di scrittura fu pressoché irrisorio. Tutto il merito dello script de Gli Intoccabili è della penna di Mamet: «Essendo anch’io uno scrittore non mi piace prendermi il merito di cose che non ho fatto. Non ho sviluppato io questo script, ma David (Mamet). L’ho considerato più clinicamente come un pezzo di materiale da modellare. È questa, più o meno, la mia concezione della sceneggiatura». – per poi aggiungere – «È bello camminare nei panni di qualcun altro per un po’. Sei al servizio della visione di qualcun altro, e questa è una grande disciplina per un regista». Per un’opera che tra istrionismi registici e citazioni eccellenti (stavolta non Hitchcock ma Eisenstein), corruzione e metodi rudi, eroi risoluti e villain intoccabili, vive della sua narrazione solida, priva di sottotesti e marcate allegorie, ma semplice nelle sue giocose contaminazioni di topos noir e western.

I titoli di testa de Gli intoccabili

Un divertissement filmico per un cinema che narra di storie e del piacere di raccontarle intrattenendo. Come la stragrande maggioranza dei titoli nell’opus filmico di De Palma del resto che, specie tra gli anni settanta e ottanta – e con le dovute eccezioni (Carrie, Vittime di guerra) – ha sempre vissuto di trovate e citazioni, di vivacità registica e sperimentazioni (Il fantasma del palcoscenico, Vestito per uccidere, Blow Out). Proprio per via di questo suo specifico indirizzo, non deve stupire sapere come le vicende narrate in Gli intoccabili siano perlopiù di fantasia. Ucronia per la precisione: il raid al confine canadese ad esempio – sequenza che De Palma dipinge di caratteri western e che nell’economia del racconto rappresenta un po’ il turning point dell’epica degli uomini di Ness – non è mai avvenuto, così come la sparatoria fuori dall’aula del processo per evasione fiscale di Capone.

Kevin Costner, Andy Garcia, Charles Martin Smith e Sean Connery in una scena de The Untouchables - Gli intoccabili
Kevin Costner, Andy Garcia, Charles Martin Smith e Sean Connery ne Gli intoccabili

È da ritenersi una fantasiosa ricostruzione a opera di Mamet e De Palma anche l’omicidio di Frank Nitti (ne Gli intoccabili interpretato da un machiavellico Billy Drago). Il braccio destro di Capone assunse la guida dell’impero dopo la cattura del Boss. Nel 1943 Nitti fu incriminato per estorsione assieme ad altri membri della mafia di Chicago. Temendo una lunghissima pena detentiva, a causa della sua claustrofobia, Nitti si recò ubriaco su un binario della ferrovia a cinque isolati da casa sua per poi spararsi in testa con una calibro 38. Lo stesso tentativo di estorsione ordito da Capone nei confronti di Ness che vediamo ne Gli intoccabili è pura ucronia. In realtà gli promise due banconote da 1000 dollari (quasi 30.000 oggi) sulla sua scrivania ogni lunedì se avesse chiuso un occhio sulle attività di contrabbando. Ness rifiutò, ma non si arrivò mai a scontri fisici e velate minacce.

La scena dell’opera ne Gli intoccabili

Capone sapeva benissimo che tentare di uccidere un agente del proibizionismo avrebbe procurato ancora più problemi del necessario. È (purtroppo) finzione cinematografica anche l’episodio alla stazione ferroviaria. Non avvenne mai. Per Gli intoccabili e il suo trentacinquennale retaggio (presentato a New York il 2 giugno 1987) invece rappresentò la scena cult, il momento topico, quello con cui consegnare alla storia del cinema. Un bricolage narrativo tra passato e presente con cui De Palma, nel guardare a La corazzata Potëmkin di Sergej M. Eisenstein, gioca di suggestioni e mimesi nel mettere un passeggino al centro della scena così da vestire i gradini della scalinata della Union Station di Chicago di egual possanza drammaturgica dei gradoni della scalinata di Odessa del capolavoro eisensteiniano. Una sequenza di suo epica, resa prodigiosa dalla dilatazione temporale dello slow-motion, chiusa infine da De Palma con lo scambio dialogico Ness/Stone: «Ce l’hai?». «Si, ce l’ho».

Kevin Costner, Andy Garcia, Charles Martin Smith e Sean Connery: i magnifici 4.

C’è però un episodio reale riportato nello script de Gli intoccabili: la scena in cui Capone tira fuori una mazza da baseball nel mezzo di una cena per poi prendere a bastonate e infine sparare alla testa di uno dei suoi uomini. Avvenne il 7 maggio 1929. Due dei sicari più temuti tra gli uomini di Capone, Albert Anselmi e John Scalise, furono sorpresi a escogitare un complotto per ucciderlo e conquistare il potere. Capone organizzò così una cena assieme a tutti i suoi soci e gliela fece pagare con ineguagliabile ferocia. Ecco, in tal senso, è ferocia la parola chiave del Capone di Robert De Niro. Ispiratosi all’Al Capone di Rod Steiger ammirato in Al Capone di Richard Wilson del 1959, De Niro ne offrì un quadro narrativo che è un concentrato di pura malvagità caotica e schizofrenica fine a sé stessa.

De Niro nella scena d’apertura de Gli intoccabili

La scrittura caratteriale di Mamet e De Palma infatti non ammise tridimensionalità né ragioni del malvagio di un villain il cui essere cattivo poggia tutto sulle gesta del retaggio immortale ma non su specifiche giustificazioni narrative o di scrittura. Del resto è di Al Capone e de Gli Intoccabili che stiamo parlando. Una lacuna innocente, bianca, percepibile però nella performance di un De Niro – che di De Palma è stato il feticcio new-hollywoodiano (Ciao America, Oggi sposi, Hi, Mom!) – il cui Metodo ha sempre dato il meglio nel dar volto e voce a personaggi dotati di zone d’ombra caratteriali. Poco importa comunque. Per De Palma rappresentava il casting ideale, ma non il primo attore a essere ingaggiato. Inizialmente De Niro non avrebbe dovuto prendervi parte a causa di un conflitto di lavorazione. La Paramount aveva scritturato Bob Hoskins che – per due settimane – fu Al Capone.

Robert De Niro in una scena de The Untouchables - Gli intoccabili
Robert De Niro, l’enorme Al Capone dipinto da De Palma.

Riuscitosi a liberare De Niro e pronto a vestire il ruolo del boss, Hoskins fu sollevato dalla Paramount ma non senza una buonuscita: ricevette un assegno da 20.000 dollari la cui causale recitava: «Per essere stato un ottimo stand-by». Riguardo il volto di Eliot Ness invece in origine sarebbe dovuto essere Mel Gibson che però, per via delle riprese di Arma letale, dovette rinunciare alla parte. La seconda scelta corrispondeva al nome di Don Johnson. Alla Paramount piaceva, a De Palma piaceva, e piaceva soprattutto allo stilista Giorgio Armani che lo aveva vestito in Miami Vice e che de Gli intoccabili fu il costumista. Arrivò perfino a definirlo come «la mia musa maschile». A causa dei ritmi di riprese serrati della quinta stagione proprio di Miami Vice però fu costretto a rinunciare. Dopo svariati rifiuti (Mickey Rourke, William Hurt ed Harrison Ford) la Paramount giunse a Kevin Costner.

Kevin Costner in un altro momento.

A De Palma a dire il vero non piaceva particolarmente. Avrebbe preferito, anche per ragioni di botteghino, un nome più maturo e rodato. Costner invece era giovane, ancora un po’ acerbo, ma intenso e di talento, che tra Il grande freddo (che potete leggere qui), Fandango e Silverado, non aveva ancora sfondato: Gli intoccabili sarà l’inizio di un’irresistibile ascesa. L’ultima menzione è per il ruolo di Jim Malone per cui De Palma aveva pensato a uno tra James Stewart e Gene Hackman. La spuntò Sean Connery che diede al personaggio fascino e carisma rendendolo, a conti fatti, il cuore e l’anima de Gli intoccabili. Un deuteragonista eccellente la cui sequenza di morte – «E adesso cosa sei disposto a fare?» – oltre a essere un piccolo gioiello di costruzione dello spazio e della suspense, è tra i momenti iconici della Hollywood degli anni Ottanta.

Kevin Costner e Sean Connery in una scena de The Untouchables - Gli intoccabili
Kevin Costner e Sean Connery.

Connery, che come Malone vinse il suo primo (e unico) Oscar come attore non protagonista nel 1988, al tempo della lavorazione de Gli intoccabili si rese protagonista di un aneddoto spassoso che ne inquadra l’insita ironica britannica e il caratteraccio scozzese. Un giorno si presentò sul set con i suoi abiti da golf. Stette tutto il giorno sul prato verde. Arrivò sul set, recitò cinque minuti, per poi tornarsene a casa. Garcia (il volto scenico di George Stone) lo bloccò sbottandogli: «Molto intelligente da parte tua, sei appena tornato dal golf, ti presenti cinque minuti e fai la tua scena, e basta». A cui Connery rispose: «Questo non è mica il mio primo barbecue». L’ennesima grande storia del nostro amato cinema al pari de Gli intoccabili: il film del cuore di tanti, forse non di tutti, ma abbastanza da renderlo memorabile.

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Qui sotto potete vedere il trailer del film:

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