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Dal football ai Goonies: Sloth e la tragica storia vera di John Matuszak

Dal Super Bowl a Hollywood: la vera storia dell’ex campione nascosto dietro la maschera di Sloth

MILANO – Ci sono attori che impiegano una carriera ad inseguire il ruolo giusto, quello che riuscirà a farli diventare immortali. Molte volte quel sogno resta però un obiettivo mancato in una lista di pellicole trascurabili. Poi, invece, c’è chi sullo schermo ci approda per vie traverse, dopo una vita passata a fare altro, e magari finisce per interpretare un personaggio destinato a diventare leggenda. Senza dubbio è proprio questo il caso di John Matuszak, ex giocatore di football e volto – nascosto dietro cinque ore di trucco – di Lotney Fratelli alias Sloth, il gigante buono dai lineamenti deformati protagonista de I Goonies. Diretto nel 1985 da Richard Donner su un soggetto di Steven Spielberg, il film è negli anni diventato un cult assoluto grazie all’avventura della banda dei ragazzi di Goon Docks alla ricerca del tesoro di Willy l’Orbo.

John Matuszak con Mr. T in una puntata di A-Team. Era il 1983.

Ma chi era John Matuszak? Un ragazzino smilzo e gracile, nato nel 1950 a Oak Creek, Wisconsin, bullizzato per il suo aspetto dai compagni di classe. Offese che lo spinsero ad allenarsi fino a trasformare il suo corpo e diventare un giovane muscoloso alto due metri. E con un fisico del genere non stupisce quel primo posto al Draft NFL del 1973 – evento annuale nel quale le squadre della National Football League selezionano i migliori giocatori provenienti dai college – che gli regalò un posto negli Houston Oilers.

Matuszak nella sua trasformazione in Sloth ne I Goonies, 1985.

Una carriera sportiva fatta di successi che lo portò, con la maglia degli Oakland Raiders, a vincere due Super Bowl. Ma The Tooz – così era soprannominato dai tifosi – decise di ritirarsi nel 1981. Come il suo collega O.J. Simpson, anche Matuszak finì per farsi corteggiare da Hollywood, forse il luogo meno adatto per cominciare una nuova vita, vista la sua dipendenza da droghe, medicinali e alcool e il temperamento burrascoso.

Con i Goonies nella scena finale del film.

Una manciata di piccoli ruoli in film (Il cavernicolo, al fianco di Ringo Starr) e serie tv (Hazzard, A-Team) dove era sempre la sua fisicità a emergere. Poi, nel 1985, arriva Sloth, ragazzo ripudiato dalla famiglia per il suo aspetto e incatenato nello scantinato a guardare vecchi film, che troverà libertà (e amicizia) grazie a una barretta di cioccolato Baby Ruth condivisa con il nuovo amico Chuck (Jeff Cohen).

La versione LEGO di Sloth.

Un personaggio memorabile, profondamente spielberghiano, gigante dal cuore buono, assurdo incrocio tra Il gobbo di Notre Dame e The Elephant Man, che sarebbe stato poi celebrato dalla cultura pop in mille modi, dalla versione di LEGO al costume di carnevale, senza dimenticare magliette e gadget riempiti con la sua celebre frase (“Hey you, guys!”) o addirittura fumetti fake con Super Sloth. Nella vita però il lieto fine non arrivò mai: John Matuszak morirà infatti quattro anni dopo l’uscita de I Goonies, il 17 giugno 1989, a soli 38 anni, stroncato da un arresto cardiaco dovuto a un’accidentale overdose di farmaci.

La copertina di un fumetto fake con Super Sloth.

Un’esistenza vissuta in fretta dentro una storia ai limiti dell’assurdo, tra poesia e realtà. Alla fine però non ci fu nulla da fare, e Matuszak dovette infrangere anche la regola numero uno del gruppo di amici di Astoria: «Goonies never say die».

Volete (ri)vedere il cult di Richard Donner? Lo trovate su CHILI: I Goonies.

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