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Man On The Moon | Jim Carrey, Miloš Forman e il lungo addio a Andy Kaufman

Jim & Andy, il metodo, la lavorazione, Taxi, le musiche dei R.E.M. Riscoprire un (grande) film dimenticato

Jim Carrey è Andy Kaufman in Man on the Moon, film di Miloš Forman del 1999
Jim Carrey è Andy Kaufman in Man on the Moon, film di Miloš Forman del 1999

ROMA – Quarant’anni fa, precisamente il 16 maggio 1984, il mondo fu privato del genio comico anticonformista di Andy Kaufman per le conseguenze di un male orribile che si rivelò subito incurabile: Cancro ai polmoni. Eppure, lì per lì, quando la stampa rivelò la scomparsa del comico trentacinquenne, in molti credettero che si trattasse dell’ennesima trovata di Kaufman con cui prendersi gioco della vita e del suo pubblico. D’altronde non poteva essere altrimenti per chi, stanco della fama televisiva derivata dal personaggio che lo rese iconico – il Latka Gravas dell’immortale sit-com Taxi – decise di presentarsi sul palco semplicemente leggendo Il Grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald da cima a fondo. E poi perché, a più riprese, disse che un giorno avrebbe inscenato la sua morte per tornare sugli schermi vent’anni dopo, diventando egli stesso una leggenda metropolitana vivente che vive nella leggenda.

Jim Carrey in una scena di Man on the Moon
Jim Carrey in una scena di Man on the Moon

Quindici anni e un paio di mesi dopo, il 22 dicembre 1999, Universal Pictures distribuì in sala il primo (e unico, finora) biopic sulla vita di Andy Kaufman, vale a dire, Man on The Moon di Miloš Forman. Un biopic fantasioso per ammissione stessa dell’autore che nel sensazionale prologo monocromatico di puro meta-cinema cucito addosso al Kaufman scenico di un pirotecnico Jim Carrey dichiara come: «Tutte le cose più importanti della mia vita sono state cambiate e mescolate per ragioni drammatiche», ma che sa cogliere perfettamente, lo spirito, l’autentica dolcezza e l’ingenua infantilità di un artista vero. Ecco, quel giorno – nonostante la promessa fosse di venti e non di quindici anni – tutti credettero che Andy sarebbe tornato tra i vivi. Non è mai accaduto e forse quel giorno, per quanto ne sappiamo, non è mai arrivato. Del resto gli anni da venti sono velocemente diventati quaranta.

Danny DeVito in un momento di Man on The Moon
Danny DeVito in un momento di Man on The Moon

C’è, però, qualcosa nel e del film di Forman che lasciava intendere il contrario. Tipo il finale, con quell’ultimissimo fotogramma da pelle d’oca – e chi ha visto il film se lo ricorda bene – che è espressione del potere fantastico del cinema e di come l’invenzione filmica di Man on The Moon vorrebbe Andy Kaufman ancora tra noi: vivo, provocatorio come non mai, e vegeto, a costo di dover sopportare quell’esilarante e chiassosa spina nel fianco di Tony Clifton. Un’altra ragione è la scelta di Carrey come interprete. Sarà la cabala, il caso, il fato o in qualunque modo lo vogliate chiamare, ma quante possibilità ci sono che a interpretare Kaufman sia un attore nato esattamente nello stesso giorno tredici anni dopo? Poche. 17 gennaio, per la cronaca, 1949 l’uno, 1962 l’altro. La coincidenza fece talmente rumore che nel 2017 Chris Smith volle farci su un documentario.

Man on The Moon di Miloš Forman fu presentato nelle sale statunitensi il 22 dicembre 1999
Man on The Moon di Miloš Forman fu presentato nelle sale statunitensi il 22 dicembre 1999

Il titolo? Jim & Andy: The Great Beyond – Featuring a Very Special, Contractually Obligated Mention of Tony Clifton. Lo trovate comodamente su Netflix (a differenza di Man on The Moon che è praticamente introvabile in streaming e in copia fisica) e inframezza un inedito dietro le quinte filmato da Lynne Margulies (ex-fidanzata e collaboratrice di Kaufman, nel film è Courtney Love a interpretarla) a Carrey che si confessa a cuore aperto e camera fissa svelando le ragioni del Metodo dietro alla caratterizzazione del Kaufman scenico e i punti in contatto con lui. Entrambi dal talento comico irriverente, entrambi che si smaterializzano dentro le maschere dei personaggi interpretati. «Ogni ruolo è come prendere una vacanza da sé stessi» dice a un certo punto Carrey rivelandovi una scissione caratteriale vera e propria ad ogni atto creativo. Jim esce di scena per lasciare il posto a un Hyde dalle mille forme.

I famigerati conga di Andy Kaufman poi acquistati da Carrey
I famigerati conga di Andy Kaufman poi acquistati da Carrey

Del resto quella di Man of The Moon fu un’autentica sfida per il Carrey-interprete: «Il primo sentore che la famiglia fosse interessata a me a farmi interpretare la storia di Andy era il fatto che possedessi le sue conga. C’è perfino del sangue su di una, una traccia di DNA lasciata dal maestro. Poi ho sentito che Forman non era interessato a me per la parte – era da tempo che non facevo provini – ho dovuto mettere da parte l’ego e prendere il controllo così ho registrato un piccolo nastro per conto mio. Non sei sicuro di farcela finché non ci provi, perciò è stato anche un modo mio di provinare me stesso. Alla fine mi sono detto: si, ce la posso fare!». E ce la fece, ma andò ben oltre le più rosee aspettative: fece rivivere Andy Kaufman nei suoi contorni di carne attraverso l’illusione cinematografica.

L'incontenibile Tony Clifton!
L’incontenibile Tony Clifton!

A conferma di come – e in questo The Truman Show fu profetico – nel drammatico Carrey ha sempre avuto una marcia in più, rimase nella parte per tutta la durata della lavorazione al punto da pretendere di farsi chiamare Andy e non Jim e facendo ammattire chiunque con le sue stranezze. Perché se non era Andy, c’era l’incontenibile Tony Clifton al suo posto. In particolare l’ex-campione di wrestling Jerry Lawler che Carrey (o per meglio dire Kaufman/Carrey) prese di mira. Lo molestò costantemente arrivandogli perfino a sputare in faccia. Cosa a cui Lawler rispose prendendolo per il collo per poi buttarlo a terra. Il risultato? La sberla che gli diede nella sequenza al Late Night with David Letterman fu più per Carrey che non il suo alter-ego scenico! Che poi è una delle tante (belle) ragioni del perché riscoprire venticinque anni dopo Man on The Moon.

Qui sul set con Miloš Forman
Qui sul set con Miloš Forman

Non le sberle di Lawler, intendiamoci, ma il fatto che Forman ripropose filologicamente alcuni momenti topici della vita di Andy Kaufman attraverso i reali protagonisti di quegli eventi. Perché oltre a Lawler e tutta la celebre faida a suon di sganassoni per tenere alto l’onore del wrestling, la narrazione ospita alcuni brevi momenti da Taxi con protagonisti proprio parte del cast: Judd Hirsch, Marilu Henner, Christopher Lloyd e Carol Kane (che in realtà è un falso storico perché nella sit-com arrivò soltanto dopo nda). In teoria anche Danny DeVito – qui straordinario nei panni inediti dell’agente di Kaufman, George Shapiro – la cui presenza sul set della serie avrebbe creato un cortocircuito narrativo degno del miglior Tony Clifton che siamo sicuri che Andy avrebbe apprezzato e non poco.

Nei cinema italiani il film fu poi distribuito il 24 marzo 2000
Nei cinema italiani il film fu poi distribuito il 24 marzo 2000

Infine le musiche, perché se Man on The Moon è in parte finito un po’ nel dimenticatoio, lo stesso non può dirsi per la colonna sonora dei R.E.M. che per l’occasione sfornarono due singoli divenuti poi leggendari. Uno è The Great Beyond (qui) in cui Carrey sarebbe dovuto comparire come Andy nel videoclip e a cui disse di no perché voleva andare oltre tutta la complessa lavorazione, l’altro è il brano omonimo. Quel Man on The Moon per cui Michael Stipe scrisse il testo indipendentemente dalle sonorità e che nel suo fittizio dialogo con Andy Kaufman intreccia ricordi legati alla sua carriera a cospirazioni sull’allunaggio dell’Apollo 11. E tanto basta per dirvi oggi: riscopritelo, cercatelo, un Forman minore nella forma ma grandissimo nella portata. Da vedere a ogni costo.

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