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Mamma ho perso l’aereo | Chris Columbus, Elvis e quando Macauley Culkin divenne grande

John Hughes, John Candy, la famiglia e la Polonia. E quell’incredibile apparizione di Elvis. O no?

mamma ho perso l'aereo
Macaulay Culkin tra i ladri Daniel Stern e Joe Pesci...

ROMA – «Una commedia per la famiglia, senza la famiglia». È con questa tagline che Mamma ho perso l’aereo di Chris Columbus si presentò al mondo, a Chicago il 10 novembre 1990. Il risultato? Primo incasso al box-office settimanale per oltre quattro mesi, superando la concorrenza di autentici colossi commerciali del tempo come A letto con il nemico e Ghost – Fantasma. Concluse la corsa al botteghino con uno score di 476 milioni e mezzo di dollari in tutto il mondo (di cui almeno 285 dal solo mercato statunitense) che lo resero, non soltanto il più grande incasso natalizio della storia del cinema (poi battuto da Il Grinch del 2018), ma anche – prima dell’avvento dei cinecomic blockbuster – il terzo miglior incasso di sempre dopo E.T. – L’extra-terrestre (di cui potete leggere un altro Longform qui) e Star Wars (e qui).

«Una commedia per la famiglia, senza la famiglia»

Insomma, non un’opera da poco Mamma ho perso l’aereo, perfino parodiata da Snoop Dogg nel videoclip di Gin and Juice del 1994 e se a parodiarti è un’icona come Snoop Dogg vuol dire che nell’immaginario collettivo ci sei entrato da un portone d’ingresso dorato! Insomma, un instant-classic natalizio come davvero pochi altri nella storia del cinema. In particolare in Polonia dove – pensate – rappresenta il film per eccellenza della Vigilia: il corrispettivo del nostro Una poltrona per due per intenderci (di cui potete leggere qui). Il motivo? Assieme a Die Hard (di cui potete leggere qui il nostro speciale su Storie) fu uno dei primissimi film occidentali ad essere distribuito in territorio polacco dalla fine del regime comunista. Lì è stato rinominato Kevin sam w domu/Kevin è a casa da solo. Più che una tradizione, un atto politico. Ma facciamo un passo indietro.

Daniel Stern e Joe Pesci ci credevano talmente poco da essere sempre in overacting.

L’idea per Mamma ho perso l’aereo venne al produttore e sceneggiatore John Hughes in modo insolito: mentre si preparava per andare in vacanza. «Stavo andando in vacanza e stavo facendo un elenco di tutto ciò che volevo dimenticare» – spiegò in un’intervista – «Ho pensato: beh è meglio che non dimentichi i miei figli. E poi ho pensato: e se per caso lasciassi a casa mio figlio di dieci anni? Cosa farebbe?». Così scrisse di getto otto pagine di note che presto si trasformarono in uno script fatto e finito. Propose poi il progetto alla Warner Bros che per il film preventivò un budget di poco più di 10 milioni di dollari. Fu una promessa di Hughes alla Warner, ma vana. La cifra proposta infatti era nettamente inferiore alla maggior parte dei lungometraggi dell’epoca.

Catherine O'Hara è Kate McCallister in una scena de Mamma ho perso l'aereo
«Kevin!»

Preoccupato che la Warner non potesse superare la cifra, Hughes incontrò segretamente la 20th Century Fox come svelato dall’executive Scott Rosenfelt: «Sì, una copia dello script ci fu consegnata clandestinamente». Aggirando così le restrizioni legali che avrebbero altrimenti impedito loro di leggerne il contenuto. Parallelamente, con Mamma ho perso l’aereo entrato in pre-produzione con la Warner, fu chiaro come fossero necessari non meno di 15 milioni di dollari (14 milioni e settecentomila secondo le stime) per dare il via alla lavorazione. A quel punto, in una riunione a porte chiuse, la Warner chiese a Hughes di abbassare il budget di 1 milione e duecentomila dollari: «Impossibile. Non possiamo scendere più di così». Fu inutile. L’indomani mattina la Warner interruppe la produzione. Il progettò passò così nelle mani della Fox che, fiutandone l’affare, preventivò un budget di 18 milioni di dollari.

Kieran Culkin è il cugino Fuller. Quasi trent’anni dopo farà le fortune di Succession

A quel punto si trattò di scegliere la giusta mano registica che potesse dare forma filmica allo script di Mamma ho perso l’aereo. Il primo nome nella lista di Hughes era Patrick Read Johnson che purtroppo, complice la contemporanea lavorazione di Space Invaders – l’esordio registico – dovette rispedire l’offerta al mittente. La palla passò così a Chris Columbus che, dopo l’abbandono in corsa della regia di Un natale esplosivo (scritto dallo stesso Hughes) a seguito di continui contrasti sul set con la stella della saga Chevy Chase («Mi trattò come fossi spazzatura» dirà poi Columbus) in favore del più modesto Jeremiah S. Chechik, vide in Mamma ho perso l’aereo la giusta occasione di riscatto. Hughes gli propose di scegliere tra due script: questo e Reach the Rock. Scelse il primo. L’altro vedrà la luce soltanto nel 1998 per la regia di Bill Ryan.

Roberts Scott Blossom è il Vecchio Marley in una scena de Mamma ho perso l'aereo
Roberts Scott Blossom è il Vecchio Marley

Il motivo? Trovava più divertente Mamma ho perso l’aereo e non solo per la tematica natalizia di fondo, ma anche per l’espediente narrativo alla base del racconto. Arriverà a definirlo: «Uno dei migliori script che abbia letto in tutta la mia vita». L’idea che un ragazzino potesse affrontare da solo una coppia di ladri era anche la sua più grande paura quando aveva l’età di Kevin McCallister. Una scelta taumaturgica quindi. E ci mise del suo nello script. Fu lui infatti ad introdurre il personaggio del vecchio Marley (Roberts Scott Blossom) così da dare uno spessore in più al secondo atto e, al contempo, rendere più emozionante e dolce il climax. Per la scelta del protagonista fu tutto più difficile. Hughes non aveva dubbi: dopo aver lavorato con Macaulay Culkin nel precedente Io e zio Buck (altro film da ercuperare) sapeva benissimo essere lui il piccolo Kevin.

Macauley Culkin è Kevin McCallister in una scena de Mamma ho perso l'aereo
Macauley Culkin è Kevin McCallister

Era perfetto, o per meglio dire: divertente, spontaneo, dai tempi comici perfetti, eccezionale nelle rotture di quarta parete e dalla mimica dolce e spiritosa. C’era un problema però. Proprio per via di Io e Zio Buck, Hughes temeva che il casting di Culkin avrebbe creato malumore nell’industria hollywoodiana, come se volesse spingerne l’ascesa. Indisse così dei provini. Centinaia di migliaia di ragazzi furono intervistati ma nessuno sembrava essere all’altezza di Culkin. Nessuno, tranne un giovanissimo John Mulaney che, non fosse stato per il veto dei genitori, avrebbe avuto ottime chance di essere il protagonista di Mamma ho perso l’aereo. A tagliare la testa al toro ci pensò Columbus che – dopo alcune iniziali ritrosie – decise di incontrare Culkin a New York assumendosi la responsabilità del casting. L’intesa scattò all’istante.

Il film-nel-film di Mamma ho perso l'aereo: Angels with Filthy Souls
Il film-nel-film di Mamma ho perso l’aereo: Angels with Filthy Souls

Cucendo assieme tutti i più bizzarri momenti che un bambino può vivere in una casa, da solo, con la propria famiglia dall’altra parte del mondo – e via quindi di riviste sconce, petardi in giardino, disastri in cucina, prove di tiro a segno con il fucile a pallini del fratello più grande, Buzz (Devin Ratray), film per grandi proibiti ai più piccoli (Angels with Filthy Souls) maccheroni al formaggio al microonde, slittino sulle scale, gelato in quantità industriali – Hughes diede vita ad una favola natalizia di ricongiunzione familiare, risate, sopravvivenza e autentico assedio domestico che è puro, indelebile e grandissimo cinema. Perché è proprio di questo che parliamo quando parliamo di Mamma ho perso l’aereo, di qualcosa alle soglie della leggenda filmica incisa su pellicola con l’aggiunta di una colonna sonora fenomenale di John Williams (sempre lui).

Macauley Culkin era già grandissimo

Il resto lo fece l’istinto di Columbus che, in funzione dell’evoluzione narrativa di Kevin, scelse di inquadrarlo secondo alcune delle regole base della regia: prima, dall’alto verso il basso, poi – lungo il dispiego dell’intreccio – dal basso verso l’alto, come a denotarne la crescita nella propria consapevolezza. Non si può non parlare di Mamma ho perso l’aereo però senza menzionare la coppia di ladri Harry Lime – proprio come il personaggio di Orson Welles ne Il terzo uomo di Carol Reed – e Marv Merchants, ovvero, Joe Pesci e Daniel Stern che, a dire il vero, si approcciarono con molta leggerezza alla lavorazione. Credevano poco nel successo di Mamma ho perso l’aereo per cui puntarono volutamente sull’overacting. Il risultato? Pesci, abituato ad aggiungere parolacce alle battute, fece lo stesso dimenticandosi del fatto che fosse un film per famiglie.

Joe Pesci è Harry Lime in una scena de Mamma ho perso l'aereo
Joe Pesci è Harry Lime

La cosa fece ridere tantissimo Columbus (lo scelse personalmente: era uno dei suoi grandi miti) che, a più riprese, si trovò costretto a fermare Pesci nei suoi turpiloqui chiedendogli di dire la parola fridge anziché la (più che) censurabile fu*k. Manco a dirlo Pesci rimase colpito dalla credibile intensità di Culkin. Per preservarla – quasi facendogli credere che fosse davvero un cattivo – scelse di evitarlo sul set. Con Stern invece le cose andarono diversamente. Prima e unica scelta per il ruolo di Marv, a pochi giorni dall’inizio della lavorazione di Mamma ho perso l’aereo gli fu comunicato che le riprese si sarebbero allungate di due settimane (otto anziché le sei previste dal contratto). In assenza di un compenso adeguato, abbandonò il progetto. Al suo posto Daniel Roebuck che però, a detta di Columbus, non riusciva a relazionarsi con Pesci alla maniera di Stern.

Daniel Stern è Marv Merchants in una scena de Mamma ho perso l'aereo
Daniel Stern è Marv Merchants

Richiamato così Stern, fu infine accontentato sull’ingaggio, tutto pur di preservare la buona resa scenica della coppia: fecero benissimo! Hillary Wolf invece, l’interprete della sorella più grande di Kevin, Meagan, dopo l’esperienza di Mamma ho perso l’aereo e sequel (Mamma ho riperso l’aereo: Mi sono smarrito a New York) abbandonò del tutto la recitazione per dedicarsi a ben altro: membro della squadra olimpica statunitense di Judo. Chi invece fu più che felice di prendere parte al film fu John Candy che, per il cameo in amicizia fu pagato appena 414 dollari per un giorno di lavoro e solo per fare un favore a Hughes dopo i precedenti di Un biglietto in due e Io e Zio Buck. Così improvvisò ogni linea dialogica tra cui l’oramai celeberrima: «Polka-polka-polka!».

Il cameo di John Candy e quello ancora più curioso del presunto Elvis

Un’ultima curiosità. Il retaggio di Mamma ho perso l’aereo – che oggi trovate in streaming su Disney e su CHILI – si è arricchito negli anni di una leggenda metropolitana che ha dell’incredibile. A detta di alcuni, nella scena in cui Kate McCallister (Catherine O’Hara) sta urlando all’impiegato del desk dell’aeroporto – poco prima che entri Candy in scena in buona sostanza –, l’uomo dalla barba folta in piedi sullo sfondo dell’immagine sarebbe nientemeno che Elvis. La diceria sarebbe supportata dal fatto che l’età dell’uomo, sui cinquantacinque, coinciderebbe con quella che avrebbe avuto Elvis nel 1990. Nel 2018, infine, la rivelazione. Alcuni giornalisti investigativi riuscirono ad identificare la comparsa come Gary Richard Grott, morto per un arresto cardiaco due anni prima, un fido collaboratore di Columbus. Niente Elvis purtroppo! Un’altra grande – e invisibile – storia del nostro amato cinema.

  • OPINIONI | Perché rivedere (ancora) a Natale Mamma ho perso l’aereo
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  • STORIE | Macauley Culkin e l’infinita maledizione de Mamma ho perso l’aereo

Qui sotto potete vedere il trailer del film:

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