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Bentornato a casa Kevin | Perché rivedere (ancora) Mamma Ho Perso l’Aereo a Natale

Un classico per eccellenza? Sì, ma anche una riflessione sulla solitudine, soprattutto nelle feste

Mamma ho perso l'aereo
Macaulay Culkin con Joe Pesci e Daniel Stern in Mamma, ho perso l'aereo. In Italia uscì nel gennaio 1991 (!).

ROMA – Ci sono film che vanno oltre il giudizio, titoli impossibili da non amare; quelli che, pure se recitati a memoria, sono sempre una scoperta. Anche alla milionesima visione. Perché capaci di riportare indietro i ricordi, in un tempo in cui tutto sembrava un po’ più bello e nuovo. Dunque, non è un caso che a Natale la visione per eccellenza rimanga un grande classico Anni Novanta: Mamma ho perso l’aereo. La storia, la conosciamo tutti: il piccolo Kevin dimenticato a casa il ventidue dicembre, due ladri appostati fuori casa, tutta la famiglia a Parigi per le vacanze. Una riga di trama, firmata John Hughes, con la regia di Chris Columbus, eccellenze in fatto di family movies, di cui oggi sentiamo un’incredibile mancanza.

Home Alone
Mamma Ho Perso l’Aereo, 1990.

Ed è chiaro il motivo perché la saga di Home Alone sia così radicata nell’immaginario degli spettatori: tutti, qualche volta, ci siamo sentiti come Kevin alias Macaulay Culkin (o viceversa) durante le festività. Elettrizzati prima, spaventati dopo. La casa è grande, il tempo scorre, un altro anno sta passando e sì, come Kevin e il suo piatto di mac cheese, ci sentiamo soli, nonostante il mondo attorno. Del resto, Natale amplifica le emozioni, le trasforma nel loro opposto. La gioia diventa malinconia, i sogni diventano utopie, il senso di famiglia diventa talmente grande che sembra ingombrante, e così si finisce a sentirsi soli mentre si aspetta un Babbo Natale che non vuole arrivare.

Home-Alone1
Macaulay Culkin alias Kevin McCallister e il ladro Joe Pesci fuori la finestra.

Mamma ho perso l’aereo oggi ha (ancora) il cuore grande delle commedie riuscite: diverte, è instancabile, perfetto nei tempi, è il cult obbligatorio da (ri)vedere a Natale. Eppure, il film non tralascia aspetti più profondi, affrontati con semplicità: il senso di inclusione e di accettazione, le apparenze che ingannano e il Natale visto dal punto di vista di chi si ritrova a fare i conti con un passato che gli ha sbattuto la porta in faccia. Non è un caso che la figura del vecchio vicino di casa, Marley (Marley, citazione dal Canto di Natale di Dickens?), sia l’esempio perfetto di come Columbus & Hughes intendano le Feste. Niente regali, nessun cenone, figuriamoci le luci. Il Natale, ci dice Home Alone, è innanzitutto la speranza di ritrovare quegli abbracci che mancano da tanto, troppo tempo. E mancheranno soprattutto quest’anno.

Home-Alone1
Marley, l’anziano vicino di casa, e Kevin, in una scena di Home Alone.

E solo adesso forse ci accorgiamo che noi, assieme a Macaulay Culkin, siamo cresciuti, ed è impossibile non accennare un sorriso rivedendolo (nel meraviglioso spot di Google Assistant di due anni fa) in quella villetta di Chicago, a saltare sul letto e sostituire il cartonato di Michael Jordan con quello di Kevin Durant. Bentornato a casa piccolo grande Kevin McCallister. E grazie di farci sentire, ogni Natale da trentuno anni e da quel lontanissimo 1990, un po’ meno soli.

 

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