MILANO – Un giovane diavolo dal ciuffo biondo irrompe nell’America bigotta e perbenista degli anni Cinquanta, illuminato dal fuoco del rhytm’n’blues e trascinato dal furore del rockabilly. Sognando Elvis, punta addirittura a scalzargli la corona. Ma no, perché quella di Jerry Lee Lewis non è la storia zuccherosa di un American Dream che diventa realtà, bensì quella di un irrefrenabile talento che trova davanti a sé un ostacolo troppo grande per ottenere l’approvazione mediatica e raggiungere la vetta. Osceno, oltraggioso, trasgressivo, Jerry è uno dei primi veri idoli pop: adorato dalle ragazzine, contraccambia con baldanza e senza titubanza la passione per il gentil sesso.
Reduce da due matrimoni fallimentari, si innamora della graziosa tredicenne Myra Gale Brown, pazza di lui: si sposeranno di nascosto, ma in Inghilterra lo scandalo comincerà a prendere piede, diffondendosi anche negli Stati Uniti, dove il numero delle vendite dei suoi dischi diminuirà considerevolmente, e Jerry dovrà abbandonare così il sogno di spodestare Elvis. C’è qualcosa che però non si può tenere a freno e non è possibile censurare per sempre: si chiama musica, perché quelle canzoni hanno il merito di resistere ancora e di essere omaggiate, coverizzate, celebrate, dimostrandosi granitiche nonostante gli scandali, le mode, il passare degli anni.
E oggi Great Balls of Fire! – Vampate di fuoco di Jim McBride continua a essere un biopic frizzante e anticonformista, che racconta un personaggio controverso e inaffidabile, un peccatore dichiarato e mai redento, ma soprattutto un talento che ha obbligato una generazione di musicisti a far ballare le signore per non essere esclusi dai giochi: guardate Jerry e chiedetevi perché bellezza, talento e successo spesso scelgono la cattiva compagnia dell’autodistruzione. Dopotutto, questa è la storia maledetta del rock e delle sue icone senza futuro, delle quali Jerry è uno dei più importanti precursori.
Suona e corre Jerry Lee Lewis, infiamma la sala da ballo e se ne frega delle polemiche, disposto a pagare il prezzo salato del declino e della bruciante sconfitta: “se devo andare all’inferno, ci andrò suonando il mio pianoforte”. Un po’ sottovalutato (anzi, molto) alla sua uscita, nel 1989, il film è inoltre una spettacolare esibizione interpretativa di un travolgente Dennis Quaid e uno dei primi ruoli di Winona Ryder, seducente vergine angelica e tentatrice: due grandi attori che hanno conosciuto la gloria e poi l’hanno perduta, tra arresti, tradimenti e dipendenze. Ma forse, proprio grazie a Great Balls of Fire, sanno bene che se vogliono ballare ancora devono provare a rimanere in piedi fino alla fine.
Qui le altre puntate di Rock Corn:
- RockCorn #1: Velvet Goldmine e il suono di Bowie
- RockCorn #2: Ian Curtis e la poesia di Control
- RockCorn #3: Last Days, tra Michael Pitt e Kurt
- RockCorn #4: C’era una volta il punk: Sid & Nancy
- RockCorn #5: I Love Radio Rock e una rivoluzione
- RockCorn#6: L’onda di School of Rock
- RockCorn#7: John Lee Hooker e quel giorno con Belushi
- RockCorn#8: Il rock e il futuro: L’ordine naturale dei sogni
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