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L’Odore della Notte | Claudio Caligari, Valerio Mastandrea e i venticinque anni di un cult

Giorgio Tirabassi e Marco Giallini, i polar di Melville, la Mostra del 1998. Storia di un anniversario

L'odore della notte
Claudio Caligari e Valerio Mastandrea sul set de L'odore della notte.

ROMA – In principio di tutto fu Amore tossico. Trattato socio-antropologico in forma filmica tra il tragico e lo scanzonato del 1983 sull’insediamento dell’eroina nelle borgate pasoliniane raccontato attraverso le vicissitudini di un gruppo di amici tossicodipendenti. Scritto a due mani con il sociologo Guido Blumir e nato dalla più semplice delle domande esistenziali: «Perché mai tanta gente si faceva? La risposta la trovavo in un fatto altrettanto semplice: perché è piacevole!». Quel film – intriso di frammenti poetici di un redivivo neorealismo – valse al suo autore, Claudio Caligari, il Premio Vittorio De Sica per la miglior opera prima a Venezia 40. Poi fu il silenzio, interrotto soltanto quindici anni dopo da L’odore della notte del 1998, il suo secondo e più completo e unitario film, un capolavoro che segnò per sempre l’immaginario collettivo di nuovo al cinema (restaurato) dal 20 novembre per Minerva Pictures e Cat People.

L'odore della notte di Claudio Caligari fu presentato fuori concorso il 7 settembre 1998 a Venezia 55
L’odore della notte  fu presentato fuori concorso il 7 settembre 1998 a Venezia

Ma ci arriveremo, perché quello di Caligari fu un silenzio rumoroso in realtà, in cui non smise di ideare, lavorare, produrre, come un moto perpetuo: «Perdi due-tre anni su un’idea, non riesci a farla. Prendi un’altra idea, ci stai due-tre anni. Non riesci nemmeno a realizzare quella, e così via. È così che passano quindici anni». Escluso L’odore della notte diede forma a sei soggetti in quel quinquennio: Effetto Elisa, La grande illusione del numero due, La ballata degli angeli assassini, Ladro d’amore, Sottoroma, Dio non c’è alla Sanità. Tutti compressi tra il 1984 e il 1991, tutti dai titoli taglienti e dai toni ancora più sferzanti, forti e incisivi. Non era di certo uno che si accontentava Caligari, cresciuto a pane, cinema moderno americano e Neorealismo, finché sul mondo non si affacciò la Nouvelle Vague.

Valerio Mastandrea in un momento de L'odore della notte
Valerio Mastandrea in un momento de L’odore della notte

«Da bambino mi capitava di andare a vedere insieme a mio padre film come Prima linea di Robert Aldrich, L’uomo senza paura di King Vidor o Roma città aperta di Roberto Rossellini. Poi, avevo più o meno vent’anni, sono stato rapito dalla Nouvelle Vague e dal clima politico di subbuglio che sentivo aleggiare. Il cinema di quel periodo era un cinema contro ed allora mi sono detto: Ma perché non posso farlo anch’io?». E così fece cinema Caligari, cinema costruito attraverso idee semplici, mezzi leggeri e tanto entusiasmo. Come lo fu per L’odore della notte. Un neo-noir ambientato tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta liberamente ispirato al romanzo Le notti di Arancia Meccanica di Dido Sacchettoni sulla famigerata Banda dell’Arancia Meccanica, attiva tra il 1979 e il 1983 nella Capitale.

Nei cinema italiani L'odore della notte fu distribuito da Filmauro e Minerva Pictures l'11 settembre 1998
Nei cinema L’odore della notte fu distribuito da Filmauro e Minerva l’11 settembre 1998

A capo della banda, Agostino Panetta, un ex-poliziotto. Con lui, Giuseppe Leoncavallo e Maurizio Verbena. Il soprannome fu dato loro dagli inquirenti per la modalità delle rapine: pestaggi, violenze, stupri. Oltre settecento i casi riconducibili all’agire della Banda dell’Arancia Meccanica. Tutti compiuti nei quartieri alti di Roma, il loro territorio di caccia. Caligari fece sue le gesta della banda declinandole ne L’odore della notte, neo-noir freddo, sporco, violento, marcio fino all’osso, che unisce a rapine dalle coreografie forsennate dalle immagini fluide, ritmate, in continuo movimento, l’umanità deviante delle periferie di Amore tossico dilaniata tra lo “svortare” e la necessità di una vita ordinaria. Elementi amalgamati da Caligari attraverso la voce narrante distaccata e monocorde del poliziotto corrotto e anarcoide Remo Guerra di cui si serve per raccontare la solitudine del rapinatore.

Valerio Mastandrea e Giorgio Tirabassi in una scena del film
Mastandrea e Giorgio Tirabassi in una scena del film

«Per quanto riguarda Guerra devo dire che ha qualcosa soprattutto di personaggi solitari come Alain Delon e Jean-Paul Belmondo», disse poi, ed è evidente, perché è quello il dichiarato riferimento di Caligari per L’odore della notte. Più che Taxi Driver e Travis Bickle – riecheggiati dal regista in citazioni esplicative in costruzione d’immagine e azioni – è il cinema polar francese di Jean-Pierre Melville tra Lo spione, Lo sciacallo e Frank Costello Faccia d’angelo la principale base semantica al centro della comprensione e della suggestione di L’odore della notte. Del cinema di Melville Caligari riprende il ritmo cadenzato, il sapore della scena, ma soprattutto gli odori. François Truffaut riteneva che sia i luoghi che le situazioni generate da Melville fossero una vera e propria esperienza sensoriale e fisica. Da qui forse l’esplicativo titolo scelto da Caligari.

L'odore della notte fu realizzato quindici anni dopo l'opera prima di Caligari: Amore Tossico
Il film fu realizzato quindici anni dopo l’opera prima di Caligari: Amore Tossico

L’odore della notte evoca(va) polvere da sparo, asfalto rovente e mani sporche di sangue, un sapore acre che scende giù, dritto in gola, per poi entrare nelle viscere. Manco a dirlo, un’autentica mosca bianca del cinema italiano, più vicino nel respiro a Diario di un ladro di Robert Bresson che non alle contemporanee produzioni della sua epoca di riferimento. Un’opera, che nel rievocare lo spirito dei poliziotteschi degli anni Settanta in chiave postmoderna, è memoria e lezione storica di un cinema italiano che osa e sa correre rischi. Non a caso, oggi più di ieri venticinque anni dopo (- a pellicola fu distribuita in sala l’11 settembre 1998 da Filmauro e Minerva – è evidente l’influenza di L’odore della notte anche in pellicole recenti come L’ultima notte di Amore e Come pecore in mezzo ai lupi.

Valerio Mastandrea e Marco Giallini in una scena di L'odore della notte
Mastandrea e Marco Giallini in posa in una scena del film.

Entrambe espressioni tangibili di un nuovo corso del cinema italiano di genere. Di veramente italiano in L’odore della notte però c’è il cast con Marco Giallini, Giorgio Tirabassi e – soprattutto – Valerio Mastandrea che di lì in avanti vedranno le proprie carriere mutare drasticamente. Una scelta, quella di Mastandrea come protagonista di un poliziottesco, ritenuta da Caligari un rischio calcolato: «All’epoca era una scelta azzardata perché si sarebbe trattato della sua prima performance drammatica. La sua fisionomia, quel viso scavato e quell’aria proletaria giocò a suo favore. Ho sempre apprezzato il suo istinto e la sua onestà intellettuale, doti che gli consentirono di capire subito il personaggio e di metterci l’anima per portarlo in scena. Con Valerio, ricordo anche Tirabassi, autore di una prova davvero riuscita, Marco Giallini ed Emanuel Bevilacqua».

L'odore della notte: tra Taxi Driver e i polar di Jean-Pierre Melville, il progenitore di Come pecore in mezzo ai lupi e L'ultima notte di Amore
L’odore della notte: tra Taxi Driver e i polar di Jean-Pierre Melville.

L’incontro con Mastandrea cambiò anche la vita di Caligari. Senza il suo ruolo di produttore delegato che permise la sinergia produttiva di Kimerafilm, Rai Cinema e Taodue – arrivando perfino a chiedere il supporto di Martin Scorsese in una lettera aperta pubblicata su Il Messaggero il 3 ottobre 2014 – probabilmente Non essere Cattivo non sarebbe mai stato avvolto dal buio della sala. Un film importante, prezioso, sequel spirituale e punto di chiusura di Amore tossico che – proprio come fece L’odore della notte prima – cambiò per sempre le carriere dei suoi interpreti: Luca Marinelli, Alessandro Borghi e Silvia D’Amico. Questo è molto altro è stato Caligari, generatore automatico straordinario di talenti e di indimenticabili pagine di cinema.

  • DOCCORN | Se c’è un’aldilà sono fottuto, celebrare il genio di Caligari
  • INTERVISTE | Detto Mariano e la colonna sonora di Amore Tossico
  • LONGFORM | Arancia Meccanica cinquant’anni dopo

Qui sotto potete vedere il trailer del film: 

 

 

 

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