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I segreti dei Soprano | La donna che trasformò James Gandolfini in Tony Soprano

I segreti, il metodo, lo stile: abbiamo incontrato a New York Susan Aston, la coach dell’attore

James Gandolfini con, da sinistra, Tony Sirico, Little Steven e Michael Imperioli ne I Soprano.

NEW YORK – Tony Soprano era un personaggio di finzione? Ovviamente sì, ed è anche stata una delle figure più rilevanti della televisione degli ultimi cinquant’anni. Eppure allo stesso tempo la risposta è un’altra: no, perché Tony era anche James e Soprano era anche Gandolfini. L’attore, scomparso nel 2013, ha incarnato nel corso di sei stagioni della serie HBO dal 1999 al 2007 i vizi (molti) e le virtù (poche) del gangster ispirato alla figura di Vincent Palermo. Ma dietro quella performance ai limiti del credibile di Gandolfini c’era un segreto: Susan Aston, insegnante di recitazione a cui I Soprano deve molto. «Susan? Fa parte del mondo dei I Soprano come me. Siamo 50/50», spiegò Gandolfini in una storica apparizione al programma Inside The Actors Studio. Era il 2004. «Susan mi da delle dritte che mi hanno fatto intuire cose a cui mai avrei pensato».

Un divertente scatto di Susan Aston con James Gandolfini.

E oggi la Aston, ora direttrice dell’Actors Studio Drama School MFA alla Pace University, mostra con orgoglio a Hot Corn le parole dell’attore sul suo sito, ricordando e celebrando la prima puntata di una serie che ha riscritto le regole della serialità. Quando Gandolfini ha accettato il ruolo del boss in analisi, anche la sua amica di lunga data fece lo stesso e dal primo giorno di riprese, tra il New Jersey e i teatri di posa dei Silvercup Studios nel Queen, è stata dalla parte di Gandolfini, contribuendo a garantire che il personaggio di Tony prendesse gradualmente vita.

Tony Soprano nello studio della sua terapista in una scena de I Soprano.

«James e io abbiamo lavorato insieme su ogni singolo episodio», ci confida la Aston. «Ci conoscevamo da molto tempo: alla fine degli anni Ottanta abbiamo iniziato insieme come attori, esibendoci in coppia in molti spettacoli negli scantinati dell’East e West Village per arrivare, sempre insieme, a Broadway con Un tram che si chiama desiderio». Susan ricorda ancora il giorno in cui arrivò la telefonata dell’amico che le chiedeva di salire a bordo di quell’immensa macchina produttiva targata HBO che avrebbe cambiato tutto: «Quanto tempo, quanti anni. Abbiamo lavorato davvero molto, parlando sempre la stessa lingua…».

Susan Aston e James Gandolfini sul set de I Soprano.

Eppure inizialmente Gandolfini, rivela la Aston, era intimorito dall’idea di avere un personal coach, fino a quando, durante la seconda stagione, ha deciso di farsi dare un feedback in tempo reale sul set, di fronte al resto del cast. Ma in cosa consisteva la magia di Susan Aston? Revisioni di sceneggiature, alcune delle quali duravano fino a cinque ore, ogni mattina e ogni sera durante tutti i giorni di ripresa. Il suo obiettivo? Trovare punti e momenti all’interno del testo in cui Gandolfini avrebbe potuto rendere ancora più personale e intima la sua interpretazione di Tony Soprano.

James Gandolfini alias Tony Soprano a bordo piscina. Notare la posizione delle braccia.

«Penso che le persone siano sempre state attratte dal fatto che James fisicamente fosse un uomo molto imponente che mostrava, però, anche un lato molto tenero», spiega Susan, «e credo che sia questo proprio quello che gli sceneggiatori abbiano preso da James stesso, includendo la sua vulnerabilità nella scrittura». Così Susan e Gandolfini, dopo aver analizzato il copione arricchendolo di note, provavano le scene nel suo appartamento o nella roulotte allestita sul set alla ricerca di scene che avrebbero permesso di far affiorare emozioni più intime. «La verità? C’era così tanta brutalità ne I Soprano che senza quell’emotività sarebbe stata solo un’altra serie sulla mafia. Ma le vicende personali del gangster in terapia nate dalla mente geniale di David Chase hanno fatto la differenza…».

Ancora la Aston con Gandolfini.

Con un ruolo cruciale per la riuscita dello show, l’acting coach ha raccontato pubblicamente del suo rapporto con l’amico in James Gandolfini: The Real Life of the Man Who Made Tony Soprano di Dan Bischoff. In particolare, in quelle pagine la Aston ha anche ricordato le parole durante i funerali dell’attore nel giugno del 2013. «Molto è stato detto sul lavoro di James. Era un maestro. Come sua amica e collaboratrice per oltre 25 anni, posso attestarlo. Ha lavorato sodo. Era disciplinato. Ha studiato i suoi ruoli e ha fatto sempre i compiti a casa. Ha usato la sua brillante mente per fare le domande necessarie per portare a perfezione in ogni scena…». E il rimpianto rimane ancora enorme…

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Qui la celebre sigla con Woke Up This Morning degli Alabama 3:

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