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Come Pecore In Mezzo Ai Lupi | Isabella Ragonese, Andrea Arcangeli e quel thriller…

Ragonese. Arcangeli. Ragno. Una grande regia. Perché non dovreste perdere il film di Lyda Patitucci

Come Pecore In Mezzo Ai Lupi
Andrea Arcangeli e Isabella Ragonese nel poster di Come Pecore In Mezzo Ai Lupi.

MILANO – Anno dopo anno con la sua Groenlandia, Matteo Rovere (e Sidney Sibilia, anche lui tra i fondatori della casa di produzione) sta delineando ormai un nuovo modo di fare cinema in Italia con film e narrazioni sempre più diverse ma accomunate da una volontà (ben) precisa: quella di osare. Osare, si sa, non è sempre stata un’azione scontata del cinema nostrano (anzi, si è sempre pensato a tenere la posizione) e se pensiamo a quello che hanno fatto dal 2014 Rovere e soci sarebbe stato difficile immaginare un cinema italiano del genere (e di genere) anni fa. Ancora più difficile pensare poi che sarebbe arrivata anche una – necessaria – divisione del gruppo Groenlandia: la Lynn, oggi dedicata interamente alle produzioni di progetti a regia femminile, sia di giovani autrici che di registe affermate.

Come pecore in mezzo ai lupi
Andrea Arcangeli e Isabella Ragonese in Come pecore in mezzo ai lupi.

Una premessa d’obbligo per dire che senza nessuno di questi sforzi avremmo avuto oggi Come pecore in mezzo ai lupi, opera prima firmata da Lyda Patitucci ora al cinema per la sceneggiatura di Filippo Gravino e con dentro tre attori come Isabella Ragonese, Andrea Arcangeli e Tommaso Ragno che spesso cambiano completamente livello alla pellicola. Un crime thriller da manuale: Vera (Ragonese) è un’agente sotto copertura della Polizia, infiltrata in una banda internazionale di rapinatori, che un giorno scopre che uno di loro è suo fratello Bruno (Arcangeli), con cui ha rotto i rapporti da tempo. Bruno è appena uscito di prigione, non ha un soldo e vuole partecipare al colpo per ricominciare insieme a sua figlia Marta. Dopo anni, Vera e Bruno si ritrovano uno di fronte all’altra, in ruoli opposti e obbligati a mantenere il segreto che li lega.

Come pecore in mezzo ai lupi
Isabella Ragonese nel ruolo di Vera in una scena del film.

Come per L’ultima notte di Amore (vicini per temi), anche il film della Patitucci è molto consapevole del genere in cui naviga e non ha nulla da invidiare al film di Di Stefano: la camera, nelle mani della regista, regala riprese ispirate, divertite; vogliose di regalare nuove visioni (e attenzione alla colonna sonora di una compositrice che noi di Hot Corn seguiamo da anni, Ginevra Nervi). Non c’è da sorprendersi dato che negli anni, come regista di seconda unità, la Patitucci ha regalato alcune tra le sequenze action più memorabili del nostro cinema da Veloce come il vento a Il Primo Re, diretti tra l’altro proprio da Matteo Rovere. Lo stesso Rovere non usa mezzi termini quando la definisce “la Kathryn Bigelow italiana”, e visto di cosa è capace non stentiamo a crederlo.

Come pecore in mezzo ai lupi
Bruno e Vera, due fratelli, due modi di vivere opposti.

Così la storia di Come pecore in mezzo ai lupi parla soprattutto per immagini. È un film d’azione non tanto per quello che succede (l’azione vera e propria non manca, ma è concitata in pochissimi momenti), ma per quello che racconta e come lo racconta: l’azione sta negli sguardi dei protagonisti; nei silenzi e nei suoi “non detto”; nelle pistole pronte ad esplodere colpi. Comporre un thriller di questi elementi non è facile soprattutto per un’opera prima, e il merito infatti va anche alla sceneggiatura di Gravino che in Isabella Ragonese e Andrea Arcangeli trova una chimica invidiabile. Ragonese è da applausi (ispirata e divertita proprio come la regista) nel ruolo di questa informatrice a là Lisbeth Salander di Uomini che odiano le donne: un personaggio scorretto e antipatico, costretta a fare cose spiacevoli; molto fisica anche quando non dovrebbe; quasi mai abbiamo visto un poliziotto del genere nel nostro cinema.

Come pecore in mezzo ai lupi
Christian Bale? No, Andrea Arcangeli nel ruolo di Bruno.

Poi c’è Arcangeli, non da meno nei panni del fratello Bruno, un personaggio tormentato con vibrazioni à la Christian Bale di L’uomo senza sonno che riesce a trovare il tempo di essere il padre di sua figlia, nonostante tutto. Nel suo volto c’è spazio per la premurosità e per una forza che smuoverebbe le montagne. Sono loro due – Ragonese e Arcangeli – il motore e il punto forte della pellicola, una ventata di aria fresca anche in termini di recitazione. Una recitazione che però, proprio come tutti gli altri elementi elencati, funziona perché a priori c’è una squadra di persone che credono nell’idea di portare un nuovo e differente sguardo all’interno del cinema italiano. Noi siamo con loro.

  • VIDEO | Qui il trailer di Come pecore in mezzo ai lupi:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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