ROMA – Nel 1987, Padre Gabriele Amorth, l’esorcista personale del Papa, viene inviato dal Vaticano in un angolo remoto della Spagna dove il giovane Henry, figlio della restauratrice Julia e fratello di Amy, sembrerebbe essere oggetto di possessione. I tre hanno viaggiato dall’America per occupare (e restaurare) una vecchia abbazia spagnola, unico lascito del marito di Julia alla famiglia dopo un incidente d’auto che lo ha strappato ai suoi cari. Giunto sul posto Amorth scoprirà ben presto che la macabra possessione di Henry è solo l’inizio. Qui inizia L’Esorcista del Papa di Julius Avery con protagonisti Russell Crowe, Franco Nero, Daniel Zovatto e Alexandra Essoe, uno dei film più chiacchierati del 2023, e non solo per i 74 milioni di dollari incassati worldwide (pochi, ma inattesi) ma anche per la messa in scena.
Prodotto da 2.0 Entertainment, Loyola Productions e soprattutto quella Screen Gems filiale della Sony Pictures Entertainment che ne ha anche curato la distribuzione per il mercato globale, il soggetto alla base dello script de L’Esorcista del Papa curato da Michael Petroni ed Evan Spiliotopoulos, è tratto da due delle monografie più famose del vero Padre Amorth: Un esorcista racconta e Nuovi racconti di un esorcista. Amorth non a caso venne ribattezzato il James Bond degli esorcisti, qui incarnato fedelmente nell’ironia e nelle gesta epico-esorcistiche da un Crowe di puro talento strabordante. Senza timore di smentita: unico, vero fascio di luce, in un film decisamente problematico. Qualità che sembra accomunare ogni opera dell’australiano Avery (Son of a Gun, ma in particolar modo Overlord e Samaritan) tutti dal concept accattivante ma dallo sviluppo lacunoso.
E non tanto per le perplessità espresse dall’Associazione Internazionale degli Esorcisti fondata nel 1994 proprio dallo stesso Padre Amorth: «L’esorcismo così rappresentato diventa uno spettacolo finalizzato a suscitare forti e malsane emozioni, grazie ad una scenografia cupa, con effetti sonori tali da suscitare soltanto ansia, inquietudine e paura nello spettatore. Il risultato finale è di infondere la convinzione che l’esorcismo sia un fenomeno abnorme, mostruoso e pauroso, il cui unico protagonista è il demonio, le cui reazioni violente si possono fronteggiare con grande difficoltà». Anche perché è chiaro che la resa spettacolarizzata dell’esorcismo nei suoi effetti e nelle sue conseguenze ne L’Esorcista del Papa – così come in qualsiasi horror esoterico realizzato negli ultimi trent’anni – nasca dall’esigenza di fare presa sul pubblico e inchiodarlo alla poltrona.
I problemi de L’Esorcista del Papa non stanno però nemmeno nelle sequenze di Amorth a spasso per Roma a bordo di una Lambretta. Sequenze nate, per ammissione dello stesso Crowe, da una serie di incontri ravvicinati avuti dall’ex-Massimo Decimo Meridio nei suoi viaggi nella Capitale (dove ormai è di casa peraltro). Perché a dire il vero parte anche bene la narrazione di Avery tra la suggestione L’Esorcista nei titoli di testa resi con gli stessi caratteri del capolavoro di Friedkin, l’uso dell’ironia non troppo invasiva, sino al modo in cui gli archi narrativi di Amorth e del nucleo familiare si intersecano. A quel punto purtroppo, tra un corposissimo secondo atto e un terzo atto confusionario fatto interamente di svolte narrative fuorvianti, L’Esorcista del Papa si ingarbuglia talmente su sé stesso da arrivare al punto di spegnersi.
Un peccato perché gli ingredienti affinché L’Esorcista del Papa potesse essere il perfetto anello di congiunzione tra L’Esorcista e The Devil and Father Amorth, c’erano tutti. Resta l’aura da instant-(s)cult maledetto confinato nel terreno del guilty pleasure, anche per via di certi aneddoti che stanno rapidamente emergendo nel corso delle ultime settimane. Come accaduto durante una proiezione in Nuova Zelanda, dove una delle maschere del cinema ha deciso di fare uno scherzo al pubblico in sala mettendosi a colpire una scopa contro il muro durante una delle scene di possessione più spaventose. La reazione la lasciamo alla vostra immaginazione, ma a volte bastano momenti come questo per fare la storia del cinema, e in parte L’Esorcista del Papa sembra esserci riuscito.
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Qui sotto potete vedere il trailer del film:
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