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Kiss Kiss Bang Bang | Robert Downey Jr. e quello strano classico di Natale di Shane Black

Val Kilmer, l’apporto di James L. Brooks e la rinascita di Downey Jr. Prima di Iron Man…

Robert Downey Jr in una scena di Kiss Kiss Bang Bang.

ROMA – Nel 1983, appena ventiduenne, la carriera di Shane Black s’impennò vertiginosamente. In sole sei settimane Black buttò giù lo script di Arma letale, acquistato poi dalla 20th Century Fox per 250.000 dollari. Il film del 1987 con Mel Gibson e Danny Glover, oltre che consacrare un buddy-cop nato quasi spontaneamente dall’anima filmica di 48 ore di Walter Hill (di cui potete leggere un Longform qui) gettò le basi di quelli che saranno poi i topos filmici del suo autore, divenuti poi shane-blackismi. Un esempio? Il Natale sullo sfondo di labirintici intrecci, i due protagonisti che diventano amici, dialoghi incisivi e brillanti. Elementi che, come è facile immaginare, se in Arma letale sono evidenti ma appena sbocciati, in Kiss Kiss Bang Bang – prima regia – sono belli che definiti, permeando del tutto la narrazione.

Kiss Kiss Bang Bang: la prima regia di Shane Black
Kiss Kiss Bang Bang: la prima regia di Shane Black

Tratto dal giallo Cadavere in trasferta di Brett Halliday del 1941 – oggi fuori stampa – e presentato fuori concorso a Cannes, Kiss Kiss Bang Bang è forse la summa della poetica blackiana più esplicita, o perlomeno, l’opera che meglio sa cogliere l’essenza di un autore cresciuto a pane e hard-boiled nel suo tono da noir compassato su ambientazione contemporanea. Un film che si differenzia dal precedente buddy de L’ultimo boyscout (che noi di Hot Corn amiamo molto, ve lo avevamo raccontato qui), dalla favola meta-cinematografica de Last Action Hero – L’ultimo grande eroe, nonché dal crime di Spy, rigettato senza troppi fronzoli da critica e pubblico il cui sonoro flop (con tanto di lettera di rifiuto dell’Academy Awards ad entrare nella shortlist agli Oscar 1998) a tal proposito, fu la molla che diede il là a Kiss Kiss Bang Bang.

Michelle Monaghan è Harmony Faith Lane in una scena di Kiss Kiss Bang Bang
Michelle Monaghan è Harmony Faith Lane

A quel punto scattò qualcosa nella testa di Black. Seguendo l’esempio di James L. Brooks in Voglia di tenerezza (di cui potete leggere invece qui) e Dentro la notizia, provò a scrivere qualcosa fuori della comfort-zone del buddy-cop: scelse la rom-com. Immaginò così una «Bizzarra storia d’amore tra due bambini a Los Angeles» che sottopose all’attenzione dello stesso Brooks da cui ricevette un prezioso consiglio: «Immagina il Nicholson di Qualcosa è cambiato nei panni del Nicholson di Chinatown». Al secondo draft Kiss Kiss Bang Bang – che a quel tempo si intitolava You’ll Never Die in This Town Again – si arricchì di molti più elementi action, di un omicidio al centro del racconto e del co-protagonista Det. Gay Perry (reso iconico da un formidabile Val Kilmer).

L’anima queer di Kiss Kiss Bang Bang per abbattere gli stereotipi

Era uno dei pallini di Black un personaggio dalla simile inerzia caratteriale. Il motivo? Abbattere gli stereotipi omofobi: «Non ho mai visto in un film un ragazzo gay che butta giù la porta, spara, e salva il cu*o a tutti», e ci riuscì, perfettamente, ma piazzare Kiss Kiss Bang Bang nella Hollywood che conta non fu affatto facile. Anzi. Solo l’intercessione del potentissimo Joel Silver rese tutto possibile. A lui si deve il casting di Robert Downey Jr. Nello specifico alla sua fidanzata del tempo, Susan Levin, assistente di Silver, che dopo aver lavorato con lui in Gothika gli offrì la parte di Henry Lockhart su intuizione dello stesso produttore.

Kiss Kiss Bang Bang o dell'omaggio di Shane Black alla letteratura noir
Kiss Kiss Bang Bang o dell’omaggio di Shane Black alla letteratura noir

Downey Jr. era perfetto. Il budget messo a disposizione dalla Silver Pictures per Kiss Kiss Bang Bang era di appena 15 milioni di dollari e a quel tempo Downey Jr. – ben lontano dai fasti contemporanei di Avengers (di cui potete leggere qui) e dal simbiotico legame con Tony Stark/Iron Man che ha finito con il renderlo l’attore più pagato al mondo – cercava di rilanciarsi dopo un periodo buio culminato, nel 2001, con il licenziamento in tronco dal set della serie televisiva Ally McBeal. Il risultato? Una performance toccante, adorabile, in bilico tra commedia e dramma. Un autentico campionario di emozioni umane fatto di mimica irresistibile e impennate di puro talento.

«Una bizzarra storia d’amore tra due bambini (adulti) a Los Angeles»

Il resto è tutta farina nel sacco di Black e della sua penna in grado di unire brillanti svolte narrative da commedia d’equivoci a della sana magia natalizia di contorno a un solido (e torbido) intreccio da denso noir chandleriano che ha finito con il rendere Kiss Kiss Bang Bang un autentico instant-cult. Ecco, il Natale. Chi conosce bene Shane Black sa quanto sia importante per il suo cinema l’atmosfera natalizia. Impareggiabile sfondo da lui definito come: «Una balbuzia nella marcia di tutti i giorni. Un silenzio in cui abbiamo la possibilità di valutare e ripensare alle nostre vite. Tendo a pensarlo come a uno sfondo. La prima volta l’ho notato in I tre giorni del Condor di Sidney Pollack, film dove il Natale sullo sfondo, aggiunge come una controparte strane e agghiacciante all’intreccio da spionaggio».

«Il Natale? Una balbuzia nella marcia di tutti i giorni».

«Penso poi che il Natale sia uno spettacolo, specialmente in posti come Los Angeles dove non è così ovvio e devi scavare (un po’) per trovarlo». Una magia a cui Black, in un modo o nell’altro, non sembra volervi rinunciare mai. Come in Arma letale ad esempio, dove – oltre ad arricchire di senso la fatale autodistruzione di Riggs – avvolge del tutto il climax con Murtaugh che invita Riggs al Cenone della Vigilia, quasi come a volerlo accogliere in famiglia. In Kiss Kiss Bang Bang invece il Natale funge da sfondo vivente del racconto (un po’ come nel caso di The Nice Guys e il suo intreccio ambientato nel lurido mondo dei videotape pornografici), dando un certo sapore in più all’evoluzione caratteriale di Harry Lockhart da ladro squattrinato a detective qualificato.

Robert Downey Jr. e Val Kilmer sono Harry Lockhart e Gay Perry in una scena di Kiss Kiss Bang Bang
Robert Downey Jr. e Val Kilmer sono Harry Lockhart e Gay Perry

Nonostante Black preferisca non usare mai il termine «Natalizio» per etichettare i suoi film, preferendovi la locuzione «Ambientati a Natale», tutto del suo cinema si presta bene allo spirito delle feste di Dicembre. Tra questi proprio Iron Man 3 che, oltre a rendere il Natale la perfetta cornice nella redenzione di Stark e del suo essere un piccolo uomo di latta dinanzi ad «Alieni, dei, ed altre dimensioni», vive di un infungibile legame proprio con Kiss Kiss Bang Bang. Nel 2007 infatti, nel pieno dei preparativi della Fase 1 del MCU, Jon Favreau segnalò Downey Jr. alla Marvel come unica scelta possibile per il suo Iron Man dopo esserne rimasto stregato nel film di Black.

«Non un film perfetto, ma in un certo senso penso sia la cosa migliore che abbia mai fatto»

Qualcosa di cui Downey Jr. – immaginiamo – sarà per sempre grato, tanto da arrivare a definire Kiss Kiss Bang Bang così: «Non un film perfetto, ma in un certo senso penso sia la cosa migliore che abbia mai fatto […] È difficile per me guardarlo senza provare nostalgia». Un film che lo spingerà, nel 2011, ad esporsi così sui rumor che davano Black alla regia del terzo capitolo della saga di Iron Man: «Portare Shane Black a scrivere e dirigere Iron Man 3 è fondamentalmente l’unica transizione da Favreau a qualcos’altro per cui Favreau, il pubblico, la Marvel e io, potremmo mai firmare». Perché si sa, la gratitudine non ha prezzo. E nemmeno il buon cinema…

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Qui sotto potete vedere il trailer del film: 

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