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Gli Ammutinati del Bounty | Marlon Brando, Lewis Milestone e le memorie di un classico

Trevor Howard e Richard Harris, la lavorazione, il grande amore con Tarita Teriipaia. Celebrare un cult

Un fiero Marlon Brando in una scena di Gli Ammutinati del Bounty, un film di Lewis Milestone del 1962
Un fiero Marlon Brando in una scena di Gli Ammutinati del Bounty, un film di Lewis Milestone del 1962

ROMA – Siamo a fine Settecento, l’Impero britannico sembra destinato a governare sui mari di tutto il mondo, viaggi esplorativi e commerciali nella zona dell’attuale Oceania si fanno sempre più intensi. Nel dicembre del 1787 la HMS Bounty, un piccolo vascello commerciale, salpa da Portsmouth per una missione naturalistica: raggiungere Tahiti e riportare in Inghilterra il più alto numero possibile di esemplari di albero del pane, una pianta ritenuta capace di sfamare un intero continente. Al suo comando William Bligh (Trevor Howard), un rozzo e brutale ufficiale di umili origini disposto a tutto pur di scalare le gerarchie della Marina. Come secondo ufficiale invece c’è un dandy aristocratico amante della bella vita e del lusso, si veste come un improbabile damerino, porta il nome di Fletcher Christian ed il volto di Marlon Brando. Quando la nave arriva ad Tahiti, oltre alle piante, l’equipaggio scopre una società indigena straordinariamente aperta e calorosa che li accoglie con tutti i piaceri del caso, innestando nei loro cuori il dubbio di aver trovato un paradiso perduto, un luogo dove poter fermarsi e finalmente, lontani dai dolori della vita del marinaio, riposare.

Gli ammutinati del Bounty, un film di Lewis Milestone del 1962
Gli ammutinati del Bounty, un film di Lewis Milestone del 1962

Non la pensa così il capitano Bligh, il quale, dopo aver fatto carico di più di mille esemplari di alberi del pane, riparte alla volta della madre patria. Non passerà molto però e l’equipaggio, memore dei giorni incantati passati sull’isola, e stanco dei metodi brutali del capitano, decide di ammutinarsi. L’iniziativa la prende proprio Christian che si rivela per quello che è veramente, un uomo tutto d’un pezzo disposto a dare la vita per difendere la sua dignità e quella dei suoi compagni. Questa, in breve, la trama de Gli Ammutinati del Bounty (Apple Tv, Amazon Prime Video, YouTube, Google Play) film del 1962, diretto da Lewis Milestone con una debordante Marlon Brando, nel ruolo portante dell’ufficiale in seconda Christian. Ruolo che interpreta dandogli probabilmente più meriti e più carisma di quanti non ne avesse avuti nella realtà – il film è basato su il più famoso atto di sedizione nella storia della Marina del Regno Unito – e nemmeno Trevor Howard si risparmia nel descrivere il capitano Bligh come un feroce mastino, sadico e omicida.

Marlon Brando in una scena de Gli ammutinati del Bounty
Marlon Brando in una scena de Gli ammutinati del Bounty

La verità fu probabilmente più complessa, visto che poi gli ammutinati si massacrarono senza troppi complimenti tra di loro, ma la realtà non sempre è drammaturgicamente efficace e nessuno come i grandi autori riesce a percepire le circostanze adatte ad una grande performance. Brando si accorse subito che il ruolo del secondo ufficiale gli poteva garantire uno spazio narrativo straordinariamente fertile, che lo vedeva combattuto tra il tormento della coscienza e gli obblighi del suo ruolo istituzionale, portando in scena quel conflitto che è padre di tutti i conflitti dell’uomo, quello dell’individuo che, seguendo la propria coscienza, combatte la società repressiva e, facendolo, sacrifica la vita. Christian è preoccupato soprattutto dalla scala dei valori, ma il capitano Bligh è un uomo che pensa all’efficienza più che ai valori, alla produttività, come piacerebbe dire al giorno d’oggi, e farsi troppe domande, pensare, porsi dubbi, porta sempre ad un certo grado di incertezza che lui, un ufficiale del Re, non può certo permettersi. «Pensare sembra confondervi», dice ad un certo punto al suo secondo, sbagliandosi, perché pensare soprattutto rende liberi.

Trevor Howard in una scena de Gli ammutinati del Bounty
Trevor Howard in una scena de Gli ammutinati del Bounty

La produzione de Gli ammutinati del Bounty fu altrettanto travagliata, le cronache raccontano di un Brando ingestibile tanto che sul set circolava un titolo alternativo: l’Ammutinamento di Brando. Litigò violentemente prima con Trevor Howard e poi soprattutto con Richard Harris (che impersonava il marinaio Mills) con il quale si rifiutava di lavorare. I tempi si allungarono inesorabilmente, la troupe passò mesi e mesi ad Tahiti, il film sembrava non dovesse finire mai e la Metro-Goldwyn Mayer rischiò di fallire, ma alla fine tutto si risolse. Il film fu un successo e in quelle lungaggini produttive fiorì anche il vero amore, quello che si nasconde dietro le quinte, nella vita reale. Brando si innamorò di Tarita Teriipaia, la polinesiana dal volto di venere che nella pellicola interpretava Maimiti. Con lei l’attore sognò una vita lontano dai riflettori e con lei andò a vivere sull’isola Polinesiana di Tetiaroa. La coppia visse su quell’atollo per dieci anni, ebbe due figli, poi il divorzio e i dolori strazianti. Ma se nella vita di Brando ci fu un grande amore, fu senz’altro quello con l’attrice Tahitiana e anche quello, proprio come Gli ammutinati del Bounty, ebbe un finale tragico.

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Qui sotto potete vedere il trailer del film: 

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