MILANO – Se dovessimo identificare nell’odierno panorama francese una figura che costantemente attira la nostra curiosità per istrionismo e maestria camaleontica, probabilmente parleremmo di Mathieu Amalric. Intellettuale sofisticato rivelato al mondo intero dal successo de Lo scafandro e la farfalla, è stato negli anni fortemente voluto da registi del calibro di Desplechin, Assayas, Téchiné, Polanski, Resnais fino ad arrivare a Wes Anderson e Steven Spielberg. Ed è ormai da tempo che si pone anche dietro la macchina da presa con grandi onori, quali un premio alla regia a Cannes per il suo Tournée. O come per il suo recente ed enigmatico Stringimi forte: provate un po’ a guardare il trailer e verrete subito travolti dall’aura misteriosa della pellicola. Clarisse (la Vicky Krieps de Il filo nascosto e Sull’isola di Bergman) decide una mattina di partire lasciando alle sue spalle un marito e due bambini: solo da successivi flashback e flashforward scopriamo cosa stia realmente accadendo. Ecco cosa ha raccontato lo stesso Amalric a proposito della genesi del film.
L’IDEA DEL FILM – “Laurent Ziserman, mio caro amico, voleva mettere su uno spettacolo, ma dovette poi rinunciare. Ricordo allora che una sera, forse come addio al suo progetto, mi consegnò il libro da cui intendeva trarre lo spettacolo. Era Je reviens de loin, una commedia che non conoscevo, scritta nel 2003 da Claudine Galea. L’ho letto in treno e mi sono messo a piangere, singhiozzando come un bambino. Non mi succedeva da molto tempo, ho persino dovuto nascondere il viso sotto la giacca. Poi anche le produttrici hanno letto la pièce e ne sono state conquistate, chiedendosi come avrei fatto ad affrontare l’argomento del libro che era a priori molto letterario, sensibile e poetico. E che oltretutto non era mai stato messo in scena! Questo aspetto in particolare mi è piaciuto molto, è stato come una chiamata…”
VICKY KRIEPS – “La scelta di Vicky per Stringimi Forte è stata naturale fin dai primi nove giorni di scrittura sul mio taccuino in Bretagna. Arrivo in questa nuova casa, dopo aver guidato tutta la notte, ci sono solo un tavolo, un letto, una sedia. E Vicky viene a farmi visita in quel momento: è andata davvero così… (certo, avevo visto “Il filo nascosto” poco prima). Il suo agente mi dice che sarebbe passata da Parigi tre settimane dopo e così ci siamo visti, le ho dato il testo di Claudine, quando ancora non avevo una sceneggiatura. Il giorno dopo, come lei ben ricorda, la ritrovo in un giardino con la sua valigia e non si è trattato nemmeno di dire «lo faccio» o «non lo faccio»: la decisione era già presa naturalmente. Vicky ed io diciamo sempre «il nostro film», non ho mai sentito un’affinità del genere! A ben vedere, era la prima volta che non giravo con una mia compagna, un’amante, con un’ex, e questo apre altre finestre… La linea rossa, bruciante, condivisa dal desiderio, che trova la sua esaltazione solo nel lavoro, nella fabbricazione di un film insieme, è molto potente e tutto è passato sullo schermo. Il consenso nella sua forma più erotica”.
IL TITOLO – “Il titolo ideale era Imitation of Life (in Italia Lo specchio della vita), ma era già stato preso, mentre “Vengo da lontano” mi evocava troppo un viaggio sociologico. Una buona prassi per me, quando cerco i titoli, è ascoltare le canzoni, un po’ come Fanny Ardant ne La Signora della Porta Accanto. Ad un certo punto è arrivato il cantante Étienne Daho con il suo brano La Nage Indienne. Su quelle note avevo immaginato una scena che si svolge in un nightclub ed è proprio in quel ritornello che si dice «Stringimi forte. Se il tuo corpo si fa più leggero, potremo salvarci», che poi si trasforma in: «Stringi meno forte. Se il tuo cuore si fa più leggero, potrò salvarmi». Nella sceneggiatura «Serre moi(ns) fort» è rimasto a lungo in bilico… Ma per una volta la prima scelta ha vinto! «Serre moi fort» (letteralmente “Stringimi forte”, ndr) è finalmente arrivato sul ciak e ci è rimasto fino ad adesso”.
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Qui il trailer di Stringimi Forte:
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