PARIGI – Dopo che qualche anno fa le strade degli arrondissement parigini vennero coperte dai manifesti del suo Vernon Subutex (di cui avevamo scritto qui) e perfino Le Monde titolò “Romain Duris en loser magnifique”, per chi è cresciuto negli anni Novanta e inizia a sentire il peso del tempo, diventa d’obbligo una riflessione davanti a quella faccia di un uomo di cinquant’anni, una faccia deliziosamente stropicciata, ricordo analogico in epoche digitali. Perché? Perché, in fondo, Romain Duris è oggi il riflesso di quasi due generazioni cresciute con i suoi film, dalle prime cose con il socio Cédric Klapisch (avete mai visto Ognuno cerca il suo gatto? Era il 1995) fino alla saga de L’appartamento spagnolo. Grande amante di Marcello Mastroianni, in Italia però Duris non ha mai davvero avuto successo, mentre in Francia è un divo assoluto, riconosciuto (giustamente) non solo per il suo talento, ma anche per le sue scelte.

Vernon Subutex è stato un grande colpo, mentre Black Tide a fianco del vecchio amico Cassel e diretto da Érick Zonca è un polar choc da riscoprire, ma l’ultima folgorazione è stata con The Animal Kingdom, in Italia uscito male in sala lo scorso giugno, ma un capolavoro totale, con la sua commovente figura paterna a sostenere il figlio Paul Kircher (altro grande attore). Ma dietro agli ultimi titoli – e attenzione anche a Une Part Manquante di Guillaume Senez, ancora inedito in Italia, e a Rembrandt con Camille Cottin che sarà a Cannes – c’è una filmografia intera da riscoprire, un mosaico che oggi assume un senso definito non solo per l’arte del buon Duris, ma per tutti i cinquantenni di oggi. Voleva diventare pittore, aveva cominciato all’École Duperré qui, poi fu proprio Klapisch a notarlo per strada e portarlo sul set di Le péril jeune. Era il 1994, Duris aveva vent’anni e accettò la proposta per curiosità, ma di fare l’attore proprio non voleva saperne. Lui sarebbe diventato un pittore.

La storia poi la conosciamo, la pittura e i dipinti un sogno rimasto tale, il cinema un’ossessione che cresce sempre di più negli anni grazie a autori che diventano anche amici con cui condividere affanni di vita: Klapisch, e poi il folle gitano Tony Gatlif (rivedetevi Exils, se riuscite a trovarlo), Olivier Dahan, Raphaël Fejtö fino all’incontro con Jacques Audiard che cambia le regole del gioco: Tutti i battiti del mio cuore nel 2005 – esattamente vent’anni fa – fa capire che il buon Romain è destinato a prendersi un posto tra i grandi del cinema francese e che non è solo una bella faccia. Per capirlo? Sono sufficienti le scelte che fa, ruoli come Molière in Le avventure galanti del giovane Molière e Léon Morin in La confession (mai arrivato in Italia) alternati a commedie romantiche con Michel Gondry in Mood Indigo – La schiuma dei giorni (che vi avevamo raccontato qui) o buffi ruoli all’americana come nel delizioso Il truffacuori (ripescatelo, godibilissimo).

Affatto amante dei social (lo trovate su Instagram in maniera molto discreta), grande disegnatore (qui lo vedete a Londra al lancio del suo libro, Pulp), molto geloso della sua privacy (ha due figli, di 16 e 12 anni con Olivia Bonamy), Duris la differenza l’ha fatta sempre scegliendo, scegliendo bene, scegliendo di testa sua e scegliendo quasi sempre di rimanere in Francia. «L’America?», ci disse una volta quando lo incontrammo durante un’intervista, «non mi interessa andarci per fare il ruolo del playboy francese o interpretare un cliché. Preferisco rimanere a Parigi e scegliere i ruoli». Promessa mantenuta, ha ceduto solo alla chiamata di Ridley Scott per Tutti i soldi del mondo (ruolo da italiano), altrimenti ha sempre fatto come ha voluto. Qualche anno fa per Black Tide ha risposto a Érick Zonca – di cui aveva amato La vita sognata degli angeli – e ha ritrovato un altro compare degli anni Novanta, Vincent Cassel, prima di diventare poi anche una donna per François Ozon in Una nuova amica.

Adesso, dopo il bellissimo Une part manquante, inedito in Italia, film che ha portato a Toronto lo scorso settembre e in cui interpreta un uomo perso a Tokyo, lo vedremo come detto a fianco di Camille Cottin in Rembrandt, ma anche in L’Affaire de l’esclave Furcy, pellicola diretta da un musicista come Abd al Malik e tratta dal libro dello scrittore algerino Mohammed Aïssaoui su uno schiavo. E se di La nuit se traîne ve ne abbiamo parlato dopo il passaggio alla Festa del Cinema di Roma (qui), grande attesa anche per Chien 51, nuovo film di Cédric Jimenez ispirato a Cane 51, libro di Laurent Gaudé (in Italia edito da E/O, lo trovate qui), set chiuso lo scorso dicembre e su cui ha ritrovato amici come Gilles Lellouche e Adèle Exarchopoulos. Insomma, sempre film scelti con grande attenzione, in perfetto stile Romain Duris.
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