ROMA – «Prendi il telefono, la vita è breve. Un giorno ed è andata». A pronunciare queste parole è l’indimenticabile Vincent, serial killer granitico, interpretato da Tom Cruise nel cult neo-noir di Michael Mann, Collateral. Quando si dice poggiare sui grandi pilastri. La nuit se traîne, esordio al lungometraggio del belga Michiel Blanchart, fino ad oggi misuratosi con la regia di notevoli cortometraggi, tra i quali L’annonce e T’es morte Hélène (selezionato agli Oscar e successivamente opzionato da Sam Raimi per un lungometraggio in fase di preparazione), è proprio questo che fa. Nasce e si poggia, più che onestamente, su uno dei grandi film di Michael Mann, dunque su quell’odissea notturna e urbana, che ha inizio a bordo di un taxi e che prosegue tra chiamate telefoniche, pallottole e lunghe conversazioni, Collateral.
L’esordio di Blanchart non ha inizio su un taxi, ma all’interno di un appartamento buio e spoglio, che il giovane Mady (uno strepitoso Jonathan Feltre), fabbro a domicilio, scassina su richiesta di Claire (Natacha Krief), una ragazza evasiva che appena dopo avergli permesso d’entrare, fugge dallo stesso, lasciando alle sue spalle un cellulare destinato a Mady e una lunga scia di interminabile e notturna violenza. «Scappa, se senti la mia voce adesso, scappa. Esci da quell’appartamento prima che sia troppo tardi». A Mady, adolescente belga di pelle nera, non è però sufficiente l’avvertimento telefonico di Claire, né tantomeno la giacca appesa all’ingresso, con il logo di un’enorme svastica gloriosamente cucito sul retro. La violenza ha inizio e Mady dovrà fuggire tra le strade e i palazzi popolati all’eccesso di Bruxelles. Contro di lui? Il tempo, la criminalità organizzata e l’odio razziale, tanto da parte delle forze dell’ordine, quanto dei semplici cittadini. Eppure di fronte alla salvezza, non potrà far altro che correre. Come finirà?
Da diversi anni a questa parte, risultava lecita l’attesa di un nuovo e promettente autore di cinema noir urbano. La nuit se traîne di Michiel Blanchart, ne annuncia e dimostra notevolmente la venuta. Trattandosi di un esordio poi, a sorprendere maggiormente è il suo linguaggio per immagini, che è tanto di scrittura, quanto di regia, così incredibilmente maturo e solido, pur trattandosi di un cinema nient’affatto finanziato da grandi studios, piuttosto genuino e contenuto in termini di budget e risorse di cast. Nonostante la presenza da non sottovalutare, di un temibile e spietato Romain Duris, che raramente sbaglia un film, visto recentemente anche nel memorabile e commovente The Animal Kingdom di Thomas Cailley. Qui non c’è spazio però per padri amorevoli e toni rassicuranti, al contrario, nella Bruxelles notturna, disperata e spaventosamente affollata di Blanchart, prende piede soltanto la violenza, quella più adrenalinica ed efferata e così l’odio, che non colpisce tutti, soltanto alcuni e Mady è tra questi.
Cellulari che squillano nel buio, inseguimenti d’auto, angoscianti avvertimenti e buoni costretti a vestire la pelle dei cattivi, servendosi della violenza unicamente in nome della salvezza e di quella speranza incrollabile, che solo il termine della notte potrà garantire invincibile. La nuit se traîne di Michiel Blanchart osserva e rilegge più che dichiaratamente Collateral di Michael Mann, ribaltandone le logiche e lavorando efficacemente su di una atipica, eppure entusiasmante commistione tra quei toni e registri di neo-noir e quelli ben più caotici, adrenalinici, chiassosi e visivamente spettacolari propri del cinema di guerriglia urbana. Tra i maggiori esponenti dello stesso oggi, Romain Gavras e Ladj Ly, pur considerando la parentesi tutto sommato recente di Kathryn Bigelow, che nel 2017 firma la regia di Detroit, cupo e brutale gioiello, al quale Gavras, Ly e così Blanchart farebbero meglio a rivolgere uno sguardo, pur essendo già autori solidi e immediatamente riconoscibili.
Uno dei titoli meglio riusciti del cinema ultimo interpretato, dunque reso ciò che è da Liam Neeson, si intitola Run All Night e riassume perfettamente la struttura e il cuore di La nuit se traîne, un notevole film notturno, la cui oscurità promette e rassicura in termini di salvezza, pur trattandosi di un ennesimo elemento di pericolo all’interno dello stesso. Mentre la luce del giorno, non può che rappresentare in questo senso la fine della corsa ed il proiettile esploso dall’arma. Quella che Mady ha tenuto lontana da sé per l’intero svolgimento del film, prima sfuggendole, poi affrontandola. Ancora una volta però, la violenza, quella vera, non appartiene al crimine, piuttosto a chi dovrebbe sedarlo. È questo che spaventa, è questo che annulla ogni speranza. Sentiremo parlare di Michiel Blanchart!
- FRENCH TOUCH | Libre, la recensione
- VIDEO | Qui per il trailer francese del film:
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