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Audrey Tautou, Romain Duris e l’amore di Michel Gondry. Perché rivedere Mood Indigo?

Il regista adatta il romanzo di Boris Vian portando a compimento il suo ideale di cinema

Audrey Tautou e Romain Duris in una scena del film.

MILANO – Michel Gondry va alla costante ricerca dei materiali per fabbricare emozioni. Così ha fatto nei suoi lavori più famosi – da Se mi lasci ti cancello a L’arte del sogno –, così fa nell’adattamento del suo romanzo preferito: Mood IndigoLa schiuma dei giorni (1947, ed. Marcos y Marcos) di Boris Vian. Nel suo cinema, l’emotività non è il risultato finale, ma lo strumento per provare a individuare quali siano gli ingredienti fisici, concreti dei sentimenti. L’obiettivo è l’impresa impossibile di dare visibilità a ciò che visibile non è, di plasmare lo schermo per renderlo un assoluto trasmettitore di immagini, nutrendo gli occhi dello spettatore, sedotto dalla forza visiva e, soltanto in un secondo momento, emozionato. Con il regista francese accade il contrario. Il contenuto, la sostanza vengono subito dichiarati esplicitamente, perché sono un mezzo per arrivare a mostrarne la loro genesi.

Audrey Tautou e Romain Duris

Con Mood Indigo – La schiuma dei giorni – che trovate su Prime Video in flat – Gondry arriva al pieno compimento del suo ideale di cinema. Ovvero, l’immaginifica realizzazione di ciò che non potrebbe essere rappresentato. Chi conosce il romanzo di Vian non può che essere incuriosito dalla rappresentazione di un’opera talmente surreale, colma di trovate letterarie praticamente impossibili da raffigurare. Non è un caso che prima di Michel Gondry nessun regista abbia tentato l’impresa. Eppure, la fedeltà creativa con la quale prendono letteralmente vita le pagine del romanzo deve essere riconosciuta come un atto d’amore, di devozione del loro autore sia nei confronti del genio di Boris Vian che nei confronti del proprio. Adattare in qualsiasi altro modo il libro avrebbe avuto lo stesso significato di un tradimento verso la propria poetica, la propria passione di lettore e di regista.

Una scena di Mood Indigo

Mood Indigo – La schiuma dei giorni è cinema impossibile ma non grottesco, fantastico ma non fantasy. Il numero illimitato di trovate e invenzioni visive della prima parte è la dimostrazione delle potenzialità del cinema di poter sconfinare le barriere dell’immaginazione. Così come il tono gradualmente sempre più cupo, tetro, elegiaco della seconda ribadisce il contrasto tra l’universo cinematografico, alternativo e favolistico, e la realtà, che può specchiarsi nel cinema ma è visivamente, concretamente limitata.

Una scena del film. Sì, lui è proprio Michel Gondry.

«Sono le cose che cambiano, non le persone». Divisa nettamente in due parti, la storia d’amore tra il ricco Colin (Romain Duris) e la soffice, tenerissima Chloe (Audrey Tautou) rimane tra le più romantiche e, nello stesso tempo, meno sdolcinate che possano essere raccontate. Come i due protagonisti di Se mi lasci ti cancello, il fato sembra remare contro di loro, malgrado tutta la loro buona volontà. Ciononostante, niente come l’amore o l’illusione dell’amore è un ingrediente fondamentale per scatenare la creatività. Per Gondry, il mondo surreale del romanzo di Vian non poteva che essere il campo migliore per esprimere la sua sostanza. Poetica, ermetica, il punto più lontano dall’analisi di un disturbo ossessivo-compulsivo, di una psicosi a due.

  • VIDEO | Qui il trailer di Mood Indigo – La schiuma dei giorni:

 

 

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