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Clerks | Cult assoluto o un film sopravvalutato? Kevin Smith, trent’anni dopo

Nel 1994 fece impazzire Cannes, poi però ha finito per dividere critici e cinefili. Qual è la verità?

MILANO – Cult sopravvalutato o perla grunge da riscoprire? Con il passare del tempo, il film d’esordio di Kevin Smith di Red Bank, New Jersey, è sempre più oggetto di discussioni tra le nuove generazioni di cinefili. Da una parte chi lo considera datato e troppo legato al contesto storico ed estetico dell’epoca, dall’altra, chi lo ritiene uno dei film fondamentali e più rappresentativi di quel decennio. A Cannes, nell’edizione del 1994 – ovvero trent’anni fa – Clerks vinse il premio della Settimana della Critica (quello che viene assegnato soltanto a opere prime o seconde) e, soprattutto, fu una delle tre pellicole più amate e chiacchierate di quell’edizione. Le altre due? Pulp Fiction di Quentin Tarantino, Palma d’oro, e Caro diario di Nanni Moretti, miglior regia.

Brian O’Halloran, Lisa Spoonauer e Jeff Anderson.

Clerks uscirà poi nei cinema in Italia più tardi, nel febbraio del 1995 – oggi lo trovate in streaming su Prime Video e AppleTV+ – quando l’era del grunge e della generazione X stavano già per spegnersi lentamente dopo l’addio a Kurt Cobain, dieci mesi prima. Il primo film di Smith assume così oggi un significato finale e definitivo di quel periodo storico. Il suo merito? Cogliere in pieno la disillusione e l’autoironia di un sentimento che ha attraversato milioni di adolescenti e giovani adulti  tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta. Budget a basso costo (27 mila dollari), dialoghi a profusione, una spontaneità impressionante degli attori e – soprattutto – un bianco e nero che all’apparenza può sembrare una scelta pretenziosa ma che, in realtà, è un’intuizione stilistica funzionale all’alienazione del contesto.

Il messaggio sul bancone: “If you plan to shoplift, let us know – Thanks”.

All’interno del negozio di alimentari Quick Stop Grocery, si susseguono nell’arco di una giornata una serie di episodi a dir poco bizzarri, che coinvolgono il commesso Dante Hicks e il suo amico Randall, commesso del negozio di noleggio videocassette a fianco: dall’uomo che aizza un gruppo di fumatori contro il venditore accusandolo di essere un servo delle multinazionali all’esilarante dialogo tra lo stesso Dante e la sua fidanzata Veronica sulle performance di sesso orale di quest’ultima. E poi: la cliente che dichiara di sentirsi realizzata perché masturba manualmente gli animali a chi controlla minuziosamente le uova “perfette”; dalla signora che ribalta il bancone frigorifero alla ricerca del cartone di latte con la scadenza più lontana nel tempo fino all’ex fidanzata di Dante inconsapevole di aver fatto sesso nel bagno con un morto.

Un frame dalla scena in cui l’uomo aizza un gruppo contro il “mercante di morte” Dante.

Il linguaggio è scurrile, le situazioni al limite dell’assurdo. Ma forse il segreto di Clerks, nonché il motivo per cui è ancora oggetto di dibattito dopo venticinque anni, è la capacità unica di rendere ridicoli incidenti quotidiani e descrivere vite normali, che non si distinguono al di là di qualche chiacchiera e qualche incazzatura, al limite per una brevissima partita di hockey sul tetto di un emporio.

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  • VIDEO | Qui per il trailer del film

 

 

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