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Fronte del Porto | Marlon Brando, Elia Kazan e le memorie di un capolavoro

Il Crogiuolo, Crime on the Waterfront, Lee J. Cobb, Eva Marie Saint, gli Oscar. Rileggere un classico

Marlon Brando, Terry Malloy, il giubbotto di Joey, l'eternità di Fronte del Porto, un film del 1954 di Elia Kazan
Marlon Brando, Terry Malloy, il giubbotto di Joey, l'eternità di Fronte del Porto, un film del 1954 di Elia Kazan

ROMA – Tra l’inizio degli anni Trenta e la fine degli anni Quaranta, il giornalista Malcolm Johnson divenne uno dei punti di riferimento del The Sun di New York. Prima una rubrica popolare incentrata sulla vita notturna nella Grande Mela, poi una di critica teatrale. Infine la svolta, durante la Seconda Guerra Mondiale, dove, oltre a una copertura totale degli eventi bellici nel teatro del Pacifico, Johnson fu uno dei primissimi giornalisti statunitensi a visitare Hiroshima dopo la detonazione nucleare. Fu per questa ragione che nel 1948 il suo editore volle affidargli un incarico decisamente particolare. Si trattava di un caso misterioso di violenza sindacale e corruzione tra gli scaricatori di porto sul lungomare di Hoboken, nel New Jersey, che portò a diversi omicidi irrisolti. Johnson vi costruì sopra un’inchiesta giornalista in ventiquattro articoli pubblicati sul The Sun tra novembre e dicembre dal titolo Crime on the Waterfront.

Fronte del Porto, il capolavoro di Elia Kazan, fu presentato negli Stati Uniti il 28 luglio 1954
Fronte del Porto, il capolavoro di Elia Kazan, fu presentato negli Stati Uniti il 28 luglio 1954

Ciò che Johnson scoprì nel suo meticoloso reportage fu che i portuali di alcune minoranze (afro-americani, italiani e irlandesi) erano stati costretti a offrire tangenti ai rappresentanti del sindacato e a competere tra loro, in modo da assicurarsi (e tenersi) il lavoro, giorno dopo giorno. Pena l’esclusione immediata e l’inserimento del nome del portuale ribelle nei cosiddetti Libri Blu del sindacato. Il tutto avvenne sotto l’egida del presidente dell’International Longshoremen’s Association, Joseph Ryan, di Meyer Lansky del Sindacato ebraico, e di Albert Anastasia di Cosa nostra statunitense. Indagando contro le persecuzioni di Ryan, Johnson riuscì ad avviare un dibattito nazionale che portò, infine, alla formazione del Comitato Speciale del Senato degli Stati Uniti per indagare sulla criminalità nel commercio interstatale. Nemmeno un anno dopo, Johnson fu insignito del Premio Pulitzer per il Miglior Giornalismo Locale. Il viaggio di Fronte del Porto di Elia Kazan parte da qui.

La pellicola è tratta dall'inchiesta giornalistica Crime on the Waterfront di Malcolm Johnson, apparsa sul The Sun di New York
La pellicola è tratta dall’inchiesta Crime on the Waterfront di Malcolm Johnson, apparsa sul The Sun di New York

In realtà da poco tempo dopo. Dal 1952 per la precisione. Nell’aprile di quell’anno, il Comitato della Camera per le attività antiamericane (HCUA) invitò Kazan – ex-membro del Partito Comunista Americano dal 1934 al 1936 – sotto giuramento, a identificare i comunisti di quel periodo. Inizialmente Kazan si rifiutò di fornire loro i nomi, ma poi cedette dopo un lungo tormento interiore. Nominò otto ex-membri del Group Theatre: Clifford Odets, J. Edward Bromberg, Lewis Leverett, Morris Carnovsky, Phoebe Brand, Tony Kraber, Ted Wellman e Paula Miller. Un gesto che Hollywood non gli perdonò mai. Su di lui si espresse così Orson Welles, nel 1982, ospite della Cinémathèque française di Parigi: «Chère mademoiselle, avete scelto il metteur en scène sbagliato, perché Elia Kazan è un traditore. È un uomo che ha venduto a McCarthy tutti i suoi compagni per poi girare Fronte del Porto, che era la celebrazione di un delatore».

Marlon Brando di nuovo in coppia con Elia Kazan dopo Un tram che si chiama desiderio
Marlon Brando di nuovo in coppia con Elia Kazan dopo Un tram che si chiama desiderio

È opinione comune, infatti, che Kazan scelse di dirigere Fronte del Porto come atto di espiazione dopo la testimonianza all’HCUA di Joseph McCarthy. Quello che in pochi dicono, però, è che scelse di dirigerlo per dare una risposta decisa al suo ex amico intimo, il drammaturgo Arthur Miller che nel 1953, con Il Crogiuolo, strumentalizzò la piccola società di Salem condotta alla pazzia attraverso la superstizione, la paranoia e la cattiveria delle persone, come allegoria nemmeno troppo velata dell’America maccartista e della sua caccia alle streghe comuniste. Quello stesso Miller che, ironia della sorte, nel 1951 firmò il primo draft del copione sotto il titolo di The Hook. Kazan accettò di dirigerlo nello stesso anno e insieme si diressero da Harry Cohn della Columbia Pictures che acconsentì alla realizzazione, ma con una riserva. Espresse sincera preoccupazione riguardo alla raffigurazione di funzionari sindacali corrotti.

Eva Marie Saint e Marlon Brando in un momento di Fronte del Porto
Eva Marie Saint e Marlon Brando in un momento di Fronte del Porto

Su intercessione dell’FBI, Cohn chiese – anzi, ordinò – a Miller di delineare i contorni caratteriali degli antagonisti, non come generici gangster, ma come comunisti. Rifiutò seccamente. Cohn si trovò così costretto a inviargli una lettera in cui trovò molto interessante il fatto che Miller avesse resistito al desiderio della Columbia di rendere il film filo-americano. Kazan gli fece eco chiedendogli di riscrivere lo script. Miller rifiutò ancora a causa del suo disincanto a seguito della testimonianza di Kazan davanti all’HUAC. Il suo script fu così ritirato (non cestinato, o rifiutato…ritirato). Al suo posto Budd Schulberg che dedicò due anni della sua vita a Crime on the Waterfront e all’intera indagine giornalistica di Malcolm Johnson, frequentando le zone dell’inchiesta e intervistando scaricatori di porto, parrocchie e leader sindacali, e che l’executive Sam Spiegel tormentò con fiumi di modifiche e suggerimenti affinché lo script fosse ideologicamente perfetto.

La rivelazione
La rivelazione

Al punto che una notte, nel pieno della pre-produzione, la moglie di Schulberg si svegliò e vide il marito in bagno che si stava radendo alle tre di notte. Quando gli chiese cosa stesse facendo la risposta fu emblematica: «Sto andando a New York ad uccidere Sam Spiegel!». Per il ruolo da protagonista, Terry Malloy, Kazan pensò subito a Marlon Brando con cui aveva già collaborato in Un Tram che si chiama Desiderio tra Broadway e Hollywood. Inizialmente, però, Brando rifiutò la parte. Un rifiuto secco. Tanto che, quando Spiegel si vide tornare indietro il copione da Jay Kanter, l’agente di Brando, sembrò che non l’avesse nemmeno aperto. Al suo posto Frank Sinatra, nativo di Hoboken tra l’altro, a cui bastò una stretta di mano con Kazan per assicurarsi il ruolo, ma giusto per una prova costume. Era un diversivo, un semplice piano B.

In origine Marlon Brando rifiutò il ruolo di Terry Malloy, al suo posto Spiegel pensò a Frank Sinatra
In origine Marlon Brando rifiutò il ruolo di Terry Malloy, al suo posto Spiegel pensò a Frank Sinatra

Kazan voleva Brando, a ogni costo, specie perché la presenza di Brando nel cast avrebbe garantito a Fronte del Porto maggiore visibilità e un budget decisamente più cospicuo. Assieme a Kanter organizzò quindi un piano d’attacco. Mentre l’agente cercava di fargli cambiare idea, Kazan ingaggiò Karl Malden – a cui poi andrà la parte di Padre Berry – per dirigere e filmare un provino per un attore alla maniera di Brando, così da convincere lo stesso Spiegel a cui la soluzione di ripiego Sinatra andava benissimo. A quel provino presero parte dei giovanissimi Paul Newman e Joanne Woodward a cui fu chiesto di recitare la scena d’amore tra Terry e Edie. Una settimana dopo, per buona pace di Sinatra e Spiegel, Brando accettò (finalmente) il ruolo di Terry Malloy. Per Edie Doyle fu invece tutto più semplice, anche se il rifiuto di Grace Kelly fu decisamente inaspettato.

Qui Karl Malden si guadagnò una fetta sostanziosa di immortalità artistica
Qui Karl Malden si guadagnò una fetta sostanziosa di immortalità artistica

Il ruolo fu scritto da Schulberg con lei in mente, ma la contemporanea lavorazione dell’hitchcockiano La Finestra sul Cortile non lasciò dubbi a Ghiaccio Bollente. Al suo posto l’esordiente Eva Marie Saint – che di lì a poco avrebbe lavorato proprio con Hitchcock in Intrigo internazionale – suggerita da Spiegel e a cui Kazan fece improvvisare una scenetta assieme a Brando per testarne l’alchimia. Un momento raccontato così dalla stessa attrice: «Finì per piangere. Ridevo e piangevo. Voglio dire, il suo magnetismo (di Brando), quel sorriso tenero e divertente. Kazan, da genio qual era, notò subito la nostra alchimia». Ed è proprio sul loro rapporto che Kazan costruì le fortune di Fronte del Porto. Una dinamica relazionale, quella tra Terry e Edie, che parte quasi forzatamente perché classicissimo topos del cinema moderno americano, per poi prendere altre strade nella sua crescita dosata.

Eva Marie Saint e Marlon Brando in un momento del film
Eva Marie Saint e Marlon Brando in un momento del film

C’è l’amore, c’è il coraggio, la passione, il tradimento, ma soprattutto c’è la voglia di giustizia. Quella di Edie, nello scoprire chi ha ucciso il fratello Joey, e quella di Terry, sopita, taciuta per anni, frenata dal guinzaglio corto del fratello Charley e apparentemente anestetizzata dal boss Johnny Friendly, che trova un risveglio di coscienza in un ultimo match che vale molto più del titolo di campione. Per Terry Malloy, ex-promessa del pugilato per cui la vita ha scelto per lui, nel terzo atto di Fronte del Porto c’è in palio il dimostrare di essere un uomo giusto in grado di fare la cosa giusta dinanzi alla corruzione e la malvagità intorno, o in altri termini, applicare nel pratico la lezione storica contenuta in una massima dello scrittore del Settecento britannico Edmund Burke: «La sola cosa necessaria al trionfo del male è che gli uomini buoni non facciano niente».

Il finale (mitico) di Fronte del Porto
Il finale (mitico) di Fronte del Porto

Ora, Terry non è un eroe buono tipicamente hollywoodiano, ma nemmeno un malvagio. In questo, la caratterizzazione delineata da Schulberg e Kazan è incredibilmente efficace perché ci presenta da subito un agente scenico spigoloso, pieno di dubbi, dall’indole buona ma costretto a fare azioni cattive e andato a spegnersi negli anni perché privo – o per meglio dire privato – delle proprie ambizioni e sogni. Un figlio del contesto deviante in cui è cresciuto (e da cui non se n’è mai andato), quella Hoboken, frazione di New York microcosmo kazaniano di un’America caotica, rissosa, fatta di omertà, gangster e burattini di carne, dove c’è poco spazio per la speranza di una vita onesta. Uno scagnozzo, in buona sostanza, ma dal cuore puro, disposto a ravvedersi. E la svolta qui ci viene offerta nella scena madre di Fronte del Porto: la scena nel retro del taxi tra Terry e Charley.

«Potevo diventare un campione. Potevo essere qualcuno, invece di niente, come sono adesso»
«Potevo diventare un campione. Potevo essere qualcuno, invece di niente, come sono adesso»

Della scena, la prima cosa che notiamo – e chiunque abbia visto Fronte del Porto lo sa già – è la presenza delle incomprensibili tendine al posto del vetro posteriore. Lì la colpa fu di Spiegel che si dimentico di pagare per l’attrezzatura per la retroproiezione. Un errore che finì, però, con il dare spontaneità e carattere ad una sequenza che racconta con semplicità, purezza e scambi dialogici eleganti che vanno dritti al punto, di sogni mancati e sacrifici, di famiglia («Fino a quella sera, non so come mai, ma non ho avuto più fiducia in me stesso. Non ho più saputo battermi. Tu eri mio fratello maggiore, avresti dovuto pensare a questo. Avresti dovuto capire che non valeva la pensa di sacrificarmi così per quattro soldi») e di fiducia e classe («Potevo diventare un campione. Potevo essere qualcuno, invece di niente, come sono adesso»).

Nei cinema italiani il film fu distribuito il 25 novembre 1954
Le esplosioni emotive di Elia Kazan e Fronte del Porto

Il resto lo fece il magnetismo attoriale di un Marlon Brando allo stato dell’arte premiato agli Oscar 1955 come Miglior attore protagonista. Una performance in evoluzione, la cui crescita setta il respiro filmico di Fronte del Porto, e che parte con l’essere minimale e dal linguaggio del corpo appena accennato per poi esplodere gradualmente e di pari passo con un’eroica tragicità sempre più pronunciata. E a dire il vero, è un po’ tutta la direzione degli attori di Kazan che vira verso esplosività emotive. Dal titanico e cattivissimo Lee J. Cobb che diede forma a un villain dalla gestualità violenta e caotica, a quel Rod Steiger di commuovente bravura in quel barlume di umanità ritrovata nella scena madre, sino all’esordiente Saint che di Fronte del Porto fu l’assoluta rivelazione, anche lei premiata agli Oscar nella categoria Miglior attrice non protagonista.

Eva Marie Saint all'esordio sul grande schermo
Eva Marie Saint all’esordio sul grande schermo

Di Oscar, Fronte del Porto se ne porterà a casa otto (tra cui Miglior film e Miglior regia), ma lì per lì, quando Kazan lo fece vedere a Brando per la prima volta in post-produzione, ne rimase spiazzato e non nel miglior modo possibile, come raccontato da lui stesso tra le pagine di La Mia Vita, la sua autobiografia: «Il giorno in cui Elia mi ha mostrato il film completo, ero così depresso per la mia performance che mi sono alzato e ho lasciato la sala di proiezione. Pensavo di essere stato un enorme fallimento e me ne sono andato senza dirgli una parola. Ero semplicemente imbarazzato per me stesso».

Nei cinema italiani il film fu distribuito il 25 novembre 1954
Nei cinema italiani il film fu distribuito il 25 novembre 1954

La stessa per cui Scorsese, nel 2004, usò parole dolcissime: «Quando guardi il suo lavoro in Fronte del Porto stai guardando la poesia più pura che si possa immaginare, in modo dinamico. In movimento. Tutto ciò che sappiamo sul potere della recitazione sul grande schermo si riferisce a lui» finendo con l’omaggiarlo direttamente nel meraviglioso monologo finale di Toro Scatenato Molti non sono fortunati, come quello che faceva Marlon Brando in Fronte del Porto: un pugile che era in ascesa e si era ritrovato in mezzo a una strada»). Un altro grande film su lottatori e uomini fragili dentro e fuori dal ring, un altro grande film da Oscar, ma quella è tutta un’altra storia…

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Qui sotto potete vedere il trailer originale del film: 

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