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Chloë Grace Moretz: «Suspiria? Grazie al film ho ritrovato me stessa»

Luca Guadagnino, la pausa dalle scene, il set spettrale: l’attrice racconta a Hot Corn l’atteso remake

Chloë Grace Moretz alla première del film a Los Angeles. Foto Shutterstock.

Anche se è ufficialmente “maggiorenne” per le leggi americane solo da qualche mese, il mondo dello spettacolo considera Chloë Grace Moretz adulta da, almeno, oltre un decennio. Prima di diventare la bimba ribelle di Kick-Ass aveva già calcato le scene più volte, e non sempre in ruoli adatti alla tenera età. La macchina tritatalenti di Hollywood stava per stritolarla, ma lei ha detto basta, almeno per un po’, forse anche perché stretta dalla morsa del gossip per la lovestory con il primogenito di David e Victoria Beckham. Lo ha raccontato a Hot Corn quando l’abbiamo incontratata alla Mostra di Venezia in occasione della presentazione dell’atteso Suspiria di Luca Guadagnino, prima di tornare a dare la voce ad un cartoon. Infatti, sarà Mercoledì Addams nel prossimo appuntamento cinematografica con la strampalata famiglia di “mostri” di The Addams Family, dopo aver interpretato Cam, adolescente costretta dalla zia ad andare in un istituto cattolico, per ”guarire” dall’omosessualità, in La Diseducazione di Cameron Post.

Tutte le donne di Luca Guadagnino alla première del filma Los Angeles. Foto Shuterrstock.

SUSPIRIA «Per me è stata un’opportunità irresistibile, mi ha permesso di non aver paura delle mie idee perché, Luca Guadagnino, le ha sempre accolte senza riserve, anzi mi ha incoraggiato a farmi avanti con qualsiasi suggerimento avessi per il mio personaggio. So per esperienza che non succede spesso, molti registi sono invece gelosi del proprio lavoro e meno aperti al dialogo».

Chloë Grace Moretz in Suspiria.

LUCA GUADAGNINO «Ci conosciamo da moltissimo tempo, e non vedevo l’ora di lavorare con lui, ci abbiamo provato in varie occasione senza trovare il progetto giusto. Finalmente in Suspiria – anche se la mia performance dura poco – mi guardo e non vedo più la Chloë di prima, ma una persona nuova, diversa, e non lo dico solo perché mi sono cimentata a recitare in tedesco e quindi “suonavo” diversamente. Luca è riuscito a tirare fuori una versione di me migliore, di cui sono orgogliosa».

Chloë Grace Moretz e Luca Guadagnino alla première del film a Los Angeles. Foto Shutterstock.

IL COPIONE «Suspiria? Più che un film, mi è sembrato una pièce teatrale (un tuono la interrompe facendo vibrare la finestra della suite d’hotel dove si tiene l’intervista e lei sobbalza, poi si riprende e dice: “Questo mi sembra il tempo perfetto per la première del film. Tremate, tremate, le streghe son tornate”., ndr.). Ricordo ancora il dialogo di quindici pagine da girare tutto d’un fiato, che prova incredibile! Non ringrazierò mai abbastanza Luca per avermi trasformata».

Una scena del film.

HORROR «Mi dicono che ormai sono abbonata agli horror, ma qui si va ben oltre il film di genere. Non è il classico film dove sai che ti aspetta uno spavento ogni volta che un personaggio gira per un angolo buio. C’è una manipolazione sottile della mente, si gioca di psicologia pura. E a me piace che l’esperienza sia corale, di gruppo, e che in essa si inseriscano i momenti individuali creando uno splendido affresco».

Chloë Grace Moretz è Patricia Ingle in Suspiria.

IL SET «Abbiamo girato in un hotel degli Anni Cinquanta in cima ad una montagna e l’atmosfera era carica di elettricità, quasi angosciante. Mi sentivo una trottola, spesso i peli del braccio si drizzavano quando si sentivano suoni inconsueti o qualcuno giurava di aver avvertito presenze o movimenti di oggetti. Sono diventata un po’ psicotica per via dell’energia spettrale che regnava sovrana ma mi sono divertita anche tantissimo».

L’ingresso della Markos Tanz Company di Suspiria.

LA PAUSA «Ho preso da poco un anno e mezzo di pausa, per capire in che direzione muovere la mia carriera e comprendere bene quali progetti valesse la pena abbracciare. Avevo bisogno di entrare di nuovo in contatto con la vera me, di mettermi in discussione. Si era un po’ spento il sacro fuoco della passione e cercavo un progetto che mi facesse alzare ogni mattina felice di andare sul set. D’altronde il cinema ha questo potere, quello di farci uscire da noi stessi, e grazie a Suspiria è stato possibile».

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