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Van Gogh: Willem Dafoe, Julian Schnabel e «quella storia d’amore tra arte e cinema»

Hot Corn ha incontrato a New York l’attore e il regista del film dedicato al geniale pittore olandese

NEW YORK – ”È stato molto divertente esprimersi attraverso Van Gogh”, ha ammesso Julian Schnabel, a proposito del suo At Eternity’s Gate, diretto come se si fosse calato lui stesso nei panni dell’inquieto genio. Tra i dialoghi scritti dal regista per Willem Dafoe – la performance è già in lizza per il premio Oscar, dopo la Coppa Volpi a Venezia e la nomination ai prossimi Globes -, ci sono diverse battute esistenziali, come quella in cui un medico chiede al pittore: “Perché dipingi?”, a cui l’uomo risponde, “Per smettere di pensare”. L’ispirazione per la pellicola è arrivata a Schnabel e al suo amico sceneggiatore Jean-Claude Carrière, quando hanno visitato nel 2014 la mostra al Museo d’Orsay Van Gogh/Artaud: Il suicidato della società. L’esposizione di Parigi ha suscitato in lui l’idea di fare un film sulla morte del pittore olandese, ponendo una domanda ben precisa: è stato un suicidio o un omicidio?

L’incontro al #NYFF56. Photo Credits: Julie Cunnah.

“Abbiamo iniziato a confrontarci su quello che sarebbe potuto accadere”, ha spiegato Schnabel, durante la presentazione allo scorso #NYFF56. In At Eternity’s Gate, Willem Dafoe interpreta l’artista come un uomo rinchiuso nel suo dipinto, attratto dai paesaggi, dalle persone a cui fa richieste impossibili, dalla vita che sembra pronto a salutare in qualsiasi momento, barcollando dall’ossessione alla lucidità. “Sono accadute cose interessanti perché abbiamo girato nei luoghi in cui viveva. Tanti paessaggi sono riconoscibili – ancora oggi – nei suoi dipinti”, ha detto Dafoe, a proposito delle riprese. L’attore, la cui somiglianza fisica con il pittore olandese è sorprendente, ha trovato un altro modo per mettersi nei panni dell’artista. “Stavo imparando a dipingere”, dice. Infatti, è accreditato insieme a Schnabel e Edith Baudrand come pittore delle opere del film.

Oscar Isaac è Paul Gaugin.

“Voglio solo essere uno di loro”, è la prima frase che sentiamo dire dal Van Gogh di Dafoe nel meraviglioso ritratto di Julian Schnabel. Il desiderio di appartenere, del resto, è il cuore pulsante del film. Attraverso la sua amicizia con Paul Gaugin (Oscar Isaac), basata sul rispetto nonostante le differenze di approccio artistico, van Gogh sbraccia per entrare in una comunità di artisti. Con la pittura,  l’artista diventa un tutt’uno con la natura, in bilico tra le punte dorate dei cipressi e la terra sotto alle scarpe. È il rapporto con suo fratello Theo (Rupert Friend), che lo ha sostenuto con ogni mezzo per tutta la sua vita – riconoscendo il suo genio quando nessuno lo faceva – che lo ha spinto verso l’interazione umana.

willem dafoe
Willem Dafoe è Vincent van Gogh.

Con Schnabel che, su Rupert Friend, ha dichiarato: “Quando ho voluto che facesse parte di questo film, conoscevo tutti gli altri tranne lui. All’inizio mi chiedeva perché il suo personaggio non parlasse, ma ho pensato che quello che avrebbe fatto e mostrato avrebbe avuto così tanto sentimento da non dover dire molto”. La conversazione si è conclusa con il pensiero dell’altro autore del film, Jean-Claude Carrière, “C’è una storia d’amore tra la pittura e il cinema, è una relazione che risale alle grotte preistoriche, con i disegni e le ombre. Quando Julian iniziò a realizzare film alla fine degli Anni Ottanta, era già un pittore riconosciuto. Ha girato ben cinque film. E, in uno dei suoi film, Before Night Falls con Javier Bardem, ho visto un momento che mi ricorda proprio le grotte preistoriche. Oggi, grazie a At Eternity’s Gate, Julian prova di nuovo a rendere l’immobile…mobile”.

Qui potete vedere il trailer di Van Gogh: Sulla Soglia dell’Eternità:

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