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C’era una volta il West | Sergio Leone, Claudia Cardinale e il Mito della Frontiera

Henry Fonda, Charles Bronson, Jason Robards, la genesi, la storia: Analisi di un capolavoro assoluto

Claudia Cardinale al centro della scena di C'era una volta il West, film di Sergio Leone del 1968
Claudia Cardinale al centro della scena di C'era una volta il West, film di Sergio Leone del 1968

ROMA – Archiviata la Trilogia del Dollaro per Sergio Leone arrivò il momento di andare oltre ed evolversi come narratore. La sfida era ambiziosa: rimescolare quelle stesse regole registico-linguistiche da lui codificate che lo resero, a conti fatti, immortale. Era davvero possibile fare meglio de Il buono il brutto il cattivo che dello Spaghetti-Western e del primo periodo leoniano rappresenta la summa? La perfezione registica? La risposta ci viene fornita da C’era una volta il West che nell’opus filmico leoniano è da ritenersi come il secondo, vero, turning point in carriera. Il motivo? Perché il primo capitolo della Trilogia del Tempo non è soltanto il saluto di commiato del cineasta romano allo Spaghetti-Western, ma anche il partire dai conclamati Leonismi per innovarne la grammatica filmica a livello intenzionale, caratteriale e narrativo: cambiare la prospettiva insomma.

Charles Bronson è Armonica
Charles Bronson è Armonica

Laddove la Trilogia del Dollaro fu delineata con la specifica intenzione di dare una scossa al Western classico ora nei toni, ora nella sporca caratterizzazione dei personaggi, la Trilogia del Tempo – a partire da C’era una volta il West – s’inserì agli albori del revisionismo degli americani e nel fiorire della libertà creativa della New Hollywood in quell’intermezzo temporale tra il saluto al cinema Western del grande John Ford de Il grande sentiero e l’inizio della rivoluzione di Sam Peckinpah tra Sierra Charriba e quel Il mucchio selvaggio nato – in via del tutto ironica – dal sentimento di riscossa americana in risposta al Dollaro leoniano. È la ratio a cambiare: amalgamare le estetiche Spaghetti nell’ottica di una rilettura del Western classico fordiano. Una rivoluzione nella rivoluzione, ma andiamoci per gradi.

Nei cinema statunitensi C'era una volta il West fu distribuito il 4 luglio 1969
Nei cinema statunitensi C’era una volta il West fu distribuito il 4 luglio 1969

Come accaduto per i precedenti Per qualche dollaro in più e Il buono, il brutto, il cattivo, Leone non aveva alcune intenzione di continuare con il Western spingendosi più verso il cinema gangster: è in questo periodo che iniziò a balenargli per la mente il concept de C’era una volta in America. La vita decise diversamente. Le uniche offerte che gli arrivarono erano soltanto progetti «Pistola e sperone». La United Artists gli offrì l’opportunità di fare un film con Charlton Heston, Kirk Douglas e Rock Hudson, Paramount Pictures, invece, mise sul piatto un budget altissimo e la presenza di uno dei suoi attori preferiti: Henry Fonda: Il viaggio di C’era una volta il West parte da qui. Solo che a Fonda non interessava affatto il ruolo di Frank per via della dimensione caratteriale malevola e senza scrupoli, la differenza la fece Eli Wallach.

Henry Fonda è Frank in una scena di C'era una volta il West
Henry Fonda è Frank

Il Brutto del capolavoro leoniano del primo periodo elogiò l’operato di Leone: «Ti cambierà la vita quel ruolo». Non se lo fece ripetere due volte. Con Fonda nel cast, per la prima volta in un Western, il top-billed, l’attore di peso, non interpreta l’eroe bensì il cattivo, una delle tante piccole-ma-grandi innovazioni offerte da C’era una volta il West (lo trovate su Netflix e Prime Video) al genere di riferimento. L’altra grande novità era l’opportunità di lavorare finalmente con Charles Bronson. Leone era letteralmente ossessionato da lui. Gli propose, in tutte e tre le volte del Dollaro, il ruolo che rese poi grande Clint Eastwood per un totale di due rifiuti (Joe e Il Monco) e una rinuncia a Il Buono causa contemporanea lavorazione di Quella sporca dozzina. Stavolta però accadde il contrario: fu Eastwood che rifiutò il ruolo di Armonica, aprendo involontariamente le porte a Bronson.

Jason Robards è Cheyenne
Jason Robards è Cheyenne

Questo cambiò in parte i piani alla base dell’incipit de C’era una volta il West che in origine sarebbe dovuto essere molto più di rottura e dalla chiara significazione. Non solo rappresentò un unicum in termini di ritmo fungendo da prima apertura di racconto narrativa e/o costruita e non puramente funzionale/d’impatto, ma nei piani originali – quando Leone dava per scontata la presenza di Eastwood come Armonica – al suo arrivo in stazione ci sarebbero dovuti essere il Brutto (Eli Wallach) e il Cattivo (Lee Van Cleef) del film precedente ad aspettarlo. Come se Leone volesse omaggiare il recente passato per poi metterselo definitivamente alle spalle facendo scontrare le due visioni leoniane: quella del Dollaro e quella del Tempo, uguali, opposte e compenetranti, al servizio del Western e del cinema. Non se ne fece nulla, ma resta comunque una delle sequenze più preziose della storia del cinema.

Il leggendario incipit di C'era una volta il West
Il leggendario incipit di C’era una volta il West

Perché ad attendere Armonica in un silenzio scenico strepitoso, vivo, fatto di Leonismi declinati in inquadrature dal respiro scenico sacrale e attento ci sono i volti segnati e minacciosi del compianto Al Mulock – si suicidò con il costume di scena pochi giorno dopo aver filmato la sequenza – ma soprattutto Jack Elam e Woody Strode che del Western classico sono stati volti di contorno preziosi. Ecco, in quella sequenza disturbata da rumori puri, tra un poderoso campo e controcampo lungo e una Leone, il regista romano elevò gli intenti originari ponendosi lui come autore, come codificatore dello Spaghetti-Western, in opposizione al Western classico. C’era già tutto di C’era una volta il West in quella scena. E il duello? Formidabile. A differenza dei precedenti più ragionati e imponenti della Trilogia del Dollaro, qui è tutto più veloce, fulmineo, incisivo, in una parola: netto. Praticamente un film-nel-film.

Una Leone di Bronson
Una Leone di Bronson

Del resto, e forse è quasi un record, la mole artistica di autori che presero parte alla stesura di C’era una volta il West ha dell’incredibile con dei risvolti degni di un kolossal. Fu il destino a far incontrare Bernardo Bertolucci, Sergio Leone e un giovane Dario Argento, durante una proiezione de Il buono il brutto il cattivo in un cinema romano. Per quasi tutto il 1967 i tre lavorarono allo script. Mesi e mesi di chiacchierate creative sul senso dell’opera e sui molti significati attribuibili al titolo del racconto, come la ratio filmica ascrivibile all’unione di celebrazione insita dell’epoca d’oro del Western in un’ambientazione favolistica: nostalgia che incontra la narrazione popolare e l’attendibilità storica. Nonostante le appassionate chiacchierate cinefile però la strade di Argento, Bertolucci e Leone si separarono presto, non prima però di aver redatto un mostruoso trattamento da 300 pagine comprendente appunti, idee registiche, immagini visionarie.

C'era una volta il West di Sergio Leone fu presentato nei cinema italiani il 20 dicembre 1968
C’era una volta il West di Sergio Leone fu presentato nei cinema italiani il 20 dicembre 1968

Per il copione Leone preferì richiamare il fidato Sergio Donati nel frattempo parecchio indispettito per non esser stato coinvolto nel progetto se non a questo punto: «I due intellettuali hanno mollato il lavoro. Come possiamo andare avanti e fare un film?», gli disse Leone al telefono e ci volle un (bel) po’ prima che Donati accettasse di salire a bordo, non prima di avergli strappato una promessa: «Giù la testa lo scriveremo assieme!». Scelse bene Leone, il contributo di Donati fu essenziale nel dare forma allo script oltre a smussare un po’ alcune linee dialogiche e ce n’era di carne sul fuoco in C’era una volta il West e non parliamo soltanto di un Cheyenne (Jason Robards) imprevedibile, caotico, provocatore, ispido e argutamente comico: autentica scheggia impazzita caratteriale sulla scia de il Brutto di Wallach, ma di lei, la Jill di Claudia Cardinale, il cuore del film.

Claudia Cardinale: il cuore di C'era una volta il West
Claudia Cardinale: il cuore di C’era una volta il West

Una dimensione caratteriale preziosa, la sua, dalla trasformazione dinamica, stratosferica, che passa dal ruolo narrativo di damigella capitata per caso a pioniera della civilizzazione: il primo, vero – e a conti fatti unico – ruolo femminile positivo del cinema leoniano. È suo ed è in C’era una volta il West, inseritasi armonicamente in un reticolato narrativo di rottura rispetto al glorioso passato del Dollaro. Un’opera corposa nella mole e nel suo essere affresco di un West vivo e fremente, nel pieno di una rivoluzione socio-industriale il cui sapore lascerà presto spazio al progresso del mondo moderno dell’avvento della Civilizzazione, nell’andamento ritmico (compassato) e nelle svolte sceniche, ma asciutta nella sua essenza: null’altro che una vendetta tra uomini. Armonica e Frank. Un duello tutt’altro che spettacolare ma psicologico e catartico nel suo essere un incontro/scontro tra fantasmi del passato.

Charles Bronson e Henry Fonda in un momento del film
Charles Bronson e Henry Fonda in un momento del film

Un duello, soprattutto, dove la spettacolarità registica dei trielli del Dollaro lascia il posto a una sorprendente solidità narrativa fatta di montaggio alternato tra il dolore del passato e la resa dei conti del presente. L’apogeo di un nuovo linguaggio filmico che nel rileggere i tipici topos Leoniani destrutturandoli scena per scena – dall’incipit sfavillante alla risoluzione del conflitto più narrativa e ragionata e dal compimento netto e incisivo – vede C’era una volta il West dispiegarsi in una struttura narrativa sontuosa, dotata di quattro archi con cui Leone può fregiarsi del talento dei suoi favolosi interpreti. L’inizio di una nuova trilogia che tra Giù la testa e C’era una volta in America vedrà Leone demolirsi, rimodellarsi e rinascere come solo i grandi, anzi, i grandissimi registi, sono stati capaci di fare.

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