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Carlito’s Way | Al Pacino, Brian De Palma e il secondo tempo di Carlito Brigante

Sean Penn, Penelope Ann Miller, il legame con Scarface e quel finale indimenticabile. Cronaca di un cult

Carlito's Way
Al Pacino in Carlito's Way

ROMA – Ci sono film che creano nello spettatore l’illusione che le cose possano andare diversamente per il protagonista principale. Che a prescindere da quante lo si possa aver (ri)visto, il finale di quel film possa riservare – in maniera del tutto illogica – una piccola sorpresa, un destino diverso, una svolta narrativa salvifica: è la magia del cinema del resto e della sua meravigliosa sospensione dell’incredulità. Poi c’è Carlito’s Way di Brian De Palma per cui l’illusione diventa quasi un desiderio, un bisogno: sperare che stavolta Carlito Brigante (Al Pacino) e Gail (Penelope Ann Miller) ce la facciano a coronare il loro sogno di amore ed evasione salendo su quel treno per Miami e poi dritto ai Caraibi. Ma non accade, mai, e non perché la narrazione si sviluppa così, ma perché in fondo Carlito’s Way ce lo indica sin dalla sequenza d’apertura.

A ogni visione di Carlito's Way la speranza è che Carlito e Gail ce la facciano a salire su quel treno per Miami
Una scena del film

Tutta la narrazione è null’altro che una poderosa digressione temporale di 144 minuti dal punto di vista di un Carlito morente o comunque sul punto di andarsene («Qualcuno mi sta tirando verso il basso, lo sento anche se non lo vedo»), che però ci crede ancora ( «Però non ho paura, ci sono già passato. State tranquilli, ho un cuore che non molla mai. Non sono ancora pronto a fare fagotto») così da giustificare il racconto della sua epica sentimentale. E a quel punto scatta la magia di un Carlito’s Way ipnotico, solidissimo, intimo, tutto poggiato sulle spalle di un Pacino stratosferico e romantico, intenso nella sua voglia di vita, che vede De Palma raccontare dell’irrisolta – e irrisolvibile – dicotomia tra l’ineluttabilità del tempo che scorre e l’impossibilità di una nuova vita se i fantasmi del passato – devianti e marci – la pensano diversamente.

«Me ne sto andando, lo sento. Ultimo giro di bevute, il bar sta chiudendo»

Infine quel climax – che in origine De Palma avrebbe voluto girare al World Trade Center per poi ripiegare alla Grand Central Station in una formidabile autocitazione alla scena madre di The Untouchables – Gli intoccabili (di cui potete leggere qui il nostro Longform) – che vede Carlito’s Way spingere al massimo sull’aspetto emozionale di una corsa contro il tempo sino alla banchina del treno, interrotta sul più bello da quel sopraffino gioco di montaggio il cui vicolo cieco visivo dà vita – sulle note di You Are So Beautiful di Joe Cocker – a uno dei finali più romantici e struggenti che la storia del cinema ricordi («Me ne sto andando, lo sento. Ultimo giro di bevute, il bar sta chiudendo. Il Sole se ne va. Dove andiamo per colazione? Non troppo lontano. Che nottata») fatto di rammarico e puro dolore.

I titoli di coda di Carlito's Way sulle note di You Are So Beautiful di Joe Cocker
I titoli di coda sulle note di You Are So Beautiful di Joe Cocker

Ciliegina sulla torta di un’opera magnificente, traboccante cinema da tutti gli orli, capace di permettersi un formidabile Sean Penn come deuteragonista/antagonista date le circostanze – la discesa degli inferi di David Kleinfeld contrasta con la voglia di vita e purezza di Carlito, ostacolandola – che vive dalla sua di un potenziamento di senso dalla presenza della coppia De Palma/Pacino di nuovo al lavoro a dieci anni da Scarface e da quel Tony Montana spietato, privo di scrupoli, che del ravveduto e romantico Carlito Brigante è l’opposto caratteriale. Ecco, in quest’ottica, come a crearvi uno spontaneo filo conduttore, Carlito’s Way sembra quasi il secondo tempo di Tony Montana o della sua sopraggiunta redenzione nel voler fare la cosa giusta, pur privo di quell’iconicità, di quel sapore mitologico che rese unico il – per così dire – predecessore del 1983.

Al Pacino è Carlito Brigante

Ironia della sorte vuole però che le strade di Carlito Brigante e di Pacino si fossero incrociate molto prima di quella con Tony Montana, precisamente nel 1973. Ne sentì parlare in una palestra YMCA di New York mentre stava lavorando allo sviluppo caratteriale di Frank Serpico nel (quasi) omonimo film di Lumet, durante il suo incontro con il Giudice della Corte Suprema dello stato di New York Edwin Torres che di lì a poco, tra il 1975 e il 1979, pubblicherà i romanzi che dello script poi reso forma filmica da De Palma saranno la base portante e l’ossatura (Carlito’s Way, Fuori Orario) ispirati al suo vissuto nel barrio di East Harlem tra guerre tra bande, droga e povertà. Quando furono ultimati, Pacino li lesse avidamente e gli piacquero talmente da immedesimarsi nei panni di Carlito che vide da subito come un suo ruolo.

Sean Penn è David Kleinfeld

Poi il silenzio, il successo, il talento espresso tra autentici instant-cult come … E giustizia per tutti, il maledetto Cruising, Scarface, Paura d’amare, non si sentì parlare di Carlito’s Way per i successivi dieci anni finché, nel 1989, Pacino non si ritrovò coinvolto in un’assurda causa da 6 milioni di dollari con il produttore Elliott Kastner che lo accusava di non aver rispettato un presunto accordo che avrebbe visto una versione del film in pre-produzione con Marlon Brando nei panni di David Kleinfeld e Pacino, ovviamente, in quelli di Carlito Brigante. Andarono al patteggiamento e il tutto si sgonfiò velocemente, ma fu comunque una seccatura. Circa un anno dopo Pacino bussò alla porta dell’executive Martin Bregman – con cui aveva precedentemente lavorato tra Serpico e proprio Scarface – sottoponendogli un primo draft preliminare che però non lo colpì particolarmente.

Carlito's Way fu presentato negli Stati Uniti d'America il 7 novembre 1993
Carlito’s Way fu presentato negli Stati Uniti d’America il 7 novembre 1993

Concordò con Pacino però sul potenziale dello script, su come il personaggio di Carlito potesse adattarsi bene al suo talento. Contattò così lo sceneggiatore David Koepp fresco di stesura di quel cult senza tempo de L’uomo ombra – sempre prodotto da Bregman – chiedendogli di poter rimaneggiare lo script di Carlito’s Way. Dopo un’attenta analisi i tre convennero di concentrarsi maggiormente sul secondo romanzo di Torres, Fuori Orario, pur lasciando inalterato il titolo Carlito’s Way in modo da non creare confusione con l’omonimo film di Scorsese del 1985 (di cui potete leggere qui il nostro Longform). A script ultimato si pensò a uno fra John Mackenzie e Abel Ferrara forti del successo de, rispettivamente, Quel lungo venerdì santo e King of New York. Infine la suggestione che divenne certezza. Quel De Palma che a dire il vero accettò di dirigerlo con una certa riluttanza.

Nei cinema italiani Carlito's Way arrivò il 22 dicembre 1993
Nei cinema italiani arrivò invece il 22 dicembre 1993

Il motivo? Dopo le prime pagine di script temeva si trattasse di uno Scarface 2.0Non voglio fare un altro film in gangster in lingua spagnola!»). A script ultimato si rese conto di tenere tra le mani un neo-noir dal respiro corto del thriller urbano e poi si trattava di lavorare nuovamente con Pacino da lui definito: «Un motore incredibile. Quando girammo Carlito’s Way non vedevo l’ora di uscire e iniziare a girare solo per vederlo camminare mentre girava una scena». Accanto a lui Penn che ammise anni dopo di aver accettato la parte di Kleinfeld per l’opportunità di lavorare con Pacino e per i soldi del cachet con cui finanziò il suo secondo film da regista (Tre giorni per la verità). Penelope Ann Miller fu invece richiesta espressamente da Pacino che la vedeva come perfetta Gail e con cui ebbe una relazione molto chiacchierata.

37 milioni di dollari al box-office per Carlito's Way, pochi per parlare di successo commerciale, abbastanza per definirlo un gioiello filmico
37 milioni di dollari al box-office, pochi per parlare di successo commerciale, abbastanza per definirlo un gioiello filmico

Non ultimo John Leguizamo – che in quella stessa annata prenderà parte al caotico Super Mario Bros. – che rifiutò la parte di Benny Blanco ben quattro volte, finché De Palma non gli concesse la possibilità di improvvisare (visto anche il ridotto ma prezioso minutaggio). Presentato a New York il 7 novembre 1993, la critica del tempo non accolse benevolmente Carlito’s Way, accusando De Palma di aver realizzato un gangster-movie all’ombra di Scarface e The Untouchables – Gli intoccabili. Al box-office non andrà meglio, con appena 37 milioni di dollari incassati world-wide a fronte di un budget di poco più di 30. Poco per parlare di successo commerciale, ma abbastanza da poterlo definire una gemma filmica senza tempo. Oggi più di ieri, trent’anni dopo.

  • LONGFORM | Serpico, cinquant’anni dopo
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  • LONGFORM | Scarface, Pacino, De Palma e il mito di Tony Montana

Qui sotto potete vedere una featurette del film: 

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