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Aspettando l’Oscar | Da Brian De Palma a Tim Burton: 10 registi mai candidati

Clamorose dimenticanze e assenze imperdonabili: la storia degli Academy? Fatta di errori

Scaeface, una foto dal set del film.
Brian de Palma e Al Pacino sul set di Scarface.

MILANO – Accade ogni anno, inevitabilmente: dopo le nomination, si fanno bilanci e si analizzano le precedenti edizioni degli Oscar cercando di capirne l’evoluzione. Perché a Hollywood, si sa, le cose funzionano secondo logiche perverse, per cui c’è chi – leggi Steven Spielberg – è riuscito a conquistare quattro statuette, e chi, come Brian De Palma, non ha ricevuta nemmeno una nomination (!). Sì, avete letto bene. Nessuna. Tra nomination mai ottenute o guadagnate in altre categorie, noi di Hot Corn abbiamo scelto 10 registi che, almeno una volta, avrebbero dovuto contendersi l’Oscar.

Oscar 2023
Oscar 2023? Sì, ma prima uno sguardo indietro…

BRIAN DE PALMA – No, non è un nostro errore: Brian De Palma non ha davvero mai ricevuto una nomination all’Oscar. Tra i membri della New Hollywood, il regista ha una lunga lista alle spalle di cult, da Carrie a Scarface, da Carlito’s Way a Vestito per uccidere e Gli Intoccabili ma, chissà perché, l’Academy, lo ha sempre (e vergognosamente) tenuto lontano dai gradini del palco del Dolby.

LA NOMINATION DI HOT CORN –  Facile dire Scarface quindi diciamo Gli intoccabili, capolavoro escluso dalla cinquina nel 1988. Gli venne preferito Attrazione fatale.

TIM BURTON – Altra assenza clamorosa. In realtà due nomination Burton le ha prese, ma solo per il miglior film d’animazione con La Sposa Cadavere e Frankeweenie, mai come regista. Incredibile, ma vero, nonostante capolavori come Edward mani di forbice, Big Fish e Ed Wood.

LA NOMINATION DI HOT CORN – Big Fish era perfetto per l’epica di Hollywood e degli Oscar, ma nel 2004 gli venne preferito Seabiscuit. Un abbaglio clamoroso.

JIM JARMUSCH – Ciuffo bianco come la luna, occhiali neri, una filmografia attraversata dall’amore per la musica e segnata dall’influenza del cinema surrealista. Nonostante il suo stile registico unico e distintivo, Hollywood lo ha sistematicamente ignorato.

LA NOMINATION DI HOT CORN – Dead man e Solo gli amanti sopravvivono. No, non chiedeteci di scegliere perché ne avrebbe meritate almeno due.

JEAN-LUC GODARD – Più che un regista, un simbolo. Godard ha girato pellicole fondamentali come Il disprezzo e Fino all’ultimo respiro, ma non è stato mai considerato dall’Academy, fino al 2011, quando gli hanno assegnato un tardivo Oscar alla carriera. Che lui non ha ritirato.

LA NOMINATION DI HOT CORN – Fino all’ultimo respiro, ovviamente, perché da lì in poi il cinema non è più stato lo stesso.

TERRY GILLIAM – Eccessivo, colorato, folle, disperato, kitsch, demenziale, apocalittico. Mentre aspettiamo il suo film (maledetto) su Don Chisciotte, ripensiamo a quante anime di Gilliam hanno attraversato il cinema fino ad oggi. Lui almeno una nomination l’ha presa, ma solo come sceneggiatore per Brazil.

LA NOMINATION DI HOT CORN – L’esercito delle 12 scimmie? Anche, ma soprattutto La leggenda del re pescatore e Paura e delirio a Las Vegas.

SERGIO LEONE – Citato da chiunque, osannato dal pubblico e critica, i suoi western hanno saputo raccontare l’America e la sua genesi con occhi stranieri e meglio degli americani. Clint Eastwood deve molto (se non tutto) a Leone, così come Tarantino. Mai candidato.

LA NOMINATION DI HOT CORN – Per C’era una volta in America, che almeno al Golden Globe due nomination le prese: una per Leone e una a Ennio Morricone.

SPIKE LEE – L’estetica e lo stile di Spike Lee sono tra i più riconoscibili e influenti del cinema moderno, ma il regista non è mai stato amato dagli Oscar, almeno fino al 2016, quando l’Academy lo ha insignito di una statuetta alla carriera (a nemmeno sessant’anni?). Eppure le occasioni per nominarlo non sono mancate, da Jungle FeverMalcolm X. BlacKkKlansman ha fatto giustizia: prima (meritata) candidatura e Oscar (ma alla sceneggiatura!!).

LA NOMINATION DI HOT CORN – La 25ª ora, capolavoro assoluto sul post 9/11, dolente e folgorante storia della New York di ieri e di oggi.

DAVID CRONENBERG – Troppo irregolare per gli Oscar, si dirà. Vero, ma all’autore canadese almeno una nomination potevano darla, almeno per Inseparabili o La promessa dell’assassino. Oppure anche per il dimenticato e unico Spider con un grande Ralph Fiennes.

LA NOMINATION DI HOT CORN – A History of Violence, del 2005, con una (s)cena finale distruttiva, parabola dell’America e della violenza che scorre nel sangue di chi ci vive.

FRITZ LANG – Il regista tedesco maestro dell’espressionismo cinematografico, capace di concepire un cinema, nato allora solo da una manciata di anni, talmente all’avanguardia da essere tutt’ora strettamente attuale. Il suo M-Il Mostro di Düsseldorf, lo girò nel 1927, l’anno di Metropolis, quando l’Academy non esisteva.

LA NOMINATION DI HOT CORN – Il grande caldo con la formidabile coppia Glenn Ford e Gloria Grahame.

SAM PECKINPAH – E pensare che c’è gente in giro che si lamenta che Bryan Singer (…) non abbia mai ricevuto una nomination all’Oscar. Genio assoluto del cinema del Novecento, Peckinpah prese una nomination solo come sceneggiatore per Il mucchio selvaggio. Si dirà che era un irregolare. Vero, ma anche Robert Altman lo era e almeno cinque nomination le prese.

LA NOMINATION DI HOT CORN – Cane di paglia, a cui nel 1972 fu preferito il dimenticato Nicola e Alessandra di Franklin J. Schaffner.

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