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A24 | Da Moonlight a Diamanti Grezzi: e se il futuro del cinema passasse per New York?

In meno di dieci anni la compagnia indie si è imposta nell’industria. E ora fa accordi con Apple…

A24

MILANO – Per chi non lo sapesse l’A24 è un’autostrada che, lasciandosi alle spalle il Grande Raccordo Anulare di Roma, arriva fino in Abruzzo, a Teramo. È guidando su quel tratto di strada che Daniel Katz, all’epoca capo reparto finanziamento dei film alla Guggenheim Partners, ha deciso di fondare una casa di distribuzione e produzione cinematografica e, per omaggiare e cristallizzare quell’intuizione, da deciso di chiamarla proprio A24. Nata ufficialmente il 20 agosto 2012, la compagnia indipendente vede tra i fondatori, oltre a Katz, anche David Fenkel e John Hodges (che ha lasciato il suo ruolo nel 2018). Se state immaginando una sede all’ombra della scritta sul Monte Lee di Hollywood dovrete spostare lo sguardo un po’ più a est. Più precisamente al 31 West 27th Street di ‎New York, a pochi isolati dal Flatiron e dal Madison Square Park.

Una scelta che, da sola, già basta come dichiarazione d’intenti. «Troviamo film per i quali la nostra prospettiva, il nostro sistema, le nostre persone, possono agire per renderlo qualcosa di speciale», ha dichiarato Fenkel, «Se verrà distribuito allo stesso modo da un’altra società, di solito non lo seguiamo». Fu proprio la distribuzione, nel 2013, di Spring Breakers di Harmony Korine, a farli notare agli addetti ai lavori e al pubblico. Vi basti sapere che per la campagna di promozione del film agli Oscar inviarono ai membri della giuria un messaggio in sintonia con i toni del film: Consider this Sh*t. Solo un piccolo esempio del diverso tipo di approccio e idea di marketing rispetto alle altre case di distribuzione.

Una scena di Moonlight con cui A24 ha vinto l'Oscar
Una scena di Moonlight

Dal 2013 al 2016 hanno continuato a lavorare alla distribuzione di film come The Spectacular Now, Ex-Machina, Room, The Lobster, American Honey, The Witch – lanciando le carriere di attori e registi come Miles Teller o Robert Eggers e inanellando nomination e Oscar – fino al grande passo della prima produzione. Quello che li ha portati – letteralmente – a togliere dalle mani l’Oscar come Miglior Film a La La Land per trionfare con Moonlight, storia di formazione di un giovane afro-americano diretta da Barry Jenkins. Così, in meno di cinque anni da quell’intuizione sull’A24, la compagnia indipendente è riuscita a diventare un osso duro per Hollywood. Un rivale capace di contrastare a colpi di ambizione, visione e coraggio la trafila di sequel, cinecomics e live-action che hanno invaso l’industria cinematografica americana.

Florence Pugh, la Regina di maggio di Midsommar
Florence Pugh, la Regina di maggio di Midsommar

Ma non è finita qui. Con un accordo VOD da $ 40 milioni con DirecTV, una collaborazione con Amazon Instant Video e un patto per una serie di film siglato con Apple – il primo, On the Rocks, sarà diretto da Sofia Coppola e vedrà protagonista Bill Murray – A24 è cresciuta esponenzialmente sotto i nostri occhi. Come se non bastasse, per finanziare i loro progetti, hanno ottenuto una linea di credito da 125 milioni di dollari con Bank of America, J.P. Morgan e Sun Trust Banks (fonte Ceros). Dollari investiti in produzioni che altri Studios non avrebbero mai preso in considerazione o trasformato in qualcosa di molto diverso dall’idea originale. Provate a immaginare film come A Ghost Story, Il sacrificio del cervo sacro e First Riformed o al ruolo centrale nel processo di contaminazione dell’horror, dal già citato The Witch a It comes at night e The Lighthouse fino al clamore suscitato da Ari Aster con Hereditary e Midsommar.

A24
The Last Man in San Francisco, uno dei tanti inediti di A24 in Italia. E che fine ha fatto Mid90s di Jonah Hill?

Proprio la favola macabra con protagonista Florence Pugh è stata una delle pellicole escluse dalla corsa agli Oscar 2020 insieme a The Farewell di Lulu Wang e Diamanti Grezzi dei fratelli Safdie. Titoli che hanno riscosso il favore unanime di pubblico e critica ma che l’Academy ha deciso di snobbare – ripicca hollywoodiana? – facendo di A24 la grande sconfitta di quest’edizione. Ma la compagnia ha trovato la sua consolazione nei sette Independent Spirit Awards vinti, accompagnati dal discorso memorabile di Adam Sandler che li ha definiti «i premi “miglior personalità” a Hollywood». Premi a parte, uno dei grandi meriti di A24 è quello di essere stato in grado di creare un’estetica cinematografica nuova e riconoscibile sfruttando il marketing in modo originale e intelligente (fatevi un giro sui loro social per farvi un’idea).

Il set da barba di The Lighthouse di A24
Il set da barba di The Lighthouse

Un magazine, un podcast, interviste, playlist, proiezioni all’aperto e uno shop online (troverete di tutto: dal set da barba di The Lighthouse alle candele aromatizzate per genere). A24 è anche questo. «Fanno funzionare le cose che secondo le procedure standard, in realtà, non dovrebbero funzionare. E non sto dicendo che siano dei maghi», ha dichiarato Alex Garland, regista di Ex-Machina, «Penso che ciò che hanno capito è che c’è un numero sufficiente di persone là fuori che vogliono materiale più stimolante o diverso. E mirano a loro».

Una scena di First Cow
Una scena di First Cow

E per il futuro? Il 2020 per A24 sarebbe dovuto iniziare il 6 marzo quando First Cow di Kelly Reichardt, storia dell’amicizia tra due uomini suggellata da una mucca da latte nell’America del 1800, sarebbe dovuto uscire in sala. Stessa sorte sospesa per il debutto alla regia di Rose Gloss con l’horror psicologico Saint Maud e l’adattamento del poema cavalleresco Sir Gawain e il Cavaliere Verde di David Lowery con The Green Knight. Tutte date di uscita ancora da definire vista l’emergenza Covid-19 che ha momentaneamente chiuso i cinema di mezzo mondo. Titoli a cui si uniscono Minari di Lee Isaac Chung alle prese con il sogno americano di una famiglia di origine coreana e il ritorno di Janicza Bravo con Zola, il racconto del weekend folle una cameriera di Detroit. Per dirla alla Harmony Korine: «A24? Ha le palle».

  • Midsommar e la fiaba macabra di Ari Aster sull’appartenenza
  • Lulu Wang: «Io, The Farewell e il cinema come appartenenza»
  • Diamanti Grezzi | La rivincita di Adam Sandler e il realismo americano

Qui potete vedere il trailer di Saint Maud:

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