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Un nuovo libro e quella mancata nomination all’Oscar: l’importanza di essere Ethan Hawke

Da Explorers a Tesla passando per First Reformed: perché l’attore meritava la candidatura all’Oscar

Rules for a Knight, il libro che Ethan Hawke ha scritto per i figli.

MILANO – Alla fine, come diciamo nel nostro podcast, è solo un gioco, una specie di figurine Panini per appassionati di cinema oppure, se volete, la Champions League di Hollywood. Quindi il voto finale dell’Academy conta relativamente, perché l’aspetto più gustoso della Notte degli Oscar è proprio il dibattito infinito che continua tra appassionati e amici, non a caso c’è gente che ancora discute se all’edizione del 1995 dovesse vincere Pulp Fiction invece che Forrest Gump oppure che si chiede come sia possibile che Al Pacino abbia dovuto aspettare venticinque anni vincere un Oscar e Stanley Kubrick ne abbia vinto solo uno per gli effetti speciali (incredibile, ma vero).

1993: il primo Oscar di Al Pacino, qui con Emma Thompson.

Il dibattito potrebbe andare avanti per settimane, allora noi di Hot Corn abbiamo deciso di buttare benzina sul fuoco, lanciando la nostra piccola, e ovviamente insignificante, petizione per uno degli attori più sottovalutati degli ultimi venticinque anni: Ethan Hawke. Perché? Perché quest’anno avremmo voluto vedere lui nella cinquina con First Reformed, forse proprio al posto di Rami Malek che dai tempi di Mr. Robot è bravo, bravissimo – sì, lo sappiamo – ma per arrivare alla cinquina ci sono attori che hanno aspettato anni e forse lui poteva aspettarne ancora un paio senza problemi.

Ethan Hawke in Boyhood, per cui prese la nomination come non protagonista.

In carriera Hawke ha preso due nomination e entrambe come miglior attore non protagonista: nel 2002 per Training Day e nel 2015 per Boyhood. Aggiungeteci le due prese come sceneggiatore e condivise con Julie Delpy per Before Sunset e Before Midnight e il caso è chiuso. In First Reformed – che potete recuperare su CHILI, visto che in sala non è mai arrivato – Hawke riesce a dare corpo alle parole di Paul Schrader in maniera incredibile: viso scavato e faccia sofferente, il suo cappellano Toller per 108 minuti si muove tra fede e dubbio, tra le parole di una canzone di Neil Young e quelle della Bibbia.

Ethan Hawke nei panni del cappellano Ernst Toller in First Reformed.

Singolare che alla fine l’unica nomination per First Reformed l’abbia presa proprio Schrader per la miglior sceneggiatura originale, candidatura che ci ha anche ricordato l’assurdità degli Oscar perché Schrader – uno dei più grandi autori del cinema contemporaneo – non era mai stato nominato prima, nemmeno per lo script di Taxi Driver (!) e nemmeno per quello di Toro Scatenato (!!). Insomma, la strada degli Oscar è piena di errori, sviste e imperdonabili dimenticanze (qualcuno ha detto Orson Welles?), per questo una nomination a Ethan Hawke ci avrebbe riconciliato con un premio che ha lasciato fuori dalla cinquina anche due mostri sacri come Robert Redford e Clint Eastwood.

Cappello, occhiali e giacca di pelle: Hawke nel nuovo film, Stockholm.

L’impressione è che a Hawke continui a non importare nulla, impegnato a mescolare cinema d’autore e divertissment, blockbuster e film indipendenti, senza dimenticare la regia (qui vi avevamo parlato del suo bellissimo Blaze), il teatro (dov’è ora con True West di Shepard) e il nuovo film diretto da Kore-Eda. Così, sperando che per l’Oscar non debba aspettare troppo (Eastwood e Redford non l’hanno mai vinto come attori, solo come registi), non ci resta che riempire l’assenza curiosando di tanto in tanto sulla sua pagina Instagram, dove tra ricordi di Giovani, carini e disoccupati e copertine di Rolling Stone posta foto con altri candidati, loro sì, come Regina King e Alfonso Cuaron.

Hawke con Alfonso Cuarón e Regina King ai New York Film Critics’ Circle Awards.

In attesa di vederlo nei panni di Nikola Tesla in Tesla (in The Prestige lo interpretò Bowie per Nolan), il nostro consiglio è scoprire First Reformed e cercare il piccolo, delizioso libro che qualche anno fa scrisse – per gioco – ai figli e che ora una casa editrice americana ha pubblicato: si chiama Rules for a Knight e contiene consigli, aforismi e indicazioni di vita. Un esempio? «Umiltà. Mai dire che sei un cavaliere, comportati semplicemente come tale». Un po’ come ha fatto lui in questi trentacinque anni di cinema, da Explorers a fianco dell’amico River Phoenix all’imminente Juliet, Naked, tratto da Tutta un’altra musica di Nick Hornby, in cui a un certo punto si siede alla tastiera e si mette a cantare Waterloo Sunset dei Kinks. Quasi meglio di una nomination…

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