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Da Hereditary a Joaquin Phoenix | L’inquietante normalità di un genio chiamato Ari Aster

Dopo le rivelazioni Hereditary e Midsommar, arriva Disappointment Blvd. Ecco perché lo amiamo

La normalità sinistra del signor Ari Aster.

ROMA – Per i più arguti, coraggiosi e intraprendenti, può essere facile, durante un film horror o thriller, capire chi sia l’assassino, conoscere le motivazioni dei suoi omicidi. O comprendere perché, questo o quell’altro fantasma, sia tornato dall’aldilà, alla ricerca di vendetta, volendo chiudere qualche conto in sospeso. Molto meno facile è, invece, capire cosa si nasconde dietro la mente del creatore di quei film che, una volta visti, non riescono a farci chiudere occhio. E, spesso, la realtà è molto (molto) diversa da quella che immaginiamo. Alfred Hitchcock? Un burlone. Wes Craven? Spiritosissimo. Dario Argento? Alla mano, si potrebbe dire. Nessuna venatura paurosa, nessun squilibrio folle: pura, semplice, normalità.

Ari Aster e il direttore della fotografia Pawel Pogorzelski sul set di Hereditary

Lo stesso concetto di tranquillità lo possiamo applicare ad un altro – nuovo sì, ma già ricercato, osannato, studiato – regista dell’orrore: Ari Aster. Boom negli States con il suo lungometraggio di debutto Hereditary – lo trovate su CHILI – e successo mondiale, con quasi 80 milioni di dollari fin ora incassati (il budget? Appena 10 milioni) e poi altro grande colpo con Midsommar – in streaming qui. Ari Aster e la normalità, dicevamo. Cresciuto a New York, diplomatosi alla prestigiosa American Film Institute e maturato divorando qualsiasi VHS horror che gli capitasse sotto mano. E pensare che, come da lui raccontato, il film della svolta fu Dick Tracy. Tanto che, ancora oggi, ricorda il rumore ossessivo del fucile Tommy Gun (tanto da farlo scappare dalla sala!), imbracciato da un Warren Beatty in Borsalino giallo.

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La folgorazione? Warren Beatty versione Dick Tracy.

E adesso è sul set con Joaquin Phoenix che si è affidato alle sue mani per il nuovo film, Disappointment Blvd. Ma chi è Aster? Da dove viene? In un turbinio di influenze e correnti varie, la sua totale visione di cinema è diventata materia di studio nel corto d’esordio di cinque anni fa, The Strange Thing About the Johnsons, diventato virale sul web – potete vederlo qui sotto – ma accompagnato da feroci discussioni sul trema trattato: abuso, violenza, incesto e, come se non bastasse, con una famiglia afroamericana per protagonista. Poi eccolo dilagare nel dramma, nella tragedia da nightmare che è, appunto, Hereditary, e in Midsommar, altro capitolo fondamentale targato sempre A24.

Di incubi è costruita l’impalcatura dei suoi film, dato che Ari, prima di trasferirsi sui suoi set, riprende sempre le sue vecchie VHS preferite, ora Dvd o streaming ovviamente, riguardandosi opere come Carrie, Rosemary’s Baby, Sussurri e Grida di Ingmar Bergman, ma anche Peter Greenaway e Il cuoco, il ladro, sua moglie e l’amante, o addirittura l’esordio alla regia di Robert Redford con Gente Comune, ma anche Federico Fellini come visto in più di un’inquadratura di Midsommar. Perché, Aster, lo sa: per diventare grandi bisogna tenere per mano i grandissimi e capirli. Almeno fino a quando non si riesce a camminare da soli. Come sta facendo lui.

Joaquin Phoenix nel nuovo film di Ari Aster: Disappointment Blvd.

E adesso, in attesa del nuovo Disappointment Blvd che potrebbe rappresentare il definitivo salto nella Hollywood che conta, il regista, in un gioco di ombre (e luci…), di demoni e di imprevedibile classicismo cinematografico, continua a bruciare le tappe, diventando a soli trentacinque anni un autore da studiare, un regista di culto da mandare a memoria.

  • IL FILM | Volete (ri)vedere Hereditary? Lo trovate su CHILI
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