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Anders Thomas Jensen: «Io, Mads Mikkelsen, Giorgio Pasotti e il set di Riders Of Justice»

Il suo nuovo film in streaming, i grandi maestri, l’Oscar e il cinema: intervista al regista danese

Il regista danese Anders Thomas Jensen, classe 1972.

ROMA – «Giorgio Pasotti? Sì, certo». Sembra piuttosto insolito, ma inizia (anche) da qui la nostra conversazione con Anders Thomas Jensen, regista e sceneggiatore danese, da sempre a fianco di Susanne Bier e Oscar nel 1998 con il corto Valgaften – Election Night (che potete recuperare qui), dieci minuti incredibilmente attuali, una riflessione su razzismo, società multiculturale e futuro assolutamente imperdibile. «Quanto è cambiata la mia vita da quell’Oscar?», riflette lui. «Vediamo: ho quattro figli e una moglie, quindi direi che è cambiato tutto. Ma molte delle persone con cui lavoro qui in Danimarca sono sempre le stesse». Classe 1972, Jensen ha diretto cinque film in vent’anni e adesso ritorna con il potente e spiazzante Riders of Justice, in streaming su CHILI. Prima però aveva diretto Le mele di Adamo, da cui Giorgio Pasotti ha tratto il suo Abbi fede, di cui vi avevamo parlato qui. «Giorgio Pasotti? Sì, sì, mi hanno detto della sua versione italiana del film, ma ancora non sono riuscito a vederla. Ho saputo però che ha avuto un buon successo ed è questo che conta: che la gente ami quello che fai».

Jensen con Mads Mikkelsen sul set di Riders of Justice.

Riders of Justice segna il ritorno sul set di Jensen a fianco di un vecchio amico come Mads Mikkelsen, con cui girò la prima volta nel suo debutto del 2000, Luci intermittenti. «Mads è un attore favoloso, davvero incredibile», spiega il regista, «e dirigerlo di nuovo è stato un privilegio. Ci conosciamo bene, quindi è stato anche piuttosto facile. Non solo: Mads è bravissimo anche nelle sequenze d’azione e nei ruoli molto fisici, cosa che è risultata molto utile in questo caso». Mikkelsen è il cuore pulsante di Riders of Justice, un reduce di nome Markus che si trova invischiato in un caso che non voleva e che però deve affrontare per rendere giustizia alla moglie. «Qualche anno fa avevo un’idea per un film costruito su un reduce che soffriva di una forte depressione», spiega Jensen la genesi del film. «Così ho cominciato a esplorare questo personaggio, a capire chi fosse davvero e da dove venisse. Sapevo di voler fare un film che fosse molto più realistico di Men and Chicken e tornare più vicino ai miei primi lavori da regista, con un tono drammatico molto più forte».

Jensen – versione barbuta – durante le riprese di Riders of Justice.

Da sempre maestro di farsa e realtà, Jensen anche in questo caso riesce nell’impresa di rimanere in bilico tra dramma e commedia, con azione violentissime alternate a scene esilaranti. «Ma sì, insomma, diciamocelo pure: se date un’occhiata ai miei film non è il realismo la cosa che colpisce di più, no? Non è mai stata una priorità per me rimanere fedele a ciò che accade», spiega lui. «Invece qui ecco spuntare personaggi come Otto, Lennart e Ulf, facce che non incontrerai per strada forse, ma che sono là fuori da qualche parte. Questo è certo». Già sceneggiatore anche per In un mondo migliore e Dopo il matrimonio di Susanne Bier, qualche anno fa Jensen ha anche firmato lo script di un ottimo western come The Salvation, sempre con Mads Mikkelsen (e c’era anche Eva Green), di cui vi avevamo raccontato in una puntata di West Corn.

Ancora Jensen sul set di Riders of Justice.

Cinema sempre spiazzante, sfidante per chi guarda, mai accomodante, anzi. La sua visione della realtà spesso provoca reazioni, suscita domande. «I miei maestri? Ma sono tanti, davvero tanti. Come registi dico David Lean, Stanley Kubrick, i Coen, Billy Wilder e Steven Spielberg». Amo profondamente il cinema e so cosa voglio da un film. Amo stare in una sala e avere un’esperienza con altre persone, quindi cerco di dare il massimo». Il suo Riders of Justice è uscito in Danimarca a novembre del 2020 e in meno di tre settimane prima della nuova chiusura per la pandemia, ha fatto registrare quasi mezzo milione di spettatori. «Ho provato a mescolare i generi. Mi sono chiesto cosa sarebbe successo se avessi mescolato dramma e umorismo». E alla fine della nostra intervista, svela gli ingredienti della sua ricetta: «Emozioni e qualche risata: se da un film riesci a tirar fuori anche solo queste due cose, allora è più che sufficiente…».

  • IL FILM | Perché dovreste vedere Riders of Justice
  • Qui una clip di Riders of Justice:

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