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L’Opinione | Tra Harlem e il mondo: perché Se La Strada Potesse Parlare è un film necessario

L’America, l’amore e la resistenza: Barry Jenkins porta sul grande schermo il romanzo di James Baldwin

Tra il 1963 e il 1968 Medgar Evers, Malcolm X e Martin Luther King furono assassinati. La loro (doppia) colpa era quella di essere neri in un Paese razzista, l’America di sogni e apparenze, e lottare per i diritti civili dei loro fratelli e sorelle. Uno di loro era James Baldwin, scrittore newyorchese che dal 1948 aveva scelto l’Europa come sua nuova casa. Un esilio volontario da cui aveva fatto ritorno, all’inizio degli Anni Sessanta, in quelle stesse strade in cui si era sentito respinto, nero e omosessuale, per partecipare attivamente alla lotta contro le disuguaglianze fatta di marce di protesta, contestazioni e piccoli grandi atti rivoluzionari.

Kiki Layne e Stephan James in una scena di Se la strada potesse parlare.

Ma la morte dei suoi tre amici, leader tanto diversi ma accomunati da un’idea di fondo comune, lo spinse a tornare in Francia, profondamente disilluso. È lì che nel 1974 scriverà If Beale Street Could Talk (Se la satra potesse parlare, edito da Fandango Libri), un romanzo capace di fotografare l’America a lui contemporanea – amaramente simile a quella di oggi – attraverso la relazione tra due giovani ragazzi di Harlem, Tish e Fonny, separati da una società ingiusta e meschina ma sorretti e circondati da un’amore profondo. Il cuore del pensiero di James Baldwin condensato in meno di duecento pagine. Uomo dalle posizioni decise ma fermamente pacifista che, per tutta la vita, vedrà nell’amore, anche per l’uomo bianco, l’unica arma per sconfiggere il marcio insito in seno al suo Paese.

Kiki Layne in una scena di Se la strada potesse parlare.

Oltre quarant’anni dopo Barry Jenkis porta uno dei romanzi simbolo del XX secolo sul grande schermo. «Dal momento stesso in cui finii di leggere i suoi libri, ho sognato di tradurre in immagini la prosa di James Baldwin» ha scritto il regista sulle pagine di Esquire. Sogno realizzato. Se la strada potesse parlare è un film incantevole, fedele al romanzo – eccezione fatta per il finale – senza risultarne una copia impersonale. Anche Jenkis decide di affidare a Tish (KiKi Layne), giovane ragazza innamorata e futura madre, il ruolo di narratore in una storia che si muove su due linee temporali tenute insieme dalla sua voce. Primissimi piani e movimenti di macchina sinuosi e rallentati sono il tratto caratteristico di una regia che parla attraverso i volti e gli sguardi dei suoi personaggi, avvolti dalla fotografia vivida di James Laxton.

Stephan James, Barry Jenkins e KiKi Layne sul set di Se la strada potesse parlare.

Dietro la storia d’amore di due semplici ragazzi nati e cresciti tra le strade di Harlem, Barry Jenkins racconta, come Balwind prima di lui, cosa significhi essere una minoranza in America. Lo fa inserendo foto in bianco e nero di afroamericani negli anni del Klu Klux Klan e della segregazione. E tra gli scatti di Gordon Parkes e Roy Decarava, racconta anche l’assenza di controllo delle proprie vite dei suoi protagonisti, costretti ad amarsi separati da un vetro del penitenziario in cui è rinchiuso Fonny (Stephan James) per un crimine non commesso. Ma la parola di un bianco bugiardo, specie se un poliziotto, vale più di quella di un nero innocente. Ieri come oggi.

Stephan James e Kiky Layne in una scena del film.

In un contesto di tale ingiustizia, Jenkins si concentra però sulla tenerezza, l’intimità spirituale e sessuale, l’unione familiare. Elementi presenti nel romanzo di un James Baldwin che, anche se affranto e arrabbiato, non tradirà il suo credo, sottolineandolo con ancora più forza. Perché Se la strada potesse parlare è un film colmo di bellezza e speranza, il racconto di una lotta quotidiana che parte dai sentimenti e si traduce in resistenza sociale. Un inno alla speranza simboleggiato da una nuova vita per cui continuare, consapevoli della fatica, ad alzare la testa. «È stato l’amore a portarti qui».

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Qui potete vedere il trailer di Se la strada potesse parlare:

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