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La svolta di Peter Farrelly: dalle commedie demenziali all’impegno di Green Book

On-the-road attraverso gli States degli Anni Sessanta, con Mortensen e Ali già coppia dell’anno

Viggo Mortensen, Peter Farrelly, Linda Cardellini e Mahershala Ali sul red carpet del TIFF.

Quanto abbiamo riso insieme a Peter Farrelly (e a suo fratello Bobby), riguardando all’infinito Tutti Pazzi per Mary, Scemo & più Scemo, L’Amore in Gioco con Jimmy Fallon e Drew Barrymore, oppure lo scalmanato Lo Spaccacuori con Ben Stiller. Che comicità, la sua: a tratti scorretta, spesso fisica, anche eccessiva. I Fratelli Farrelly e il loro cinema dichiaratamente sopra le righe, a spasso negli Anni Novanta fino ai Duemila mietendo successi commerciali, oggi, difficilmente ripetibili (e non è un caso che Scemo & + Scemo 2 del 2014 non abbia, per così dire, entusiasmato più di tanto il pubblico).

Bobby Farrelly, Jeff Daniels, Peter Farrellyand e Jim Carrey sul set di Scemo più scemo.

Del resto, saper far ridere fino alle lacrime non è una peculiarità da poco e, come qualcuno ha detto, chi è bravo a far ridere, è ancora più bravo a saper far piangere. Opposti che si respingono ma che, alla fine, finiscono sempre per attrarsi. Un po’ come i protagonisti della svolta impegnata – ma pur sempre giocosa – di Peter che dopo la vittoria ai Producers Guild of America Awards ora punta dritto all’Oscar. Viggo Mortensen e Mahershala Ali (ma che ascesa, la sua? Da House of Cards alla statuetta per Moonlight), rispettivamente Tony Lip e Don Shirley, i protagonisti del debutto drama di Peter Farrelly.

Peter Farrelly, Drew Barrymore, Jimmy Fallon sul set de L’Amore in gioco.

Il film in questione è Green Book, in sala il 31 gennaio, applaudito e premiato al Toronto Film Festival, con la trama che parte nel 1962: l’America è divisa, la Guerra Fredda incombe, Kennedy è appena stato eletto Presidente, New York è stracolma di nightclub, dove si sta, piano piano, fabbricando quel jazz, quel soul, quelle melodie black destinate a scompigliare la storia musicale. E, fuori da uno dei migliori locali della Grande Mela, ci lavora, come buttafuori, proprio il Tony di Mortensen.

Viggo Mortensen e Mahershala Ali in una scena del film.

Purtroppo per lui, il locale viene chiuso. Bisogna trovare una soluzione, Tony ha una famiglia da mantenere. Così, decide di lavorare per il pianista nero Don Shirley, seguendolo in un tour on-the-road attraverso il profondo Sud degli States. Ed è qui che Peter Farrelly svolta in curva: cerca fortuna fuori dalla liberale New York, allontana i personaggi dalla luce, facendoli arrivare dritti dritti nella parte oscura degli Stati Uniti: la discriminazione razziale, le leggi di Jim Crow, l’aberrante predominio dei bianchi.

Viggo Mortensen, Peter Farrelly, Linda Cardellini e Mahershala Ali in uno scatto condiviso dall’attore su Instagram.

E, appunto, il titolo del film – oltre ad essere ispirato da una storia vera – riprende The Negro Motorist Green Book, ovvero una sorta di guida per automobilisti afroamericani con tappe, percorsi, alberghi e locali amichevoli nei loro confronti, scritto annualmente, dal 1936 al 1966, da Victor Hugo Green, nel pieno dell’era Jim Crow. Insieme a Farrelly, a Mortensen e Ali (che, probabilmente, in un’altra vita, era proprio un pianista jazz…), andiamo dunque a toccare con occhi e orecchie – la soundtrack promette molto – il Kentucky, la Louisiana, le Carolinas ma, soprattutto, la condivisione umana di due uomini che, incontrandosi, danno vita ad un duetto fantastico.

La coppia cinematografica dell’anno?

I loro suoni sono diversi, è vero, eppure, un po’ come il jazz stesso, insieme fanno scintille. Con Farrelly che, come vediamo dal trailer, pur sotto una cornice pesante come quella della segregazione razziale, scavalcando a botte d’amicizia la Mason-Dixon Line, non rinuncia allo humour. Naturalmente, prima di farci commuovere come mai prima. Green Book, la nuova (ri)partenza di Peter Farrelly. E noi non vediamo l’ora di vederlo.

Qui potete vedere il trailer italiano di Green Book:

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