in

Arturo Muselli: «La vita del mio Sangue Blu, tra Gomorra e il peso delle responsabilità»

Il dialogo, Napoli, i dettagli, Marco D’Amore e l’affetto del pubblico: l’attore si racconta a Hot Corn

Foto di Gianni Fiorito.

“’O nonno mio faceva e miracule comm’a San Gennaro! ‘O sistema l’ammo fatto nuje. Capito qual è ‘a rrazza mia?”. Si presentava così Enzo, detto Sangue Blu, a Ciro Di Marzio, nel terzo episodio di Gomorra 3. Ad interpretare quel ragazzo di Forcella deciso a riprendersi la piazza sottratta al nonno anni prima, Arturo Muselli. In occasione dell’uscita in Blu-ray e DVD della terza stagione della serie – una produzione originale Sky, Cattleya e Fandango in collaborazione con Beta Film -, lo abbiamo raggiunto telefonicamente per parlare del suo personaggio, l’affetto del pubblico, le sfide quotidiane sul set e provare a farci svelare qualche dettaglio sul quarto capitolo di Gomorra

Gomorra
Uno scatto di scena. Foto di Gianni Fiorito.

IL CAMBIAMENTO «La vita con Gomorra? Mi è cambiata radicalmente sia da un punto di vista professionale che personale. Prima nessuno mi conosceva, adesso, invece, mi chiedono foto anche quando sono al pronto soccorso sulla barella. Tanti mesi sul set di Gomorra con quei ritmi, quelle storie, ti formano come attore ma anche come persona. La serie parla di argomenti che fanno riferimento ad una realtà e, di conseguenza, noi attori sentiamo la responsabilità di raccontare certi personaggi ma anche di mantenere alta la qualità alla quale Gomorra ha abituato il suo pubblico».

Ciro e Sangue Blu sul set di Gomorra 3. Foto di Gianni Fiorito.

LE CRITICHE «Credo che il cinema debba essere democratico. Ognuno, ad un certo punto, la può pensare come vuole. Noi abbiamo bisogno di fare il nostro lavoro con la stessa onestà intellettuale di sempre. Gli sceneggiatori scrivono, noi interpretiamo e cerchiamo di fare il meglio proponendo la nostra professionalità rispetto a certi argomenti. Poi, se c’è qualcuno che continua a pensarla in modo diverso, non possiamo controllarlo. Dobbiamo, invece, fare bene il nostro lavoro mantenendo alto il livello narrativo e tecnico».

Gomorra 3, una scena. Foto di Gianni Fiorito.

IL PERSONAGGIO «Sangue Blu? Non sono andato a cercare nella realtà, non ho imitato. Come attore, cerco di osservare molto in strada. Posso prendere un sorriso da una persona che mi restituisce una certa qualità, ma non mi sento di copiare qualcuno in particolare. Il personaggio lo costruisco lentamente. Parto dal corpo, poi c’è un dialogo con i registi che ti aiutano a conoscere il suo mondo. È un lavoro comune e con Francesca Comencini e Claudio Cupellini abbiamo fatto così. Scena dopo scena si cercava di aggiungere qualcosa, di lavorare sulla sua trasformazione. Perché in Gomorra non abbiamo personaggi monolitici ma si evolvono in corsa e bisogna prestare attenzione alla coerenza e alla gamma di emozioni».

Un’immagine di Enzo, Sangue Blu. Foto di Emanuela Scarpa.

IL PESO PSICOLOGICO «Una delle scene più difficili? Quella in cui il mio personaggio preme per la prima volta il grilletto. È stata diretta da Francesca Comencini. Ci siamo parlati e guardati tra un ciak e l’altro. Lei sentiva il peso che io portavo nel girarla e io sentivo il suo peso nel raccontarla perché è un passo importante per il personaggio ma racconta qualcosa di estremamente crudele. Gomorra ci ha abituato a scene di questo tipo nel corso delle stagioni e c’è una sospensione del giudizio nel girarle anche se, nello stesso momento, c’è un viverlo umanamente come personaggio».

Arturo Muselli e Bruno Tramice in Gomorra 3. Foto di Gianni Fiorito.

IL SET «Altre scene complicate? Quelle d’azione. Non ero abituato a girare scene action in cui devi fare qualcosa ma, allo stesso tempo, devi farlo da personaggio e quindi recitare sia con il sangue finto che con un occhio di vetro. Sono tante le difficoltà. Non mi era mai capitato di sparare o cadere, recitando. Anche se, come attore, cerco di non recitare ma di essere quanto più possibile vero. La sfida è anche questa».

sangueblu-1
Il faccia a faccia. Foto di Gianni Fiorito.

NAPOLI «Girare nella mia città? Estremamente stimolante. I napoletani, poi, non tendono a nascondere ciò che pensano e la loro passione te la devono mostrare costantemente, anche se stai lavorando e, magari, hai bisogno di concentrazione. L’anno scorso le persone non sapevano chi fosse Sangue Blu, quindi sono stato lasciato più tranquillo mentre quest’anno la situazione è cambiata. A Napoli ogni quartiere è come un microcosmo a sé con un’anima comune che, però, ha delle differenze. Questo ti porta ad attraversare mondi diversi. Un elemento affascinante, e non è un caso se tanti film in questo momento si stiano girando a Napoli. C’è un’energia viva avvertita da registi, attori e sceneggiatori. Raccontarla è difficile perché ha tante sfaccettature e Gomorra ne racconta una».

Gomorra 3: Marco D’Amore, Salvatore Espoaito, Arturo Muselli e Loris De Luna. Foto di Gianni Fiorito.

LA QUARTA STAGIONE «Coso posso svelare della quarta stagione? Beh il nome di chi muore alla fine (ride, ndr). No, non posso dire assolutamente nulla tranne che abbiamo lasciato Sangue Blu su una barca e ora bisogna capire cosa succederà dopo quella scena».

La resa dei conti. Foto di Gianni Fiorito.

MARCO D’AMORE «Lo avevo visto a teatro e pensavo fosse un ottimo regista ma non sapevo che fosse un così ottimo regista. Per me è andato oltre ogni aspettativa, ha fatto un lavoro straordinario. Credo che l’Italia abbia bisogno di registi così. Unisce il fascino del cinema con la magia del teatro. Il suo lavoro è stato esplosivo, straordinario. Ha diretto i nuovi attori in maniera impeccabile. Una ricchezza nel lavoro comune inspiegabile, ci ha accompagnato con passione e grandissima cura. Con lui ho lavorato nella terza stagione e averlo da regista è stato come se continuasse a lavorarmi accanto. In quel momento era attore e regista. È stata un’esperienza fantastica»

Marco D’Amore e Arturo Musellii. Foto di Gianni Fiorito.

LE REAZIONI «Mi scrivono persone da varie parti del mondo e sono tutti innamorati di questa serie. Sono stato in Danimarca qualche giorno e anche qualche danese mi ha riconosciuto. Uno di loro mi ha detto: “You’re Blue Blood! Yuo’re a legend!”. Sì, l’affetto ci arriva anche dall’estero. È una cosa molto bella. Gomorra è diventata una serie di culto, qualcosa di difficilmente ripetibile. Gomorra è Gomorra. Un’esperienza unica dal punto di vista professionale e umano ma anche per quello che ha rappresentato per la cinematografia. E uso questo termine perché dietro la serie c’è una cura enorme».

  • Salvatore Esposito: «Da Gomorra alle unioni civili per provare a fare qualcosa di diverso»

Lascia un Commento

Gotham: Shane West sarà il villain principale della quinta ed ultima stagione

L’America che cambia e un caffè sorseggiato all’alba: Colazione da Tiffany