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The Fabelmans | Perché aspettiamo il nuovo film di Steven Spielberg

Michelle Williams, Paul Dano, David Lynch e quell’infanzia. Il film più atteso dell’anno? Sarà a Roma

Paul Dano e Michelle Williams con il piccolo Sammy in una scena di The Fabelsman.
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ROMA – Cresciuto nell’Arizona del Secondo Dopoguerra, il sedicenne Sammy Fabelmans svela uno sconvolgente segreto di famiglia e scopre la magia e il potere salvifico del cinema. Bastano poche semplici parole a volte, appena due righe di trama, per accendere nella mente dello spettatore/lettore un intero mondo. Se poi quelle parole sono firmate da Steven Spielberg, la certezza è che in quel mondo ci vorrai vivere a lungo. Dopo la calorosa accoglienza riservatagli a Toronto, dov’è stato insignito del Premio del Pubblico, per The Fabelmans sarà la volta di Alice nella città e della Festa del Cinema di Roma, prima di approdare nelle sale italiane il 15 dicembre. Nel cast, Michelle Williams, Paul Dano, Judd Hirsch, il regista David Lynch (!) e i giovani Oakes Fegley, Julia Butters e Gabriel LaBelle.

Sammy e il primo amore: la cinepresa…

È attesissimo The Fabelmans, specie per la romantica peculiarità del suo script. Un po’ sulla scia del recente Belfast di Kenneth Branagh (di cui potete leggere qui) infatti la narrazione di The Fabelmans cavalca il trend dell’autobiografia nostalgica raccontando delle origini di Spielberg – no, non la genesi dell’esordio televisivo di Duel (di cui potete invece leggere qui) – ma molto prima che il cinema arrivasse nella sua vita. E allora ecco la sua infanzia, di quando si innamorò del cinema attraverso la scoperta di capolavori senza tempo come West Side Story e Lawrence d’Arabia (di cui potete leggere il nostro Longform qui). Ora quella storia è essa stessa cinema – paradosso – delineandosi in un originale e delicato racconto di formazione dalla lavorazione travagliata.

Gabriel LaBelle è Sammy Fabelmans, alter ego di Steven Spielberg

Negli anni Novanta, all’indomani del successo di Schindler’s List, era quasi impossibile immaginarlo alla regia di un film autobiografico o personale. Il motivo? Ogni film era personale! O per dirla con le sue parole: «Penso che la maggior parte dei miei film siano personali. Penso che il più personale che ho realizzato sia Schindler’s List, poi, subito dopo, E.T. – L’extra-terrestre». Pochi anni dopo tutto cambiò. Già nel 1999 iniziò a solleticargli l’idea di un film del genere. Il titolo? I’ll Be Home. E c’era anche uno script pre-The Fabelmans, scritto a quattro mani con la sorella Anne, su cui Spielberg si espresse così: «La mia grande paura? Che a mia madre e mio padre non piacerà e penseranno che sia un insulto e non condivideranno il mio punto di vista amorevole ma critico su com’è stato crescere con loro…».

I'll Be Home: alle origini di The Fabelmans
I’ll Be Home: alle origini di The Fabelmans

Pochi anni dopo, nel 2002, nel pieno del doppio impegno Minority Report e Prova a prendermi, Spielberg si disse molto nervoso all’idea di girare I’ll Be Home: «È molto vicino alla mia vita e a quella della mia famiglia, la verità è che preferisco fare film più analoghi, ma una storia letterale sulla mia famiglia richiederà molto coraggio. Penso ancora di poter fare film personali anche se a una prima lettura possono sembrare commerciali». A calmare le acque ci ha pensato lo sceneggiatore Tony Kushner che nel 2005, nel pieno della pre-produzione di Munich, dopo che Spielberg gli raccontò, in confidenza, della sua infanzia a Cincinnati, ebbe a dirgli: «Steven, un giorno dovrai girare un film su questa storia», Così è stato, per la fortuna di The Fabelmans e per tutti noi, cinefili e spielberghiani…

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Qui il trailer di The Fabelmans:

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