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40.000 dollari per non morire | James Caan e quel film da riscoprire

Lauren Hutton, Paul Sorvino, James Woods, Karel Weisz, e quel ruolo mancato da Robert De Niro

James Caan è The Gambler
James Caan è The Gambler

ROMA – È stato il caotico Sonny Corleone de Il Padrino, l’esplosivo Frank in cerca di redenzione di Strade violente, l’indimenticato Paul Sheldon di Misery non deve morire, l’irriducibile Jonathan del distopico Rollerball e il giovane Mississippi di El Dorado. C’è un film del suo periodo d’oro però, quei gloriosi anni settanta dove il vento artistico della New Hollywood raggiunse il suo picco creativo e in cui James Caan era letteralmente nella lista di ogni casting director (indovinate chi era in lizza per i ruolo da protagonista in Qualcuno volò sul nido del cuculo e Kramer vs. Kramer?), che prossimo al mezzo secolo vede dalla sua un retaggio fatto di un corposo oblio e di ben poche celebrazioni, almeno fino ad ora. Quel 40.000 dollari per non morire (The Gambler) del 1974 che rappresentò un importante (e irripetibile) incrocio di carriere.

Lauren Hutton e James Caan

Quelle di Lauren Hutton, Paul Sorvino, Burt Young, James Woods, M. Emmet Walsh, Jacqueline Brookes e Antonio Fargas, che di lì in avanti sarebbero sbocciate (con alterne fortune), del caratterista eccellente della Golden Age Hollywoodiana Morris Carnovsky al canto del cigno, e del regista, il ceco Karel Reisz, all’esordio a Hollywood. E non era uno qualunque Reisz. Teorico, assieme a Lindsay Anderson e Gavin Lambert, del cosiddetto Free Cinema: «Un modo di pensare che porta a ritrarre gli uomini in funzione del loro lavoro, delle loro abitudini. I nostri mezzi espressivi li trovavamo nella città, nell’occhio sullo schermo», per un realismo dal basso, in sintonia con gli uomini e le loro disperazioni, saputosi costruire una solida reputazione registica tra Sabato sera, domenica mattina e La doppia vita di Dan Craig: un’opera come 40.000 dollari per non morire non poteva che essere la naturale prosecuzione.

James Caan, Jacqueline Brookes e un giovanissimo James Woods in una scena de 40.000 dollari per non morire
James Caan, Jacqueline Brookes e un giovanissimo James Woods

Liberamente ispirato a Il giocatore di Fedor Dostoevskij del 1866, 40.000 dollari per non morire è purissimo Free Cinema nel suo realismo asciutto dalle atmosfere urbane adombrate che va dritto al punto nel raccontare della deviata ontologia compulsiva di uno scommettitore dall’esistenzialismo dilaniato dall’impertinente quesito dostoevskijano 2+2=5, o del metter da parte le razionali costruzioni aritmetiche in favore di un archetipo irrazionale che sa di libertà e incoscienza. Lucida follia che nel professore di lettere di giorno/scommettitore incallito di notte Axel Freed di un formidabile (e indimenticabile) Caan, si traduce in una volontaria discesa negli inferi pronta a tirarsi dietro chiunque sia al suo fianco nel suo incedere ansiogeno di-scommessa-in-scommessa dalla posta in gioco sempre più alta. Un gioiello insomma, seppur al tempo offuscato dal similare (e meglio costruito) California Poker di Robert Altman, di cui si parlava bene già dalle pendici della pre-produzione.

James Caan è Axel Freed in una scena di 40.000 dollari per non morire
James Caan è Axel Freed

Era uno script di ferro in perfetto bilico tra drama, crime, e hard-boiled quello scritto dallo sceneggiatore esordiente James Toback (che quattro anni dopo firmerà con Rapsodia per un killer la sua prima regia) che alla Paramount Pictures stuzzicò l’attenzione di molti addetti ai lavori. Come il produttore Robert Evans che avrebbe voluto 40.000 dollari per non morire come sua prima produzione accreditata, salvo poi vedersela soffiare sotto il naso da Irwin Winkler (si rifarà alla grande con Chinatown di Roman Polanski), o Robert De Niro che tanto si mostrò interessato al ruolo di Freed, da iniziare a vestirsi come Toback e fare pressioni su Reisz per avere la parte. Non se ne fece nulla e per certi versi è un bene sia andata così, secondo Toback infatti: «Caan è diventato un grande Axel Freed, anche se diverso dal personaggio che De Niro avrebbe creato».

James Caan: un’icona dal fascino senza tempo

Per James Caan, al tempo al culmine di quella difficile dipendenza da cocaina che lo vedrà vincitore quasi dieci anni dopo, 40.000 dollari per non morire rappresentò la definitiva consacrazione come interprete stand-alone dopo i precedenti de L’inseguito (dove dividerà la scena con quel Peter Boyle che Winkler riteneva essere il perfetto Freed) e il romantico Un grande amore da 50 dollari. La svolta di un grande viaggio artistico sessantennale avuto inizio grazie a una fugace comparsata nel wilderiano Irma la dolce nel 1963, destinato a restare per sempre nelle memorie del tempo e nel cuore di tutti i cinefili.

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Qui sotto potete vedere il trailer del film:

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