in

Belfast | La lettera d’amore di Kenneth Branagh per un racconto di formazione vitale

Il regista prende spunto dalla sua infanzia e dal conflitto nordirlandese per uno dei suoi film migliori

Belfast
Jude Hill è il protagonista di Belfast

ROMA – Nel 2021 alla notte degli Oscar nella categoria Miglior Film era stato inserito un piccolo film autobiografico che quasi “stonava” con gli altri titoli in lizza per l’intimità della sua storia e la dolcezza del suo giovane protagonista. Era Minari di Lee Isaac Chung che, un po’ a sorpresa, riuscì a creare attorno a sé clamore e plauso unanime. Quest’anno c’è un altro film nella rosa dei possibili vincitori che, tra West Side Story di Steven Spielberg e Licorice Pizza di Paul Thomas Anderson, racconta una storia semi-autobiografica con protagonista un bambino. Stiamo parlando di Belfast di Kenneth Branagh. E, senza mezzi termini, quello del regista e sceneggiatore irlandese è uno dei suoi miglior film. Il motivo è semplice: Belfast è un film pieno d’amore, di ricordi, di nostalgia.

Belfast
Jude Hill è Buddy, il giovane protagonista di Belfast

Il film si apre con delle immagini a colori della città irlandese per poi inquadrare un murales alle cui spalle veniamo catapultati in un mondo in bianco e nero. Più precisamente nell’agosto del 1969. Buddy (la giovane rivelazione Jude Hill, alter ego del regista) ha nove anni, due nonni e due genitori che adora e ha una cotta per una sua compagna di classe. La sua sembrerebbe la vita qualsiasi in un qualsiasi bambino di quegli anni. Ma Buddy, la cui famiglia è protestante, vive in un quartiere misto nel bel mezzo del conflitto nordirlandese. Suo padre (Jamie Dornan, che si scrolla definitivamente di dosso il ruolo di Christian Grey), spesso a Londra per lavoro dove fa il carpentiere in un grande cantiere per ripagare dei debiti con il fisco, gli dice sempre che «non c’è la nostra parte e la loro parte in questo quartiere».

Una scena del film

Ma non tutti la pensano così dando vita a violenti scontri che portano il capofamiglia a pensare di lasciare il Paese. Belfast è dedicato «a chi è rimasto, a chi se n’è andato e a chi si è perso». Perché non c’è in Kenneth Branagh la volontà di addentrarsi nei motivi scatenanti del conflitto quanto di raccontare quel periodo storico con gli occhi di un bambino vivace e brillante. Belfast è prima di tutto un racconto di formazione. Buddy si confronta per la prima volta con emozioni e avvenimenti che non riesce a comprendere appieno. Osserva i suoi genitori litigare – suo padre vorrebbe lasciarsi tutto alle spalle e sua madre, una splendida Caitríona Balfe, teme che partendo perderebbero la loro identità -, vede i suoi vicini farsi la lotta e il suo quartiere trasformarsi in una trincea, si confronta con la perdita e il primo batticuore.

belfast
Un’immagine di Belfast

Tutto da una lunga strada di casette uguali con in cima camini fumanti che, improvvisamente, assumo i contorni degli scenari di quei duelli western che tanto ama guardare in TV con suo fratello, da L’uomo che uccise Liberty Valance a Mezzogiorno di fuoco. E ci sono tanto cinema e teatro in Belfast. Il cinema è quello che accende i volti di Buddy e della sua famiglia e che trasforma il loro mondo in bianco e nero a colori quando vedono nel buio di una sala Chitty Chitty Bang Bang, il teatro, invece, è quello dell’impianto scenografico del film che sorregge la storia.

Jamie Dornan e Caitríona Balfe in una scena del film

Intriso di nostalgia per quei giorni e quei volti ma anche ricco di ironia e vitalità, Belfast brilla nella fotografia di Haris Zambarloukos che illumina i primi piani e le stradine del quartiere, le notti buie squarciate dalle luci degli elicotteri e le feste in locali fumosi. Intriso delle musiche di Van Morrison, da Caledonia Swing a Days Like These, ed impreziosito da un numero musicale sulle note di Everlasting Love dei The Love Letters, Belfast è la lettera d’amore di Kenneth Branagh alla sua famiglia e a quella città che l’ha formato e dal quale è dovuto andare via senza voltarsi. Ma senza mai dimenticarla.

  • Volete leggere altre Opinioni? Le trovate qui
  • Volete vedere il film? Lo trovate in streaming su CHILI

Qui sotto potete vedere una featurette di Belfast: 

Lascia un Commento

Saverio Raimondo doppia il professor Marmellata nella clip esclusiva di Troppo Cattivi

Troppo Cattivi | Una clip esclusiva: Saverio Raimondo in studio di doppiaggio

L'Ombra del Giorno, con Riccardo Scamarcio e Benedetta Porcaroli

L’Ombra del Giorno | Riccardo Scamarcio, Benedetta Porcaroli e quel film sulla speranza