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Duel | L’inizio del mito di Steven Spielberg e quel camion che fece storia

Richard Matheson, Dennis Weaver, Firelight, Lo squalo? Sì. E un sogno chiamato James Bond

Un dettaglio del poster originale di Duel.

ROMA – Un lasciapassare verso la gloria. La perfetta masterclass per tutti i giovani registi. Quando nel 1971 Steven Spielberg diede vita a Duel – che ora trovate in streaming su CHILI – probabilmente non si rese conto quanto il suo esordio televisivo sarebbe stato impattante. E non tanto per le inerzie narrative di una storia che lui stesso ebbe a definire: «Irripetibile. Non è facile trovare storie così». Specie dopo il dimenticato e disperso Firelight del 1964, la sua vera opera prima (che in tutto incassò un dollaro che fosse uno) sapeva perfettamente infatti quanto fosse unica l’occasione di poter dirigere un’opera dalle simili peculiarità filmiche. Quello che forse non avrebbe immaginato nel pieno di una lavorazione selvaggia e torrida (con tanto di entrata in campo involontaria in pieno secondo atto) è che Duel sarebbe stato, quattro anni dopo, il decisivo turning point per il primo, vero, capolavoro che vale la carriera: Lo squalo.

Duel: un'irripetibile opera prima
Duel: un’irripetibile opera prima

In origine infatti il regista de Lo squalo (di cui potete leggere qui) sarebbe dovuto essere John Sturges. Almeno, queste sembravano essere le intenzioni dei produttori Richard D. Zanuck e David Brown della Universal Studios. A poche settimane dall’avvio della pre-produzione a proporsi fu lo stesso Spielberg che, sull’entusiasmo del successo di critica e pubblico di Sugarland Express (prodotto, peraltro, dagli stessi Zanuck e Brown), riteneva essere l’uomo giusto a cui affidare la regia del thriller ittico. Come riuscì a spuntarla sul ben più blasonato Sturges? Semplice! Consigliò a Zanuck e Brown di vedere Duel, da lui stesso definito come «Lo squalo su terra».

«Lo squalo su terra»
«Lo squalo su terra»

Tratto da un racconto breve di Richard Matheson pubblicato sul numero di Playboy dell’Aprile 1971, ed ispirato da un incontro poco piacevole con un camionista ossessivo dopo una partita a golf il giorno dell’assassinio di John F. Kennedy. Come spesso accaduto lungo la storia del cinema l’incontro tra l’idea e la realizzazione di Duel accadde per volere del caso. Nello specifico la segretaria di Spielberg che, dopo averlo letto, ne suggerì la realizzazione. Ironicamente Matheson – che del Duel spielberghiano è soggettista e sceneggiatore – l’aveva sempre immaginato come visivo.

Le origini "visive" della prima volta di Spielberg
Le origini “visive” della prima volta di Spielberg

Fece infatti il giro delle emittenti televisive statunitensi per proporre la sceneggiatura di Duel come film per la televisione. I responsi ai pitch, purtroppo, furono tutti negativi. Questo stimolò Matheson a riadattare Duel in forma letteraria breve. Il resto è storia. L’incontro con Spielberg riportò Duel alle sue origini produttive. Ad interessarsene fu la ABC che lo scelse come secondo episodio del ciclo Movie of the Week. Un particolare non indifferente. All’epoca infatti il medium televisivo era percepito con un certo snobismo. Spielberg si dimostrò lungimirante. Andò oltre le etichette e, come ebbe a dire lui stesso molti anni dopo, Duel rappresentò la scuola necessaria per trovarsi poi pronto alla regia cinematografica.

Dennis Weaver: il perfetto David Mann

Per il ruolo di David Mann ne furono provinati tanti. Zucker e Brown spingevano per Gregory Peck. Questo solo nel caso in cui Duel non fosse diventato un film per la televisione. Spielberg ipotizzò per Mann le fattezze di un Dustin Hoffman in ascesa, e dell’esotico Jean-Louis Trintignant (a cui, sei anni più tardi, pensò come alternativa a François Truffaut per il ruolo di Claude Lacombe ne Incontri ravvicinati del terzo tipo). A spuntarla, quasi inaspettatamente, fu l’ex-Gunsmoke, Dennis Weaver. Spielberg si impuntò per averlo come protagonista vincendo la diffidenza di Zucker e Brown.

Weaver rimase nel cuore di Spielberg dopo il piccolo ruolo de L’Infernale Quinlan di Orson Welles

Ne ammirò il lavoro compiuto come portiere di notte del Mirador Hotel in Touch of Evil/L’infernale Quinlan tanto da riproporne i lineamenti caratteriali nella dimensione narrativa del working-class-hero David Mann. Weaver, dal canto suo, fu entusiasta dell’esperienza con Spielberg e diede tutto sé stesso in termini di intensità recitativa per Duel. Non a caso, anni dopo l’uscita televisiva – e successivamente nelle sale – Weaver confessò in un’intervista all’Archive of American Television di guardarlo almeno due volte l’anno «Per ricordare cosa ho fatto».

Duel come Godzilla
Duel come Godzilla

Lungo gli ultimi cinquant’anni, a dimostrazione del valore intrinseco dell’opera, tante sono state le parole espresse al riguardo di Duel. A detta di Spielberg buona parte della critica – specie quella europea – ha voluto leggerci qualcosa di più della sua reale significazione. Non ci sono sottotesti o elaborate metafore sulla lotta di classe tra le righe. Per Spielberg la ratio filmica di Duel non è dissimile da quella dei disaster movie della Toho. Un Godzilla con, al posto del lucertolone radioattivo condito di critica sociale alle lungaggini della burocrazia giapponese, un’autocisterna Peterbilt 281 del ’55 a diciotto ruote in mano a un sadico e frustrato camionista.

La minaccia di Duel: l'autocisterna Peterbilt 281 del 1955
La minaccia di Duel: l’autocisterna Peterbilt 281 del 1955

O per dirla in altri termini: un Mezzogiorno di fuoco sulle ruote con la Plymouth Valiant del 1971 di Mann a far le veci eroiche del Willy Kane di Gary Cooper in un mortale gioco al massacro su strada. Un thriller urbano teso con punte orrorifiche da survival. Pura gemma filmica new-hollywoodiana dalla regia delicata e dal ritmo vivace che dichiarava al mondo quanto il giovane ma già brillante Spielberg fosse pronto per il cinema che conta. Semplicità era la parola chiave. Come nel determinare la bidimensionale caratterizzazione dello spietato camionista interpretato dallo stunt-man Carey Loftin per cui non doveva far altro che essere «Uno sporco, marcio, e cattivo figlio di pu**ana».

«Mezzogiorno di fuoco sulle ruote».

Quasi nulli i contrasti tra Universal e Spielberg lungo la lavorazione. Almeno fino al celebre climax. Se da una parte Zanuck e Brown spingevano per una fragorosa esplosione del camion dopo la caduta dal dirupo, dall’altra Spielberg propendeva per qualcosa di differente. Scelse di mostrare infatti il camion sanguinante d’olio nei dettagli dei rottami con tanto di ruota che smette lentamente di girare perché del tutto inerme. Un piccolo espediente narrativo con cui soddisfare il senso di vendetta del pubblico dopo più di un’ora di torturante inseguimento psicologico e, indirettamente, rendere il camion un essere vivente come fosse un folle ibrido cronenberghiano uomo-macchina posseduto da un’entità demonica.

Duel: il celebre climax "sanguinoso"
Duel: il celebre climax “sanguinoso”

«Penso ancora che, anche sulla scia dei suoi lavori successivi, sia una delle più grandi espressioni del talento di Spielberg», disse Edgar Wright, regista che non sbaglia nel definire Duel il preludio del cinema spielberghiano. Una raffinata, efficace, ed esaustiva opera di prefigurazione artistica di ciò che Spielberg avrebbe potuto dare – e che ha infine dato – alla storia del cinema con la sua arte registica. L’inizio di un’ascesa incredibile e inarrestabile che ha visto Spielberg imporsi come eccellente talento new-hollywoodiano prima, e come traghettatore-demiurgo verso il nuovo paradigma industriale di riferimento poi.

Il cameo involontario di Spielberg in una scena di Duel
Il cameo involontario di Spielberg

Ciò che proprio non riuscì a Duel fu di veder realizzato il più grande sogno del cineasta Spielberg: dirigere un episodio della saga di James Bond. E ci provò a farsi ingaggiare da Albert “Cubby” Broccoli. Fu all’indomani dell’esplosione mediatica di Duel. Spielberg riuscì a incontrarlo svelando i suoi intenti. Ma in questo, purtroppo, Cubby Broccoli fu lapidario: «Noi assumiamo solo registi britannici ed esperti». Due categorie in cui il brillante ma statunitense e giovane Spielberg non riusciva proprio a rientrarvi. Ma quella è un’altra storia…

  • IL FILM | Potete recuperare Duel su CHILI qui
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Qui sotto potete vedere il trailer del film:

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