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Tár | Cate Blanchett, Todd Field e quel viaggio nel processo creativo di un genio

Martin Scorsese e Paul Thomas Anderson, la cancel culture, il presente. Ridiscutere un instant-classic

Cate Blanchett è Lydia Tár nel (quasi) omonimo film di Todd Field
Cate Blanchett è Lydia Tár nel (quasi) omonimo film di Todd Field

ROMA – Lydia Tár è una delle più grandi compositrici viventi, nonché primo direttore-capo donna della Filarmonica di Berlino. Prossima a registrare dal vivo la Sinfonia n.5 di Mahler – il coronamento della sua arte e di una carriera che la vede EGOT (vincitrice di Emmy, Grammy, Oscar e Tony Award) – una lezione alla Juilliard cambierà per sempre il suo destino. A quel punto a Lydia non resterà altro da fare se non svanire. Parte da qui Tár, il ritorno dietro la macchina da presa di Todd Field sedici anni dopo il mai troppo celebrato Little Children e ben ventuno dal folgorante esordio di In the Bedroom. La differenza l’ha fatta il lockdown del 2020. Dodici settimane che hanno permesso a Field di buttare giù l’intero concept delineandone ogni aspetto ad una sola condizione: Cate Blanchett come prima e unica scelta per il ruolo di Lydia.

Tár di Todd Field è stato distribuito nei cinema italiani il 9 febbraio 2023
Tár di Todd Field è stato distribuito nei cinema italiani il 9 febbraio 2023

Un ritorno dorato, opportunamente celebrato tra Venezia 79 – che ha visto Tár presentato in concorso con tanto di Blanchett insignita della Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile – e le sei nomination agli Oscar 2023, ma c’è di più di questo. Ci sono le parole espresse da Martin Scorsese e Paul Thomas Anderson, che per Tár – e Field in particolare – hanno usato termini al sapore di consacrazione. Per Scorsese il lavoro compiuto da Field con Tár (disponibile su NOW, Apple TV+, Prime Video) rappresenta l’inversione di tendenza rispetto a quel cinema teleguidato e prevedibile tipico delle produzioni contemporanee. Un cinema che secondo Scorsese: «Ci prende per mano, ci fa sapere dove sta andando, ma non Tár. I limiti della cornice stessa e la provocazione di tempi misurati, riflettono tutti l’architettura brutale della sua anima».

Il New Yorker e l'articolo dedicato a Lydia Tár, tra realtà e finzione
Il New Yorker e l’articolo dedicato a Lydia Tár, tra realtà e finzione

Dello stesso avviso Anderson secondo cui è la cura dei dettagli ad avere fatto la differenza in Tár: «Nulla è deliberato o pieno di intenzione, ed è diretto con un caos e una gioia perfettamente controllati. Un film d’arte, ma non è un’arte pignola o pretenziosa, è arte tagliente come un rasoio». Un ritorno alle origini insomma, a quel tipo di cinema che si astrae dalla dimensione di prodotto d’intrattenimento per elevarsi a opera d’arte fatta di dettagli e preziose sfumature. Intenti che appaiono evidenti già a partire dai titoli di testa e dalla scelta di utilizzare il logo della Universal Pictures nello stile grafico degli anni Settanta. Quasi a voler accomunare Tár all’epoca d’oro della New Hollywood. Vento creativo imbrigliato e fatto rivivere da Field in una narrazione dal ritmo crescente che è viaggio nel processo creativo di un EGOT.

Cate Blanchett nei panni di Lydia Tár
Cate Blanchett nei panni di Lydia Tár

Un’eccellenza di cui Field – nel suo piglio documentaristico fatto di costruzioni d’immagine classiche e manovre di cinepresa avvolgenti – cura minuziosamente ogni singolo impulso e intuizione, ora nelle riflessioni a tutto campo sul tempo, sull’interpretazione, sul valore delle prove, sul pensiero critico come sublimazione dell’ego e sul ruolo del direttore d’orchestra come un metronomo, ora nella routine che va a scandire la genesi delle sue composizioni, ora, infine, sul saper separare l’uomo (o la donna) dall’artista. E poi il valore aggiunto della narrazione di Tár: il principale punto di contatto con il passato new-hollywoodiano. Perché il genio di Lydia, nato all’ombra di Leonard Bernstein e di un passato nebuloso, non viene traslato da Field in un contesto allegorico-nostalgico che finirebbe con il depotenziarne gli intenti filmici di feroce riflessione contemporanea su potere, manipolazione e conseguenze.

Il genio di Lydia all'ombra (nebulosa) di Leonard Bernstein
Il genio di Lydia all’ombra (nebulosa) di Leonard Bernstein

È qui, in un tempo narrativo che è tempo presente dello spettatore. Vive nell’oggi Tár, nelle criticità dei social e della cancel culture, o di come un singolo errore possa spazzare via sogni, progetti e reputazione di chiunque, di cui Field si rivela narratore lucido e vivace dal pensiero critico curioso. Infine c’è la Blanchett, che nel dialogare con una Noémie Merlant precisa e attenta in una performance di soggezione, passivo-aggressività e sottrazione emotiva, giganteggia in un ruolo su misura tra l’intimo e l’esplosivo. Un’opera straordinaria Tár, senza tempo e fuori dal tempo, di certo custode del mistero e della meraviglia del cinema…

  • LONGFORM | Maestro, Bradley Cooper e il mito di Leonard Bernstein
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  • VIDEO | Qui per il trailer del film 

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