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Nebraska | Will Forte, Bruce Dern e il viaggio come ricostruzione di Alexander Payne

Bob Odenkirk, June Squibb, la famiglia, Paradiso amaro. Dieci anni di un film sottovalutato

Uno stratosferico Bruce Dern al centro della scena di Nebraska, un film di Alexander Payne
Uno stratosferico Bruce Dern al centro della scena di Nebraska, un film di Alexander Payne

ROMA – Di Alexander Payne come regista e autore si sta tornando a parlare grazie a The Holdovers, eppure sempre (molto) poco nonostante negli anni abbia diretto film interessanti e incisivi come Election, A proposito di Schmidt e Paradiso amaro. Di Nebraska, forse il suo apice artistico, anche meno. Eppure, dieci anni fa, quando a Cannes 66 sorprese il mondo tra la selezione in concorso – in cui fu un serissimo candidato alla Palma d’Oro andata poi a quella rivoluzione assoluta di vita, amore e libertà de La vita di Adele di Abdellatif Kechiche con due straordinarie Adèle Exarchopoulos e Léa Seydoux – e quel Prix d’interprétation masculine vinto dal veterano Bruce Dern in un ruolo difficile, malinconico e sinistramente comico come Woody Grant, nessuno avrebbe mai immaginato che Nebraska sarebbe diventato nel giro di poco tempo un film dimenticato.

Nebraska di Alexander Payne fu presentato in concorso a Cannes 66 il 23 maggio 2013
Nebraska di Alexander Payne fu presentato in concorso a Cannes 66 il 23 maggio 2013

Specie perché l’anno dopo, agli Oscar 2014, mentre tutta la comunità cinefila si era scissa ed equamente polarizzata tra Leonardo DiCaprio e Matthew McConaughey, Jonah Hill e Jared Leto, The Wolf of Wall Street e Dallas Buyers Club, il film di Payne fu comunque della partita con sei nomination tra cui Miglior film, Miglior regia e Miglior fotografia. Stette a guardare, come da pronostici, ma ad oggi pochi film di quella decade vicina hanno superato la prova del tempo come Nebraska (lo trovate su Prime Video). Forse per via dell’insito classicismo della sua struttura narrativa. Un road-movie tra padre-e-figlio sul senso della vita e sulla famiglia, tra sogni, speranze e sacrifici, dolore e rancore, tutto giocato su rapporti di forza sottesi da dialoghi incisivi in continuo bilico tra commedia e dramma, comprensione e punto di rottura.

Bruce Dern e Will Forte la straordinaria coppia padre-figlio del film
Bruce Dern e Will Forte sono Woody e David Grant, la straordinaria coppia padre-figlio del film

E poi c’è il Midwest americano che si staglia sullo sfondo e vive e prospera cullato dalle melodiose note della colonna sonora di Mark Orton, di cui Payne realizza un ritratto duro, aspro, asciutto, prosciugato di colore e nostalgia – quasi come fosse la prosecuzione spirituale de L’ultimo spettacolo o l’antitesi del colorato American Graffiti – ma comunque intriso di profondità e sentimento. Le ombre orchestrate dal DoP Phedon Papamichael («Il potere poetico del bianco e nero in combinazione con questi paesaggi gioca un ruolo enorme in Nebraska») e proiettate da Payne in immagini di austera bellezza rivelano innumerevoli sfumature chiaroscurali nei personaggi, evocando empatia se non affetto vero, per una famiglia amareggiata, trascinata in un improbabile pellegrinaggio nel cuore dell’America e alle origini della loro personale storia collettiva.

June Squibb è Kate Grant, il fattore aggiunto di Nebraska
June Squibb è Kate Grant, il fattore aggiunto di Nebraska

Un instant-classic con tutti i crismi, insomma, specie per la capacità di inserire in una cornice di genere drammatica un interprete squisitamente comico come Will Forte che come David Grant – e possiamo affermarlo senza timore di smentita – offre la performance che vale un’intera carriera. Basti pensare al climax. Momento topico dello script firmato Bob Nelson in cui Forte, con il suo atto d’amore di un figlio verso il padre, prende per mano Nebraska guidandolo verso un commuovente orizzonte di riconciliazione familiare. La fattura preziosa di Nebraska fu evidente agli executive della Paramount Pictures che per la resa filmica del progetto misero a disposizione di Payne un budget da 13 milioni e mezzo di dollari (incasserà poco meno di 28 milioni di dollari al box-office mondiale).

Nel cast di Nebraska Bob Odenkirk nei panni di Ross Grant, il figlio maggiore
Nel cast Bob Odenkirk nei panni di Ross Grant, il figlio maggiore

Lo fu soprattutto per Payne, tanto che Nebraska ha rappresentato l’eccezione alla regola per cui ogni film da lui diretto – da La storia di Ruth, donna americana a Downsizing – lo vede anche coinvolto in prima persona nel processo di scrittura. Mise le mani sullo script di Nelson nel lontano 2002, tra la fine della post-produzione di A proposito di Schmidt e l’inizio della pre-produzione di Sideways – In viaggio con Jack. L’intuizione fu dei produttori Albert Berger e Ron Yerxa, che con Payne avevano fatto squadra pochi anni prima con Election, chiedendogli un parere su chi potesse essere, secondo lui, il giusto volto registico a cui affidare un progetto del genere. Si propose senza pensarci troppo, a condizione però di poter pazientare.

Stacy Keach è Ed Pigram in un momento di Nebraska
Stacy Keach è Ed Pigram in un momento del film

Dopo Sideways il suo prossimo film non poteva essere un altro road movie, ma quel Paradiso amaro con un grande George Clooney e una giovanissima Shailene Woodley: «Ero così esausto dai film sui viaggi in macchina che a un certo punto avevo bisogno di una pausa da loro. Ecco perché ho scelto di ritardare Nebraska e lavorare prima su Paradiso amaro». Come Woody Grant, se è vero che Bruce Dern rappresentò per Payne la prima e unica scelta, tanto da leggere lo script di Nelson visualizzandolo con le sue fattezze («Adesso Bruce ha l’età giusta e può essere sia ingenuo che scontroso, è un attore fantastico»), è anche vero che la Paramount propose la parte a Gene Hackman, Robert De Niro, Robert Duvall, Jack Nicholson e Robert Forster.

Lo shot finale di Nebraska
Lo shot finale di Nebraska

Per il ruolo di David Grant invece accadde l’esatto contrario. Will Forte fu la scelta a sorpresa dopo una schiera di candidati eccellenti come Paul Rudd, Casey Affleck, Matthew Modine, perfino Bryan Cranston – su cui Payne pose un veto per via dei vent’anni di differenza con il padre Woody/Dern – che con Bob Odenkirk nei panni di Ross Grant avrebbe avuto come fratello uno dei tanti compagni d’armi di Breaking Bad. Secondo Payne: «A parte che, fisicamente, credevo potesse essere davvero il figlio di Bruce Dern e June Squibb, ma poi lo vedo come qualcuno che potrei tranquillamente incontrare a Omaha. Will, poi, ha una qualità: è molto credibile. Riesce a comunicare con gli occhi spalancati una vasta gamma di emozioni, come se fosse stato danneggiato dalla vita».

Nei cinema italiani Nebraska fu distribuito il 16 gennaio 2014
Nei cinema italiani Nebraska fu distribuito il 16 gennaio 2014

C’è un curioso aneddoto a proposito della lavorazione di Nebraska con protagonisti proprio Dern e Forte. In una delle tante delle scene di guida, i due rimasero bloccati per ore in auto perché le telecamere erano montate su entrambe le portiere. Dal momento che non erano in grado di scendere dall’auto e di fare pause per il bagno tra un ciak e l’altro, Dern ha rivelato che in quel momento lui e Forte: «Scoprimmo finalmente per quale ragione madre natura ha inventato le bottiglie». Una delle tante ragioni del perché ridere e commuoversi con la famiglia Grant e le note melodiose di vita di Nebraska, oggi come ieri, dieci anni dopo, un film tutto da (ri)scoprire.

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