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Driver, l’imprendibile | Walter Hill, Ryan O’Neal e quel cinema a tutta velocità

Isabelle Adjani e Bruce Dern, il flop e la rinascita tra Drive e Baby Driver. Perché rivederlo in streaming?

Driver l'imprendibile
Il tris di protagonisti di Driver l'imprendibile.

ROMA – Prima ancora delle riletture dell’Anabasi di Senofonte (IV secolo A.C.) e dei suoi Diecimila tra I guerrieri della strada e I guerrieri della palude silenziosa, il cinema di Walter Hill ha trovato la sua prima, vivacissima espressione, in Driver l’imprendibile del 1978. Una delle opere più imprescindibili della fase calante della New Hollywood dalla struttura narrativa semplice e dal sapore classico ma dalla realizzazione fortemente innovativa in un concept quasi del tutto non-dialogico fatto – più che di agenti scenici definiti – di semplici funzioni prive di carattere, di un background narrativo. Prive perfino di un nome visto che Hill preferì rinominarli sulla base del loro agire: Pilota, Giocatrice, Detective, tutti dai destini rigettati nel silenzio di una Los Angeles hopperiana, claustrofobica e cupa.

Driver l'imprendibile fu presentato negli Stati Uniti il 28 luglio 1978
Driver l’imprendibile fu presentato negli Stati Uniti il 28 luglio 1978

Non un’opera di facile impatto ad un primo approccio insomma, la cui visione autoriale creò un dislivello nella percezione della Hollywood del tempo. Non ci credete? Provate a chiedere all’executive Larry Gordon, vi dirà: «Siamo stati trattati come se Driver fosse un film d’autore piuttosto che action. Se potessi rifarlo nuovamente credo che proverei a correggerlo verso un tono più commerciale». Perché è un’opera puramente esperienziale Driver di Hill (lo trovate su MUBI). Un neo-noir denso, di pochissime parole, urbano – o per meglio dire stradale – nella sua componente heist, che in funzione di un intreccio ridotto all’osso ma solido nel suo efficace dispiego vive tutto di inseguimenti supersonici degni di Bullitt: il precursore tematico di Driver.

«È un film girato con una nuova tecnica. Proverai della sensazioni strabilianti. Sarai TU al volante della macchina. Sarai TU a premere l'acceleratore. Sarai TU l'uomo che per 10 anni ha fatto impazzire la polizia americana»
«È un film girato con una nuova tecnica. Proverai della sensazioni strabilianti. Sarai TU al volante»

Il resto sono soggettive pionieristiche e un montaggio netto e adrenalinico dove a far rumore è il gas dalle marmitte, le sgommate delle auto in corsa, il fragore delle pistole che fanno fuoco, le sirene spiegate, perfino i portelloni divelti a fucilate. Un’opera sorprendente come preannunciato dalle parole usate nei manifesti promozionali dell’estate 1978 (fu presentato a Los Angeles il 28 luglio di quell’anno) che rendono sapientemente l’atipica ratio filmica alla base di Driver: «È un film girato con una nuova tecnica. Proverai della sensazioni strabilianti. Sarai TU al volante della macchina. Sarai TU a premere l’acceleratore. Sarai TU l’uomo che per 10 anni ha fatto impazzire la polizia americana».

Ryan O'Neal è il Pilota in una scena di Driver l'imprendibile
Ryan O’Neal è il Pilota

Secondo Gordon questo ha inciso e non poco nel presentare il progetto anche agli attori che vi presero parte: «Se avessimo avuto Clint Eastwood, ci sarebbe stato perdonato tutto e avrebbero detto: Driver è un altro film di Eastwood che guida auto. Se avessimo avuto Steve McQueen ci avrebbero paragonati a Bullitt o Getaway» oltre che al box-office visto che, a fronte di 4 milioni di dollari di budget, ne incasserà appena 1 world-wide: un flop commerciale assoluto e conclamato. E a proposito di McQueen, fu proprio lui la scelta dei sogni del regista di 48 ore (qui per il nostro Revisioni) per il ruolo del Pilota, tanto da scrivere il ruolo con lui in mente.

Isabelle Adjani è Giocatrice in una scena de Driver l'imprendibile
Isabelle Adjani è Giocatrice

A detta dello stesso Hill infatti: «McQueen non voleva fare nulla che avesse a che fare con le auto a quel tempo. Si sentiva come se l’avesse già fatto ed era piuttosto difficile discuterne». Facciamo un passo indietro però, perché la stessi genesi di Driver ha dalla sua dell’incredibile. All’indomani de L’eroe della strada del 1975 – l’opera prima di un Hill fino a quel punto regista di seconda unità – nato dall’idea suggeritagli dallo stesso Gordon de «Un autista in fuga». Hill scrisse poi lo script nell’estate 1975, periodo in cui L’eroe della strada vide il buio della sala: «Volevo fare un film di genere, puro, che non si conformasse alle convenzioni di Hollywood».

Bruce Dern è Detective in una scena de Driver l'imprendibile
Bruce Dern è Detective

Immaginò così Driver su carta come uno script molto serrato, compiuto, che lasciasse i fronzoli a zero: «Sapevo che quando mi stavo preparando a fare Driver avrei corso un rischio pazzesco. Questo non doveva essere il film d’azione di tutti i giorni. Cercavo di fare qualcosa di diverso». Un’opera dallo stile scarno e minimalista di pura funzionalità: «Pensavo che quell’approccio facesse leggere le persone con maggiore intenzione. È scarno nei dettagli ma non nell’effetto drammatico, in modo da catturare meglio l’attenzione dello spettatore». Dalla sua Hill mandò una copia del draft originale al titanico Raoul Walsh che nel colse l’insita genialità dandovi approvazione.

«Se avessimo avuto Clint Eastwood, ci sarebbe stato perdonato tutto e avrebbero detto: Driver è un altro film di Eastwood che guida auto. Se avessimo avuto Steve McQueen ci avrebbero paragonati a Bullitt o Getaway»
«Se avessimo avuto Clint Eastwood, ci sarebbe stato perdonato tutto…»

Sul finire degli anni settanta la EMI Films di matrice britannica passò sotto la guida di Barry Spikings e quel Michael Deeley che di suo mise la firma produttiva in opere come Convoy – Trincea d’asfalto e Il cacciatore e che vide in Driver una buona opportunità a patto che ci fosse un attore di livello come protagonista assoluto. Ne McQueen né l’usato sicuro Charles Bronson che, a detta di Hill: «Pensava avessi montato L’eroe della strada in modo da non valorizzare Jill Ireland (co-protagonista e moglie di lui). Non credeva fosse una buona idea». Infine quel Ryan O’Neal fresco del successo di Paper Moon – Luna di carta e di Barry Lyndon.

La Los Angeles di Driver l'imprendibile: hopperiana, claustrofobica e cupa
La Los Angeles di Driver l’imprendibile: hopperiana, claustrofobica e cupa

Dalla sua l’interprete statunitense accettò al volo la proposta di Hill, o per usare le parole dello stesso regista: «Abbiamo parlato del ruolo e dell’approccio minimalista che volevo provare. Sentiva di poterlo fare e ci siamo sentiti a nostro agio l’uno con l’altro», specie perché, fino a quel punto, O’Neal si era sempre distinto in commedie brillanti (Ma papà ti manda da sola?) o drammi romantici (Love Story). Driver avrebbe rappresentato l’ennesimo passo di ricerca identitaria compiuto da O’Neal negli anni successivi: «Non è un regista da sottovalutare Hill. Uno scrittore di prim’ordine, un regista ancora migliore e poi è veloce. Molti dei registi giovani di oggi pensano di essere David Lean, passano un anno a parlare e poi… arrivano i robot parlanti!».

«Penso che Driver sia meraviglioso, molto sulla tradizione di Hawks, magro e scarno. La storia è contemporanea e molto stilizzata: i ruoli che interpretiamo io e Ryan sono come Bogart e Bacall»
«Penso che Driver sia meraviglioso, molto sulla tradizione di Hawks, magro e scarno»

Se la scelta del protagonista maschile fu complicata e determinante (specie nel vendere il prodotto Driver al pubblico maschile), lo stesso può dirsi per il ruolo della co-protagonista femminile Giocatrice per cui inizialmente furono in prese in considerazione Julie Christie e Charlotte Rampling. A spuntarla fu, con un po’ di sorpresa a dire il vero, quell’Isabelle Adjani fresca del successo di Adele H – Una storia d’amore di François Truffaut che, saputo dell’interesse di Hill per lei, accettò al volo dopo aver amato L’eroe della strada decantando parole di sincero entusiasmo: «Penso che Driver sia meraviglioso, molto sulla tradizione di Hawks, magro e scarno. La storia è contemporanea e molto stilizzata: i ruoli che interpretiamo io e Ryan sono come Bogart e Bacall».

«Volevo la personalità di Bruce. Il pubblico si innervosisce per i film silenziosi. A loro piace l'equilibrio. Bruce diede quell'equilibrio»
«Volevo la personalità di Bruce. Il pubblico si innervosisce per i film silenziosi»

La Adjani proseguì poi descrivendo l’essenza dei personaggi di Driver: «Entrambi giocatori d’azzardo nelle nostre anime ed entrambi non mostriamo le nostre emozioni né diciamo molto. La mia Giocatrice? Sono davvero un personaggio misterioso, senza nome e senza background e devo dire che è riposante, in questo modo non devo scavare in profondità per interpretare la parte. Tutto quello che so è che la vita per me è il gioco d’azzardo, e sono una perdente». Entusiasmo nelle parole che scemò – anzi – crollò del tutto, dopo il magrissimo risultato al box-office: «A dire il vero se l’ho fatto è perché dopo Adele H. tutti mi hanno esortata a fare un film a Hollywood».

Per il ruolo di Giocatrice, poi andato alla Adjani, erano in lizza Charlotte Rampling e Julie Christie
Per il ruolo di Giocatrice, poi andato alla Adjani, erano in lizza Charlotte Rampling e Julie Christie

Fino a tornare indietro sui propri passi frase dopo frase: «Ne rifiutai molte (di offerte ndr) e sentivo che non potevo continuare a farlo e poi mi piaceva Walter Hill, solo dopo ho realizzato che con Driver avevo fatto un terribile errore», pur essendo – in realtà – tra le liete gioie di un’opera unica e irripetibile con la sua mimica impassibile dagli occhi glaciali. Infine la scelta per Detective, per cui la EMI Films immaginò Robert Mitchum per la parte (rifiutò l’offerta) per poi puntare decisi su Bruce Dern: la miglior scelta possibile per Hill, o per usare le sue parole: «Volevo la personalità di Bruce. Il pubblico si innervosisce per i film silenziosi. A loro piace l’equilibrio. Bruce diede quell’equilibrio».

«Driver? Uno di film più cool di tutti i tempi» secondo Quentin Tarantino
«Driver? Uno di film più cool di tutti i tempi» secondo Quentin Tarantino

Il flop al botteghino per poco non spazzò via la carriera di Hill, per stessa ammissione dell’autore: «Se non avessi girato I guerrieri della strada non credo che sarei sopravvissuto. Driver fu amato all’estero, specie in Francia, ma a quei tempi non mi importava molto, negli Stati Uniti guadagnò zero dollari». Hill proseguì poi sottolineando la performance di O’Neal al tempo massacrata dalla critica: «Sono sempre stato molto contento di Ryan, non potrei mai immaginare nessun altro se non lui come Pilota», ci vide bene. Nelle decadi successive il cinema ha saputo riconoscere a Driver lo status di cult a pieno titolo, abbastanza da far sbottonare Tarantino che etichettò l’opera di Hill come «Il Pilota di O’Neal è un cowboy che non poteva essere catturato. Uno di film più cool di tutti i tempi».

Isabelle Adjani e Bruce Dern in una scena di Driver l'imprendibile
Isabelle Adjani e Bruce Dern

Ma soprattutto per Nicolas Winding Refn e Edgar Wright che tra Drive e Baby Driver seppero rileggere il silenzio (e la solitudine) del Pilota e la spettacolarità degli inseguimenti di Driver ricalibrandone l’inerzia filmica in narrazioni solide, creative, dal linguaggio postmoderno e accattivante. A proposito dell’opera di NWR, Hill ebbe a dire come in realtà: «È un film molto diverso, ha alcune cose – come mi ha detto Nic – che sono un omaggio e va bene, è molto lusinghiero. Penso che (Gosling) sia un ragazzo straordinariamente talento e somiglia molto al mio Pilota, O’Neal», ma, e il retaggio quarantacinquennale non mente in merito, di O’Neal ce ne possono pure essere tanti, ma Driver – L’imprendibile resterà unico e inarrivabile nella sua bellezza atipica e silenziosa.

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Qui sotto potete vedere il trailer del film: 

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