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I Guerrieri della Notte | Walter Hill, Micheal Beck e quell’odissea di puro rock visivo

L’omicidio di Black Benji, il fenomeno sociologico e le parole di Pauline Kael: Riscoprire un cult

I guerrieri della notte
The Warriors: il film uscì in Italia il 30 agosto 1979.

ROMA – «Ciò che lo ha reso un successo con i giovani? Per la prima volta qualcuno ha realizzato un film a Hollywood che ha preso la situazione delle bande e non l’ha presentata come un problema sociale. Li ha presentati come un aspetto neutro o positivo della loro vita. Quella era la loro vita, hanno funzionato in quel contesto. Hanno accettato l’idea della banda, non l’hanno messa in discussione e il problema sociale non era se sarebbero andati al college, ma se sarebbero sopravvissuti. È il grande detto di Hawks, dov’è il dramma? Vivrà o morirà? Questo è il dramma». E proprio questo è The Warriors – I guerrieri della notte di Walter Hill nel 1979 che – forte di quest’approccio filmico lucido, asettico, vivido, realistico e di puro intrattenimento – riuscì a fare breccia nel cuore del suo pubblico di riferimento, assurgendo allo status di cult generazionale.

I guerrieri della notte
Un dettaglio dell’iconico poster de I guerrieri della notte.

Fece talmente furore I guerrieri della notte che al primo weekend d’apertura (era il 9 febbraio 1979), proiettato in 670 sale in tutti gli Stati Uniti, incassò qualcosa come 3 milioni e mezzo di dollari. E questo senza che la Paramount Pictures ci avesse puntato molto in termini di spese di marketing. Alla fine del suo percorso, ne incasserà oltre 22 milioni in tutto il mondo. Fu un’esplosione spontanea, o per usare le parole evocative di Pauline Kael nella sua recensione sul New Yorker: «I guerrieri della notte è un vero film d’autore. Ha in termini visivi il tipo di impatto che Rock Around the Clock ebbe ne Il seme della violenza: è puro rock visivo» a partire dalla sequenza d’apertura. Quel prologo che è autentico film-nel-film fatto di montaggio alternato, immediatezza d’intenti, colori bruciati e il Main Theme di Barry De Vorzon a settare tono, atmosfere e ritmo.

I titoli di testa di I guerrieri della notte
I titoli di testa di I guerrieri della notte

Ma ne Il seme della violenza, grande film del 1955 di Richard Brooks con un enorme Glenn Ford sugli scudi, il tema delle gang – come la stragrande maggioranza dei film del tempo – veniva affrontato retoricamente. «Nei vecchi film, non appena si parlava di gang era come curare la pestilenza e come riparare i rifiuti sociali», spiegò lo stesso Hill. «Noi vogliamo prendere questi ragazzi, assicurarci che vadano al college». Nel 1979 di pura New Hollywood di I guerrieri della notte è invece un’epica guerra urbana tra gang, cucita addosso ad un viaggio di ritorno lungo tutta la notte che racconta di lealtà e caos, sogni infranti di anti-eroi romantici e selvaggi e l’alba di una nuova vita non convenzionale e libera: «Guarda che posto di me*da e abbiamo combattuto tutta la notte per ritornarci: bisognerebbe andarsene per sempre».

Michael Beck è Swan in una scena di I guerrieri della notte
Michael Beck è Swan

Il risultato fu però che, già dal weekend successivo di distribuzione, I guerrieri della notte fu collegato a sporadiche epidemie di atti vandalici e ben tre omicidi (due nella California meridionale e uno a Boston) che vide coinvolti alcuni spettatori. Alla Paramount fu chiesto di rimuovere i materiali pubblicitari legati al film in modo che la partecipazione di pubblico fosse ridotta ai minimi termini. In risposta a questo provvedimento, i proprietari delle sale furono sollevati dai loro obblighi contrattuale nell’eventualità in cui avessero deciso di non proiettare I guerrieri della notte, al punto che la Paramount si offrì di pagare loro i costi di sicurezza aggiuntiva e i danni dovuti ad atti di vandalismo. Fu il caos insomma, esattamente come il marasma scatenatosi nei secondi successivi all’omicidio dell’ispirato Cyrus (Roger Hill) dei Riffs all’evento di massa in pieno primo atto.

«Guerrieri...giochiamo a fare la guerra? Guerrieri....»
«Guerrieri…giochiamo a fare la guerra? Guerrieri….»

A tal proposito, quella scena di I guerrieri della notte fu ispirata ad eventi reali, precisamente all’omicidio di Black Benji, membro-chiave dei Ghetto Brothers, durante un incontro nel dicembre 1971 in cui stava cercando di negoziare una pace tra bande del Bronx e di Brooklyn. A differenza della finzione narrativa di Hill però, il suo omicidio non incitò ritorsioni, anzi, promosse intensivi colloqui di pace tra i colpevoli e le altre bande che diedero vita a dei block party che, oltre a dissolvere i confini del territorio tra gang rivali, diedero un’impronta decisiva alla nascita e all’evoluzione della musica hip-hop negli anni successivi. Tornando alle conseguenze distributive di I guerrieri della notte, dopo circa due settimane senza incidenti, la Paramount riprese la campagna marketing riportando alcune opinioni positive di critici. Tra queste, proprio quelle della Kael che funsero da tagline leggendaria.

James Remar è Ajax in una scena di I guerrieri della notte
James Remar è Ajax

A detta di Hill la ragione di un simile impatto violento era da ricondursi al suo pubblico di riferimento: «Penso che il motivo per cui ci sono stati alcuni incidenti violenti sia davvero molto semplice: era molto popolare tra le bande di strada, in particolare i giovani, molti dei quali avevano sentimenti molto forti l’uno per l’altro e improvvisamente tutti sono andati al cinema insieme! Hanno guardato dall’altra parte del corridoio e c’erano i ragazzi che non gli piacevano, quindi ci sono stati molti incidenti», come lo era il materiale originale del resto. L’omonimo romanzo di Sol Yurick del 1965 ispirato a sua volta all’Anabasi e alle epiche gesta dei Diecimila di Senofonte, che del cinema di Walter Hill è un po’ il filo conduttore narrativo-tematico tra I guerrieri della notte e i successivi I cavalieri dalle lunghe ombre e I guerrieri della palude silenziosa.

«Io mi inca*zo a vedere le cose sprecate»
«Io mi inca*zo a vedere le cose sprecate»

Concepito da Yurick come un reboot romanticizzato delle gang di West Side Story dal suo privilegiato punto di vista di impiegato dei servizi sociali/welfare della città di New York, i diritti di utilizzazione economica di I guerrieri della notte furono acquistati in un primo momento dalla American International Pictures nel 1969 che però non ne usufruì mai. Un paio d’anni dopo l’executive Lawrence Gordon scoprì il libro di Yurick in una libreria. Dopo aver letto la sinossi si interessò al progetto acquistandone i diritti di tasca propria. Ingaggiato lo sceneggiatore David Shaber per adattarlo, si rivolse a Hill per la regia dopo aver lavorato con lui tra L’eroe della strada e Driver, l’imprendibile. Hill fu subito rapito dal concept ma in cuor suo sentiva che nessuna casa di produzione l’avrebbe finanziato: «Larry (Gordon), mi piacerebbe farlo ma nessuno ce lo permetterà mai, è troppo estremo e troppo strano».

Il cameo di Mercedes Ruehl in I guerrieri della notte
Il cameo di Mercedes Ruehl

Parallelamente si dedicò a The Last Gun, western crepuscolare scritto a due mani con Roger Spottiswoode. Gordon provò a cercare finanziamenti su quest’ultimo ma, incredibilmente, non ci furono riscontri rilevanti. Contro ogni pronostico invece, I guerrieri della notte ebbe grande eco ai piani alti della Paramount in cerca di progetti per un pubblico giovane, nuovo, prettamente in linea con gli standard della New Hollywood. Gli executives furono talmente entusiasti dal pitch di Gordon da scucire un corposo assegno da 6 milioni di dollari in un batter d’occhio: «Il tutto si svolse molto rapidamente, Larry aveva un rapporto speciale con la Paramount e promettemmo loro di realizzare un film low budget, cosa che abbiamo fatto in effetti. Fu girato in poche settimane, tipo che avevamo avuto il via libera ad aprile/maggio 1978 e a febbraio eravamo già al cinema» disse Hill al riguardo.

La sequenza di apertura del film con la Wonder Wheel di Coney Island avvolta nel buio della notte
La sequenza di apertura di I guerrieri della notte con la Wonder Wheel di Coney Island avvolta nel buio

Una velocità produttiva che, per quanto ammirevole e in linea con l’entusiasmo manifestato da Hill già alla prima lettura dello script – che nel draft preliminare si intitolava Streets of Fire (titolo poi conservato da Hill per il suo omonimo progetto dei sogni del 1984) – si scontrò con una sua esigenza artistica. Pur lodandone l’estrema semplicità narrativa di un concept essenziale ma diretto, immediato, Hill vedeva I guerrieri della notte come un albo a fumetti in forma filmica. Attenzione però, non un cinecomic per come oggi lo conosciamo, ma qualcosa di più pop. Lo visualizzò diviso per capitoli collegati da transizioni di fumetti nella forma degli splash panel. I tempi di post-produzione serratissimi frutto della contemporanea concorrenza di The Wanderers – I nuovi guerrieri di Philip Kaufman (prodotto da Orion Pictures) però, lo costrinse ad accantonare l’idea, e non solo quella.

Lynne Thigpen è la DJ di I guerrieri della notte
Lynne Thigpen è la DJ

Originariamente i The Warriors di I guerrieri della notte sarebbero dovuti essere una banda di soli afroamericani (o di ispanici), secondo Hill infatti: «All’inizio credevo fosse l’unico modo per essere davvero fedele alla visione del romanzo di Yurick, ma la Paramount non era molto entusiasta all’idea». Un’altra intuizione avrebbe visto la narrazione aprire i battenti con la scritta: «Sometime in the Future» su schermo nero. Un breve futuro misto a tardo presente considerando che il film è ambientato nella notte del 13 luglio 1979. La Paramount però rispedì l’idea al mittente perché, oltre che leggermente straniante, credevano che fosse troppo evocativa di quello Star Wars (qui per il nostro Longform) uscito al cinema nemmeno un anno prima. Non ultimo la corposa voce narrante di Orson Welles avrebbe accompagnato lo spettatore nella celebre e pirotecnica introduzione narrando di tematiche della mitologia greca in modo da omaggiare il passato letterario dell’Anabasi.

La mitologica gang di mimi che vediamo nel prologo di I guerrieri della notte corrisponde al nome di Hi-Hats, in controllo del quartiere di Soho
La gang di mimi nel prologo di I guerrieri della notte corrisponde al nome di Hi-Hats

Come sopra, alla Paramount non piacque affatto quest’ultima proposta, specie perché la presenza di Welles nel cast avrebbe sensibilmente alzato i costi di produzione di I guerrieri della notte. Alcune di queste intuizioni – la voce narrante (con Hill stesso al posto di Welles) e le transizioni fumettose – furono introdotte da Hill nell’Ultimate Director’s Cut del 2005 e per una ragione ben precisa: «Sin dall’inizio volevo un elemento fantasy per I guerrieri della notte, ma allo stesso tempo aggiungere un tocco contemporaneo. Queste erano alcune delle idee difficili che dovevamo far capire alla Paramount, ma non andammo molto d’accordo. Dopo che il film è uscito ed è andato bene, tutti erano amici, ma fino ad allora ci furono molti malintesi. Pensavano che I guerrieri della notte sarebbe stato come La febbre del sabato sera o qualcosa del genere», nulla di tutto questo.

La sequenza di apertura del film nella personalissima versione della Director's Cut
La sequenza di apertura del film nella personalissima versione della Director’s Cut

Non ultimo qualche curiosità di casting. Al film avrebbe dovuto prendere parte Tony Danza che però, dopo aver ottenuto il ruolo del quasi omonimo Tony Banta nella sit-com Taxi – prodotta dalla Paramount Television peraltro – fu sostituito da Terry Michos nel ruolo di Vermin. Per il ruolo da protagonista invece, il ribelle Swan, accadde l’incredibile. Inizialmente infatti Hill pensò di ingaggiare Sigourney Weaver, specie dopo la felice esperienza sul set di Alien (qui per il nostro Longform) in cui figurava come executive (e che in origine avrebbe dovuto dirigere). Dopo aver visto Madman del 1978 di Dan Cohen però – in cui la Weaver divideva la scena con F. Murray Abraham e soprattutto Michael Beck – volle quest’ultimo per la parte di Swan. Fu il film della svolta I guerrieri della notte, il turning point che cambia le carte in tavola, ma per poco.

Un membro dei Baseball Furies, gang di Riverside Park, a metà tra i New York Yankees e i KISS
Un membro dei Baseball Furies, gang di Riverside Park, a metà tra i New York Yankees e i KISS

Il suo film successivo fu il mitologico (s)cult Xanadu del 1980 diretto da Robert Greenwald. Accanto a Beck, l’ex-Grease Olivia Newton-John e la quintessenza del musical hollywoodiano Gene Kelly: un disastro su tutta la linea. Sebbene Beck non abbia mai espresso apertamente rammarico per aver accettato di prendervi parte, ad amici e colleghi dichiarò all’indomani dell’uscita in sala che ne decretò lo status di flop commerciale come: «I guerrieri della notte mi ha aperto molte porte, le stesse che Xanadu ha poi chiuso». Di lì in avanti infatti, tanti progetti dimenticabili tra cinema e televisione, ma poco importa. Resta la grandezza assoluta di I guerrieri della notte e la certezza di aver preso parte a uno degli ultimi, veri, sussulti creativi di una New Hollywood che di lì in avanti si sarebbe andata a spegnere, e tanto basta per parlare di carriera leggendaria.

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  • VIDEO | Qui potete vedere il trailer del film: 

 

 

 

 

 

 

 

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