EDIMBURGO – In principio c’erano Steve McQueen e Dustin Hoffman, oggi invece Papillon rivive in sala con un inedito duo – Charlie Hunnam e Rami Malek – a cui si aggiunge Michael Socha nei panni di Julot. L’attore inglese, classe ’87, racconta questo dramma carcerario all’Edimburgo International Film Festival, che si svolge nella capitale scozzese. Beniamino del piccolo schermo, con Being Human, This is England e Once upon a time (nella serie principale e in Wonderland), torna al cinema esiliato nelle colonie in una delle pellicole più toccanti dell’anno. Lo abbiamo incontrato nell’attico di uno degli hotel più esclusivi di Edimburgo, a due passi da Princess Street, mentre sorseggiava una tazza di caffè sprofondato su un divano gigante, ma lui – solare e sorridente – ha puntualizzato di non sentirsi né famoso né celebre.

PAPILLON «Il tema della perdita della libertà? Oggi non potrebbe essere più attuale. Viviamo in un’epoca piena di ingiustizie verso gli innocenti e di colpevoli che riescono a farla franca. I meccanismi che generano questi avvilenti contrasti restano quelli del successo, del potere e del denaro che trasforma gli uomini in mostri crudeli. In questo scenario raccapricciante il film mostra il culmine della disperazione umana e forse Julot, il mio personaggio, è l’unico a sapere cosa lo aspetta. Si tratta di un criminale navigato mentre gli altri poveri sventurati non hanno la minima idea degli orrori che li aspettano sull’isola».

HOLLYWOOD – «Ho scelto di vivere lontano dal cuore dello show business. Attualmente mi trovo di nuovo a casa, nel Regno Unito e non mi dispiace affatto. Mi tengo alla larga dalla follia della celebrità anche se so che con la notorietà la mia vita è totalmente cambiata. Non che mi ritenga famoso, sia chiaro, ma ho capito come comportarmi in pubblico. In un certo senso vado contro la mia natura un po’ burlona che mi porta a fare stupidaggini perché so che ora mi si possono ritorcere contro».

ONCE UPON A TIME «La parte della storia che ho amato di più è quando Will Scarlett si trova nel Paese delle meraviglie. Fa cose stupide, beve come una spugna e commette un errore dietro l’altro ma è stato divertentissimo inseguire la sua follia. I fan ancora mi ricordano la sua esclamazione: “Bloody hell!”. In un tempo di remake e reunion, non mi dispiacerebbe affatto un film o una serie in cui il Fante di cuore sia protagonista assoluto. Ve lo immaginate?».

LE SCELTE «Per Once Upon a Time mi sono trasferito a Vancouver. All’inizio la mia agenda era talmente piena che a malapena avevo tempo per fare altro e mi sono goduto la trasferta anche se ero lontano da casa. Quella separazione mi sembrava necessaria per garantire un futuro a mio figlio, ma ora che è cresciuto ho capito che vivrei oltreoceano solo se ne valesse realmente la pena. D’altronde quello che sta accadendo ora in America non mi tranquillizza per niente».

LE ORIGINI «Sono un melting pot di origini diverse. Mia nonna paterna aveva origini napoletane. Mi sono sempre sentito molto legato all’Italia e spero di tornarci presto. Una delle mie migliori amiche è siciliana e me ne parla sempre benissimo. Finora sono stato solo in Sardegna ma vorrei visitare anche “il continente” e riallacciare i rapporti con le mie radici».
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