ROMA – Dopo I fratelli Sisters, Jacques Audiard è tornato dietro la macchina da presa con Parigi, 13 Arr. (lo trovate su CHILI), adattamento cinematografico di Amber Sweet e Morire in piedi di Adrian Tomine, racconti contenuti nel graphic novel Morire in piedi, ed Hawaiian Getaway, contenuto in Summer Blonde. Il film, presentato in concorso a Cannes74, segue le vite di Émilie, Camille e Nora, tre ragazze e un ragazzo danno una nuova definizione dell’amore moderno. Abbiamo incontrato il regista via Zoom per parlare di Parigi, dell’importanza delle scene di sesso nei film e di come si sia capovolto il discorso amoroso ai tempi delle App di incontri…
IL XIII ARRONDISSEMENT «Avevo voglia di scrivere una storia d’amore e ambientarla nel XIII arrondissement. Ho girato molto a Parigi e la conosco bene. So che è una città museale, romantica, storica. Non avevo voglia di questo per il mio film. Avevo voglia di stare a Parigi come se stessi altrove. Il XIII arrondissement e la scelta di girare in bianco e nero si prestavano a questa mia idea».
IL DISCORSO AMOROSO «Non ho la pretesa di parlare al posto dei giovani e non appartengo più alla categoria da un bel pezzo, ma avevo voglia di scrivere una storia d’amore e avevo Éric Rohmer come riferimento. È come se facessi un nuovo inventario sul discorso amoroso. Oggi esiste ancora un discorso amoroso nell’epoca delle App di incontri? Io credo di sì. Ma il processo è invertito. Si va a letto insieme fin dalla prima sera. E se c’è un secondo appuntamento cosa accade? Mi interessava questo. Non abbiamo mai scritto altrettanto nella Storia attraverso i messaggi di pochi caratteri. C’è un paradosso, da una parte l’Impero delle immagini dall’altra l’Impero di un discorso povero».
IL BIANCO E NERO «Penso che il bianco e nero sia una sorta di fantasia di ogni regista e credo anche che lotti un po’ contro la televisione. In Francia se si decide di fare un film in bianco e nero ti daranno meno soldi. Io l’ho scelto per mostrare Parigi in un altro modo. Lo considero uno standard dell’epoca moderna. E se riprendo il XIII arrondissement che è molto moderno, potrei avere la sensazione che siamo in una metropoli asiatica se lo riprendo di notte».
I PERSONAGGI «Il paradosso del film sta nel fatto che la relazione più intima e sincera si svolge tra due donne attraverso lo schermo di un pc. Nel film all’inizio ci sono tre personaggi. Un ragazzo e due donne e si sbagliano su cosa sono davvero. Sarà il film a dirglielo. Volevo dei personaggi molto chiacchieroni, che hanno un’idea di sé, che si piacciono al punto tale da risultare sgradevoli. Mi sono divertito a scriverle i personaggi di Camille ed Émilie. Sono tracotanti e verrebbe da prenderli a schiaffi ma la realtà è che sono immaturi, ancora degli adolescenti».
L’ADATTAMENTO «Non ricordo di aver incontrato difficoltà diverse nell’adattare la graphic novel rispetto a quelle incontrate per un romanzo. Quando si realizza l’adattamento di un’opera straniera si pone il problema dell’esotismo che partecipa all’attrattiva dell’opera. Per me è il filo portante dell’adattamento. Non vorrei azzardare troppo ma questo aspetto interetnico mi ha permesso di lavorare su personaggi che magari non avrei inserito nei miei film».
LE SCENE DI SESSO «Le scene d’amore e di sesso sono difficili da girare così come quelle di violenza. Una scena di sesso se mostra troppo diventa pornografica. Ho scelto di far lavorare gli attori con un coreografo e un coach. Una volta sul set sono stati loro ad aver fatto tutto in realtà. Io dovevo solo realizzare le inquadrature. È una cosa importante da capire e da mostrare ad attori ed attrice. Bisogna far capire loro che è parte integrante del personaggio. Non è il “momento sesso” del film».
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Qui sotto potete vedere il trailer del film:
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