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Il Colore Viola | Whoopi Goldberg, Danny Glover e la prima volta drammatica di Steven Spielberg

Oprah Winfrey, l’importanza di Alice Walker e quelle difficoltà di interpretazione. Riscoprire un classico

Whoopi Goldberg e Steven Spielberg durante la lavorazione de Il Colore Viola, un film del 1985
Whoopi Goldberg e Steven Spielberg durante la lavorazione de Il Colore Viola, un film del 1985

ROMA – Nel pieno dei suoi irresistibili anni Ottanta, tra la definizione del genere avventuroso per ragazzi nato con I Predatori dell’Arca Perduta ed E.T. – L’extra-terrestre, il ruolo di produttore esecutivo-creativo di alcuni dei più grandi cult di quella decade (Gremlins, Fandango, I Goonies, Ritorno al futuro, Piramide di paura per citarne alcuni) e quello di guida produttiva del nuovo corso industriale di Hollywood delle majors al potere nato dalle ceneri degli anni Settanta new-hollywoodiani, come autore Steven Spielberg provò ad uscire dalla sua comfort-zone per esplorare nuovi territori più vasti. Un primo passo fu Indiana Jones e il Tempio Maledetto che spinse le avventure di Indy verso toni horror più maturi e densi (subito ricusati), l’altro fu l’adattamento de Il Colore Viola, romanzo epistolare del 1982 di Alice Walker vincitore del Premio Pulitzer per la narrativa 1983.

Il Colore Viola di Steven Spielberg fu presentato a New York il 16 dicembre 1985
Il Colore Viola di Steven Spielberg fu presentato a New York il 16 dicembre 1985

Un soggetto difficile, non fosse altro perché attraverso gli occhi di Celie e le lettere di lei indirizzate dapprima a Dio e poi alla sorella Nettie da cui era stata separata anni prima, Il Colore Viola racconta delle condizioni di vita delle donne afroamericane all’inizio del XX° secolo tra violenze domestiche, incesto, pedofilia, povertà e razzismo. Non a caso, quando la Guber-Peters Company nella figura dei fondatori – gli executive Peter Guber e Jon Peters – si fecero sotto con la Walker chiedendole i diritti di utilizzazione economica del romanzo, lì per lì la scrittrice esitò a causa della rappresentazione stereotipata dei personaggi femminili afroamericani a Hollywood. Cambiò idea dopo essersi consultata con dei suoi amici che la convinsero come l’unico modo per cambiare le cose nell’industria hollywoodiana, fosse dal di dentro.

Un estratto dell'ormai iconica locandina de Il Colore Viola
Un estratto dell’ormai iconica locandina del film

Per andare sul sicuro fece mettere sul contratto una clausola in cui, oltre a lavorare come consulente della resa per immagini del suo Il Colore Viola, il 50% del team di produzione sarebbe stato composto da afroamericani, donne e persone appartenenti a minoranze. Avviata la pre-produzione senza ancora nessun nome deciso per la regia, la Walker lavorò a un primo draft di sceneggiatura per poi essere sostituita dallo sceneggiatore Menno Meyjes. Sua la firma ufficiale dello script de Il Colore Viola, ma la Walker partecipò alle riscritture, smussò alcune componenti dialogiche in modo da renderle fedeli alla controparte cartacea, e lavorò perfino sulla resa linguistica del dialetto inglese vernacolare sudafricano-americano della Georgia rurale. Parallelamente il compositore Quincy Jones – qui nelle doppie vesti di produttore e autore della colonna sonora – contattò Spielberg per la regia.

La prima volta di Whoopi Goldberg sul grande schermo è straordinaria
La prima volta di Whoopi Goldberg sul grande schermo è straordinaria

In un primo momento Spielberg si rivelò riluttante ad accettare il lavoro. La sua conoscenza del Deep South/Profondo Sud era tutt’altro che approfondita e riteneva che un film come Il Colore Viola dovesse essere diretto da un afroamericano (nell’atteso rifacimento musical ci sarà Blitz Bazawule alla regia) che avrebbe potuto relazionarsi con le lotte affrontate dai neri del Deep South. In tutta risposta Jones gli disse: «Beh non dovevi mica essere un alieno per dirigere E.T., no? Voglio che sia tu a farlo». Di per sé anche la Walker era scettica all’idea che fosse proprio Spielberg a dirigere l’adattamento cinematografico del suo romanzo. Cambiò idea dopo aver visto proprio E.T. – L’extra-terrestre. Del film la colpì il modo in cui Spielberg raccontò dell’esserino alieno e dell’ostilità mista a indifferenza nei suoi confronti.

Un tipico tramonto spielberghiano per Il Colore Viola
Un tipico tramonto spielberghiano

Ci vide dei legami con il tema de Il Colore Viola. Un po’ come se la narrazione di E.T. – L’extra-terrestre fosse una sorta di metafora fantascientifica family-friendly riecheggiante alla condizione di vita degli afroamericani. In ogni caso Spielberg salì a bordo del progetto nel doppio ruolo di regista e produttore con la sua Amblin e in condizioni inusuali: lavorò al minimo sindacale imposto dalla Directors Guild of America (40.000 dollari) contro l’abituale cifra del suo cachet (15 milioni di dollari). Una scelta sobria che corrispose anche in termini di casting visto che, su specifica volontà della Walker, si puntò su attori meno noti per i ruoli principali. E quindi Whoopi Goldberg (Celie), all’epoca cabarettista di successo, e Oprah Winfrey (Sofia), conduttrice radiofonica e televisiva agli albori assunta su insistenza di Jones: entrambe con nessuna esperienza di recitazione.

Danny Glover e Whoopi Goldberg in un momento de Il Colore Viola
Danny Glover e Whoopi Goldberg in un momento del film

L’unica eccezione fu Akosua Busia (Nettie) che rispetto alle colleghe sopracitate aveva all’attivo un paio di interpretazioni. Danny Glover (Albert) invece era appena entrato nel giro che conta dopo tanta gavetta televisiva e teatrale tra Le stagioni del cuore, Witness – Il testimone e Silverado (aspettando Arma Letale…), ma tutti ruoli da comprimario. L’unica eccezione nel cast fu Margaret Avery (Shug) con alle spalle dieci anni di esperienza nel cinema. Una veterana se rapportata all’inesperienza delle due interpreti di cartello Goldberg e Winfrey. Un’eccezione figlia del fatto che la Avery fu una scelta di ripiego di Spielberg dopo che Chaka Khan, Tina Turner, Sheryl Lee Ralph, Phyllis Hyman e Patti LaBelle respinsero l’offerta al mittente e/o non superarono l’audizione.

Whoopi Goldberg si presentò al provino con uno sketch Al provino si presentò con uno sketch su E.T. che veniva fermato dalla polizia per possesso di stupefacenti
Whoopi Goldberg si presentò all’audizione con uno sketch su E.T. fermato dalla polizia per possesso di droga

E a proposito di audizioni, quella di Whoopi Goldberg fu leggendaria. Fu scelta personalmente dalla Walker come volto e corpo di Celie dopo aver visto una sua Stand-Up in un club di San Francisco dove diede voce a numerosi personaggi. Al provino si presentò con uno sketch su E.T. che veniva fermato dalla polizia per possesso di stupefacenti. Come a confermare l’ipotesi della Walker circa la lettura socio-culturale di E.T. – L’extra-terrestre. Fu amore a prima vista con Spielberg che al battesimo di fuoco sul grande schermo la guidò passo-passo pur lasciandole l’opportunità di agire per istinto. Questo, in particolare, nella scena-chiave alla fine del secondo atto, quando – durante il Pranzo di Natale – Celie si libera del giogo di Albert e decide di andarsene per la propria strada assieme a Shug e al marito.

Da segnalare nel cast una grande Oprah Winfrey
Da segnalare nel cast una grande Oprah Winfrey

Che ci crediate o meno quel monologo straordinario fu tutto improvvisazione lucida e intensa di una Goldberg dal talento purissimo. Il tutto nacque da un imbeccata di Spielberg che, nel pieno delle riprese, le chiese di esprimere lo stato d’animo di Celie nel vedere la propria figlia in braccio a un’altra donna. Basterebbe questo per consegnare di diritto Il Colore Viola alla storia del cinema, ma c’è dell’altro: il climax. Quel ricongiungimento tra sorelle sulle note narrative del fordiano Sentieri selvaggi che nel trasformare il dolore dell’attesa di una vita in gioia imperturbabile, pone i sigilli sugli intenti filmici di un’eccezione spielberghiana sopraffina dal cuore grande. La storia di Celie e Nettie diventa per Spielberg l’opportunità di realizzare un affresco storico dell’America delle minoranze fatto di pulsioni, sogni, lotta e riscatto sociale e del potere del destino.

Il momento che precede la ricongiunzione ispirato al climax di Sentieri Selvaggi
Il momento che precede la ricongiunzione ispirato al climax di Sentieri Selvaggi

E lo fece alla sua maniera: rielaborando la narrazione in modo da edulcorare i toni spietati del romanzo della Walker per poi puntare maggiormente sulla cifra emozionale dei momenti filmici. Un’interpretazione artistica sobria, ammorbidita, ovattata, dall’intensità mai lasciata esplodere (a differenza di Schindler’s List), figlia non solo dell’agire edulcorato di uno Spielberg intimidito dalla cifra storica della tematica trattata da Il Colore Viola, ma anche delle necessità commerciali della più attenta Hollywood degli anni Ottanta che non poteva/voleva correre rischi produttivi. Non a caso – e di questo Spielberg si pentì amaramente – l’intera sottotrama amorosa tra Shug e Celie fu azzerata, rendendola più nelle forme di un’amicizia salvifica, al solo fine di ottenere facilmente il rating PG-13. A suo dire: «Fondamentalmente ho preso qualcosa di estremamente erotico e molto intenzionale e l’ho ridotto a un semplice bacio».

Margaret Avery in un momento del film
Margaret Avery in un momento del film

La cosa suscitò non poche polemiche all’indomani del rilascio in sala de Il Colore Viola. Così come la rappresentazione degli afroamericani ritenuta da alcuni stereotipata e offensiva. Dello stesso parere la Walker che rimase sul set per tutta la durata della lavorazione mostrando segni di insofferenza alla visione del cut preliminare. Il 18 dicembre 1985 però, nel giorno della prima mondiale a Los Angeles, fu colpita dal risultato ottenuto da Spielberg. Esattamente come il pubblico che al box-office lo premierà facendo registrare un incasso da 96 milioni di dollari world-wide a fronte di un budget di 15. Agli Oscar 1986 Il Colore Viola ci arriverà come uno dei favoriti con le sue undici nomination ex-aequo con La Mia Africa. Nonostante tutto però resterà a bocca asciutta, causando uno dei più famosi casi di Oscar snub nella storia dell’Academy.

«Ogni cosa vuole essere amata. Noi cantiamo, balliamo, ridiamo per cercare di farci amare...»
«Ogni cosa vuole essere amata. Noi cantiamo, balliamo, ridiamo per cercare di farci amare…»

Non ci riferiamo a Spielberg nemmeno candidato nella categoria Miglior regia. Non fosse altro perché lui stesso, pur ritenendo Il Colore Viola un film prezioso perché capace di smuovergli dentro qualcosa senza cui non avremmo mai avuto né L’impero del sole né soprattutto Schindler’s List, non l’ha mai sentito pienamente nelle sue corde. Piuttosto da intendersi come il mancato riconoscimento della performance dell’esordiente Whoopi Goldberg tanto intensa quanto sorprendente. Al suo posto Geraldine Page per In viaggio verso Bountiful che ottenne l’agognato Oscar alla Miglior attrice protagonista all’ottavo tentativo dopo 7 nomination (tutte da non protagonista tra l’altro) distribuite in oltre trent’anni di carriera. La Goldberg si rifarà alla grande agli Oscar 1991 con l’indimenticabile Ghost – Fantasma, ma ciò non toglie quanto, quella sera, sarebbe stato giusto poter premiare quelle due straordinarie interpreti.

Nei cinema italiani Il Colore Viola fu distribuito il 19 settembre 1986
Nei cinema italiani Il Colore Viola fu distribuito il 19 settembre 1986

Non ultimo il senso del titolo. Quel colore viola svelatoci da uno degli scambi dialogici più significativi del film, in pieno terzo atto, tra Celie e Shug: «Io credo che Dio si incaz*a se tu, di fronte al colore viola di un campo di fiori, neanche te ne accorgi. Ogni cosa vuole essere amata. Noi cantiamo, balliamo, ridiamo per cercare di farci amare. Guarda quegli alberi: fanno tutto quello che facciamo noi per attirare l’attenzione, meno che camminare!». Più che un’interpretazione fantasiosa sul significato floreale e/o sulla valenza cromatica, Il Colore Viola è soprattutto un film sul potere dell’amore, sulla ricerca dello stesso anche negli angoli più bui, e sull’armonica sinfonia derivata dalla bellezza delle piccole cose di ogni giorno. Un film straordinario che solo Spielberg, a quel tempo, sarebbe stato capace di realizzare con così tanta grazia, ingegno ed eleganza.

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Qui sotto potete vedere il trailer del film 

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