MILANO – Scoprire cosa si cela dietro la realizzazione di uno dei romanzi più influenti del XX secolo? Un’opportunità irresistibile. Questo è Hey, Boo: Harper Lee e Il buio oltre la siepe – lo trovate in streaming su CHILI – documentario diretto da Mary McDonagh Murphy, in cui si ricostruisce la figura di Harper Lee, gli eventi che concorsero alla creazione di quella storia e il successo. Scene di vecchi film, interviste, fotografie e ricordi di colleghi, amici e famigliari, tra cui la sorella, Alice Finch Lee, ma anche attori e attivisti, concorrono a modellare una delle più grandi scrittrici d’America e forniscono, insieme, un ritratto unico del tempo e dei luoghi che l’hanno plasmata. Infine celebrità – come Oprah Winfrey – leggono i passi del libro a loro più cari, dando una rilettura eloquente al romanzo. E poi c’è lei, Harper Lee, che vediamo e ascoltiamo attraverso riprese tv e alla radio, raccontata attraverso la sua stessa voce.

Ma come nacque quel libro? Grazie a un generoso dono in denaro da parte di amici di New York, che permise alla Lee di prendersi del tempo per scrivere, visto che impiegò un anno per completare le pagine del romanzo. La scrittrice si ricordò sempre delle sue origini e utilizzò la realtà a lei vicina come ispirazione: il padre, avvocato, fu il modello per Atticus Finch, poi interpretato da Gregory Peck nel film, Il buio oltre la siepe. L’amico di infanzia Truman Capote, a cui si ispira il personaggio di Dill Harris, ebbe anch’egli un ruolo nella genesi del libro, come mentore dell’autrice. I rapporti tra i due però si deteriorarono: quando l’allieva superò il maestro, entrò in gioco la gelosia di quest’ultimo, specialmente per il premio Pulitzer.

«Non mi aspettavo neanche che il libro vendesse», disse in un’intervista, invece il successo fu smisurato, un’ondata di fama alla quale nessuno era preparato. Figuriamoci lei, che da una città dell’Alabama sognava di diventare la Jane Austen del Sud e rimase sconvolta dalla risposta del pubblico. La risonanza fu così eclatante che la Lee smise di parlare con la stampa, anche di scrivere, continuando il suo lavoro di scrittrice solo producendo saggi. Fino all’età di 87 anni, dalla sua penna non uscirono altre storie. Il timore di seguire un simile classico, quella sensazione di «intorpidimento puro» che le causò la fama, la trattennero. A una cugina confidò drammaticamente «non ho altro posto dove andare, se non in basso». Solo nel 2015, un anno prima della sua scomparsa, verrà pubblicato il seguito dell’iconico romanzo, Va’, metti una sentinella.

Il buio oltre la siepe rimane la traccia indelebile che la Lee ha lasciato, «un dono per l’umanità che verrà letto e studiato per sempre», come recita la motivazione per il conferimento della Medaglia presidenziale per la Libertà. Una storia universale, sempre attuale, che colpisce tutti in quella diffidenza comune verso ciò che è “diverso”, quella paura verso ciò che non si conosce, ma anche una lezione diretta ai giovani di tutti i tempi. Perché il romanzo premiato con il Pulitzer possiede inevitabilmente quel potere, proprio della grande letteratura, di viaggiare attraverso il tempo, senza veramente appartenervi.
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