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Il Bagno Turco | Ferzan Özpetek, Alessandro Gassmann e quel viaggio di ricerca

Francesca D’Aloja e Mehmet Günsür, Roma, Istanbul, la vita, l’amore. Ma perché rivederlo?

Alessandro Gassmann, Mehmet Günsür e il cuore di Hamam – Il Bagno Turco, l'esordio alla regia di Ferzan Özpetek
Alessandro Gassmann, Mehmet Günsür e il cuore di Hamam – Il Bagno Turco, l'esordio alla regia di Ferzan Özpetek

ROMA – Roma, anni Novanta. L’architetto Francesco scopre una nuova dimensione umanadopo aver ereditato un bagno turco a Istanbul. Inizialmente intenzionato a venderlo per poi tornare a casa, ne rimane affascinato, tanto da decidere di restare per ristrutturarlo. Il dramma, però, è dietro l’angolo. Parte da qui Il Bagno Turco, l’esordio alla regia di Ferzan Özpetek con protagonisti Alessandro Gassmann, Francesca D’Aloja, Alberto Molinari e Mehmet Günsür. «Mi capita di ripensarci con nostalgia mista a una buona dose di orgoglio», ha ricordato il regista a Hot Corn, alla serata organizzata al Barberini dal Moviemov Italian Film Fest realizzato in collaborazione con Minerva Pictures. «Con quale coraggio in quegli anni ho fatto un film così? Quattro settimane e mezzo di riprese, una troupe ridotta, uno sforzo meraviglioso. Quando eravamo a girare nelle varie location, i proprietari della pensione in cui dormivamo subaffittavano la stanza alle prostitute. Tornando, trovavamo sempre cose bizzarre».

Alessandro Gassmann e Mehmet Günsür in un momento de Il Bagno Turco
Alessandro Gassmann e Mehmet Günsür in un momento de Il Bagno Turco.

Su ammissione di Özpetek, la fortuna de Il Bagno Turco fu il passaggio in concorso nella sezione Quinzaine des Réalisateurs della 50esima edizione del Festival di Cannes: «Completato il film, per otto mesi rimase – diciamo così – chiuso in cantina, non lo voleva nessuno, finché non è arrivato a Roma Pierre-Henry Deleau delegato del Festival di Cannes per la prestigiosa sezione Quinzaine des Réalisateurs che lo selezionò, unico fra i 60 lungometraggi italiani proposti. E il giorno dopo il passaggio a Cannes la mia vita è cambiata totalmente…». Una pellicola incisa di delicatezza e sensibilità e silenzi e attese da un Özpetek ispirato, che disegna intorno a una narrazione a metà tra un coming-of-middle-age e un melodramma, una realtà complessa e fascinosa percorsa da raccordi poetici, immagini senza filtri e luci ora soffuse, ora limpide.

Hamam – Il Bagno Turco, opera prima di Ferzan Özpetek è stato distribuito nei cinema italiani il 9 maggio 1997
Il Bagno Turco venne distribuito nei cinema italiani il 9 maggio 1997.

Tutto intorno c’è la vita di Francesco (Gassmann), ai ferri corti con la moglie Marta (D’Aloja) in un rapporto intossicato, e di un viaggio – quello in una Istanbul fotografata con affetto e occhio sociologico dall’allora esordiente regista turco – solo apparentemente ennesima tappa di una vita frenetica e infelice. Qui Francesco riesce invece a (ri)scoprire sé stesso nei ritmi più pacifici e distaccati di una vita che profuma di sapone, calore e vapore. Elemento, quest’ultimo, sottolineato ne Il Bagno Turco dalle scelte di montaggio operate da Özpetek che vedono, dapprima, lo scorrere di immagini a ritmo concitato per poi scendere gradualmente d’intensità. Una ricerca di felice serenità che trova infine il suo culmine nell’incontro con Mehmet (Günsür) e con lui dell’amore come ritrovo e approdo sicuro nel proprio luogo d’appartenenza a lungo inconsciamente atteso (e ritrovato).

Una scena del film
Un’altra scena del film.

Su di essa però, il caso chirurgicamente calcolato dallo script di Özpetek sceglie diversamente, segnando il percorso di vita di Francesco e di Marta lì con lui (giunta a Istanbul e anche lei ipnotizzata dal luogo) – e di riflesso di tutto Il Bagno Turco – di sangue e di una gioia pronta a sbocciare eppure strozzata proprio sul nascere. Proprio come può esserlo la vita quando il tempismo non sa essere dei migliori. Infine la malinconia che sceglie di stazionare nel cuore degli spettatori a visione ultimata per poi – come raccontato in una delle linee dialogiche chiave del film –andarsene via, con una folata di vento fresco: «Un vento strano che non ho mai sentito da nessun’altra parte. Un vento leggero, e mi vuole bene…».

  • OPINIONI | Nuovo Olimpo, Özpetek e l’amore sopra ogni cosa
  • INTERVISTE | Ferzan Özpetek si racconta
  • VIDEO | Qui per una clip del film

 

 

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