ROMA – Alla fine degli anni Settanta, Enea (Damiano Gavino) e Pietro (Andrea Di Luigi), uno studente di cinema con la passione per la regia e uno specializzando in medicina, s’incontrano e si innamorano. Ma qualcosa li separa improvvisamente e, per trent’anni, continuano ad amarsi sperando di riuscire a rivedersi. Una storia d’amore, di un amore che attraversa il tempo e la distanza, e di tanti altri amori, per il cinema, per i ricordi che non ci abbandonano (che non devono abbandonarci) e che tessono il terreno condiviso della memoria, della cultura, del sentimento. Parte da qui Nuovo Olimpo, il nuovo film scritto e diretto da Ferzan Özpetek presentato in anteprima nazionale alla Festa del Cinema di Roma nella sezione Grand Public per poi approdare in streaming su Netflix.
Per un’opera intima, biografica, rievocativa del passato di Özpetek: «Il punto di partenza di Nuovo Olimpo è una storia vera che mi è successa negli anni Settanta e che da tempo volevo usare come spunto per un film. Iniziando a lavorarci però mi sono subito accorto che piano piano si allargava, si staccava dal nodo iniziale così personale, finendo con lo scolorire i confini autobiografici…». Andando oltre quindi, traslando il genere di riferimento per assurgere a racconto universale come lo sono, del resto, le leggi dell’amore e del destino. E quindi un racconto a cavallo del tempo tratteggiato come un melodramma degli anni Cinquanta della premiata ditta Douglas Sirk/Rock Hudson, fatti di gioia, rimpianti, amore, dolore e di svolte narrative volute dal caos organizzato del cinema e dei suoi equilibri di scrittura.
Su stessa ammissione di Özpetek: «Il film non racconta solo un amore attraverso il tempo ma pure l’amore per il cinema, come memoria del desiderio e della passione» e lo fa in una duplice funzione. Da una parte il cinema come arte, che in Nuovo Olimpo trova espressione in un susseguirsi di citazioni e omaggi che vanno dalla suggestione Gloria di John Cassavetes in apertura di racconto sino a un’ode d’amore a Nella città l’inferno di Renato Castellani con la strana coppia Anna Magnani-Giulietta Masina sullo schermo, passando per incalcolabili omaggi testuali. Dall’altra il cinema come luogo fisico di riunione e aggregazione. Un luogo sospeso, magico, dove la sala buia lievemente illuminata dal fascino di luce proveniente dalla cabina di proiezione del Nuovo Olimpo diventa la ricetta perfetta per accendere la passione negli spettatori in sala.
Nel mezzo, in quel rincorrersi per decenni in una Capitale che da polveriera politica e rivoluzionaria degli anni di piombo diventa città di benessere e di cinema, ci sono le vite incomplete di Enea e Pietro che sopperiscono alle reciproche assenze con soluzioni accomodanti, mai veramente complementari, che si sfiorano e si scrutano in più frangenti fino a diventare l’uno il fantasma ossessivo dell’altro. Özpetek però sceglie infine di farli ritrovare, e nel modo più sorprendente possibile, ma ad un punto in cui – forse – è tutto talmente inquadrato, fisso e passato da apparire inscalfibile. Ed ecco quindi la lezione di Nuovo Olimpo. Con dolcezza, passione e profonda attenzione, Özpetek ci ricorda le ragioni per cui non smettere mai di meravigliarsi nella vita di tutti i giorni…meglio se al cinema.
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