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I ragazzi di Feng kuei, rottura e distanza nel primo (vero) film di Hou Hsiao-hsien

La differenza economica e sociale tra due mondi e la loro incomunicabilità nel film del 1984

I ragazzi di Feng kuei, i concetti di rottura e distanza nel primo vero film di Hou Hsiao-hsien
I ragazzi di Feng kuei, i concetti di rottura e distanza nel primo vero film di Hou Hsiao-hsien

MILANO – Per capire meglio I ragazzi di Feng kuei dobbiamo fare un passo indietro. Dopo l’era fortemente socialista e oppressiva di Mao Zedong, la Cina si è affacciata agli anni ’80 con la volontà di evolversi e di aprirsi al mondo annullando i principi della Rivoluzione Culturale Maoista e costruendo un’economia più liberale, ma mantenendo comunque una politica dittatoriale verso i diritti umani e la libertà di espressione che è sfociata nel 1989 con il massacro di Piazza Tienanmen, dove la Cina ha mostrato la sua natura e le sue crepe sociali, la sua profonda ipocrisia e l’impossibilità di essere ciò che si desidera. Per questo la piccola e vicina isola di Taiwan è sempre stato il luogo sicuro dove rifugiarsi, soprattutto in quegli anni dove la democrazia stava germogliando e piantando radici solide per costruire un ambiente libero.

Una scena de I ragazzi di Feng Kuei
Una scena de I ragazzi di Feng Kuei

Nel contesto artistico la mastodontica Cina è rimasta quindi bloccata per anni in un mondo di censura e blocchi governativi che hanno reso la minuscola Taiwan uno dei centri creativi più grandi e prolifici dell’arte orientale. Letteratura, musica e cinema sono esplosi con l’inizio degli anni ’80 e un gruppo di cineasti ha dato vita ad un’idea cinematografica, il New Taiwan Cinema Movement, costruita sulla Nouvelle Vague europea e intenzionata ad analizzare e mostrare i cambiamenti e le criticità di un paese libero nato da poco, senza una vera identità e un passato a cui fare riferimento. Hou Hsiao-hsien, insieme ad Edward Yang e Zhang Yi, è uno dei pilastri di questo movimento e il suo primo vero lungometraggio autoriale e impegnato, I ragazzi di Feng kuei (uscito nel 1984, lo trovate su RaiPlay), affronta proprio il tema del passaggio da campagna a città, della differenza economica e sociale tra questi due mondi e la loro incomunicabilità.

L'occhio di Hou Hsiao-hsien
L’occhio di Hou Hsiao-hsien

Il film si apre, come accade spesso nei film di Hou Hsiao-hsien, con una partita di biliardo tra amici sdentati con volti sporchi e stanchi, tra urla e risate spensierate. A Fengkuei, una piccola zona rurale e povera di Taiwan, c’è poco da fare oltre a giocare a biliardo, a baseball o andare a vedere qualche film in bianco e nero. Quattro giovani ragazzi sfogano la loro noia e la loro frustrazione scontrandosi con altre bande in risse futili e violente. Dopo l’ennesimo scontro avvenuto per proteggere il fratello minore di Ah Ching, i ragazzi decidono di lasciare Fengkuei e trasferirsi nella grande Kaohsiung per cercare un lavoro in attesa di partire per la leva militare. In città trovano un appartamento gestito da un delinquente insieme alla sua ragazza, trovano un umile lavoro in fabbrica e iniziano ad entrare in un mondo totalmente nuovo, in una realtà diversa da quella che avevano conosciuto fino a quel momento. Il silenzio del mare di Fengkuei viene riempito dal rumore assordante di una metropoli sempre in movimento, la gentilezza e la familiarità vengono sostituite dall’egoismo e la cattiveria di un luogo che spinge le persone alla solitudine. I ragazzi di Feng kuei impareranno a crescere, alcuni capiranno il valore dell’amore, altri quello dei soldi e delle responsabilità e insieme inizieranno a vivere.

 I ragazzi di Feng Kuei
Un momento del film

Hou Hsiao-hsien con I ragazzi di Feng kuei scatta una perfetta fotografia generazionale, mostra lo spostamento obbligato dalla campagna alla città per raccontare il passaggio dalla giovinezza all’età adulta. Il distacco e la distanza sono netti, a Fengkuei i ragazzi vivono solo il presente, si intrufolano nei cinema senza pagare nella speranza di vedere un film porno o qualcosa che li stimoli, cercano in ogni modo di riempire delle vite che sentono vuote e lo spostamento verso la grande metropoli li riempie di quegli stimoli che tanto inseguivano, ma oltre a quello entrano a gamba testa i concetti di futuro, di responsabilità, di conseguenza e questo li cambia totalmente. I soldi diventano fondamentali per sopravvivere, il cinema inizia a costare caro e lo schermo di un edificio vuoto dove li ha mandati un truffatore non proietta un film, ma la vista della città dall’alto, così immensa e reale che diventa sfocata e indistinguibile.

La vita a Taiwan
La vita a Taiwan

Hou Hsiao-hsien, al contrario dell’amico e collega Edward Yang, resta più in disparte e imparziale verso la storia che vuole raccontare. Lascia muovere i suoi personaggi senza appesantirli di un’ideologia precisa, di una convinzione a priori, li costruisce e li fa evolvere in modo dinamico facendoli scontrare con un salto generazionale brusco e obbligato. Ah Ching è l’unico che prova ad uscire da quella sensazione di straniamento studiando, innamorandosi e provando a vivere con tutti i rischi e le possibili delusioni, gli altri invece vengono frenati da un passato che non riescono a scrollarsi di dosso e si fanno inghiottire da un lavoro monotono e una routine che garantisce sicurezza, ma per Hou Hsiao-hsien non c’è la risposta corretta, una scelta più giusta dell’altra, esiste solo l’essere umano di fronte allo scorrere del tempo e la realtà. I ragazzi di Feng kuei è il primo tassello fondamentale di un complesso puzzle cinematografico intento a mostrare l’evoluzione di un periodo e di una società in continua evoluzione tramite l’arte del cinema, misteriosa e attraente proprio perché capace di catturare la realtà tramite la finzione.

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