in

Halloween Ends? L’eterno ritorno di Michael Myers per l’unico finale possibile

David Gordon Green e Jamie Lee Curtis chiudono la saga slasher iniziata nel 1978

Halloween Ends: game over
Halloween Ends: game over

ROMA – Il giro finale, la resa dei conti, l’ultimo passo, il game over. La saga slasher vidimata da John Carpenter e Debra Hill, e poi ereditata dall’occhio di David Gordon Green (dopo diversi sequel ormai non-canon), volge al termine. Un passo storico. Prima che, chissà, il marchio di Halloween venga ereditato per un ipotetico reboot. Speriamo il più tardi possibile, speriamo che il franchise sia, da oggi e per molti anni, definitivamente chiuso. Il motivo? Perché quello che vediamo in Halloween Ends è un ottimo finale. Considerando l’importanza della saga che ha visto scontrarsi, in una guerra palesemente dichiarata, il famelico Michael Myers e l’ex baby sitter Laurie Strode, che ovviamente prende il volto iconico di Jamie Lee Curtis. Qui il primo punto: non può esistere l’universo di Halloween senza la Curtis, e per questo l’ultimo atto acquista un valore ancora più profondo. Il cerchio si chiude, e per chiudersi bisogna tornare indietro al 1978. Come? Portando in scena un altro baby sitter.

Halloween Ends, il giro finale
Halloween Ends, il giro finale

Infatti, quattro anni dopo gli eventi di Halloween Kills, Laurie vive con sua nipote Allyson (Andi Matichak) e sta finendo di scrivere le sue memorie. Michael Myers, dalla sua ultima brutale apparizione, pare non si faccia più vedere. Laurie, dopo essere stata schiacciata dall’ossessione per la maschera di Michael ha deciso di liberarsi dalla paura e dalla rabbia, provando ad abbracciare la vita. Ma ad Haddonfield la bellezza delle case è direttamente proporzionale al disagio che nutre l’immaginaria cittadina dell’Illinois. Così Corey Cunningham (Rohan Campbell), scagionato ma accusato di aver ucciso un bambino di cui faceva da babysitter, si avvicina a sua nipote, ecco tornare quella tipica onda di violenza e sangue che fanno da cardine alla saga slasher, costringendo Laurie ad affrontare finalmente quel male assoluto che non può più controllare. Una volta per tutte.

Jamie Lee Curtis e Rohan Campbell

Dunque, dopo la crudezza del precedente capitolo, e l’asciuttezza estetica del primo film diretto da Gordon Green (rivedetelo, la sequenza di apertura è puro cinema), la saga al suo termine prende la strada più emotiva possibile, con la narrazione che, nella prima ora, prende guizzi inaspettati che vanno ad indagare quale sia (davvero) il lascio di Myers nell’iconografia popolare e, di riflesso, nel retaggio inquietante di una società abituata e allenata al male. Come ripete Laurie, quasi fosse una sorta di mantra o preghiera laica, il senso del male è lì, pronto ad infettare e scatenare l’inferno. Il punto, pare dirci l’intero show dell’orrore, è che il male è incontrollabile: qualunque cosa tu faccia, è pronto a sferrare il colpo fatale. Sfruttando il senso di quella paura, sempre più elemento codificatore di un tempo oscuro e inquieto.

L'eterno ritorno di Michael Myers
L’eterno ritorno di Michael Myers

È la paura, più di ogni altra cosa, a guidare e controllare Laurie. La paura di cosa possa esserci (o non esserci) sotto quella maschera ormai ammuffita e invecchiata, che è diventata la sua nemesi ma anche il suo motivo di vita. La paura di cosa possa riservarle il futuro, quando Myers diventa l’ombra di sé stesso, sovrapponendosi alle nuove ossessioni di quei mostri nascosti dietro la normalità. Dunque il bravo Gordon Green, delineando il concetto di “ultimo capitolo” – dilatando una parte centrale magari non propriamente riuscita, tanto che sfiora il teen-drama – riprende le redini del terrore regalando(ci) un’ultima mezz’ora in cui gli echi passati si accavallano ad un futuro imminente: Halloween Ends diventa il punto e capo di un’epopea pop e leggendaria, e per questo ha l’esatto peso netto del folgorante inizio. Il risultato? L’unico possibile, l’unico immaginabile. Forse.

Qui il trailer di Halloween Ends:

Lascia un Commento

Hirokazu Kore'Eda

Hirokazu Kore-Eda: «Broker – Le Buone Stelle, la maternità e il ruolo della società»

backstage

Backstage | Ilaria Nestovito, Gianmarco Galati e Geneme Tonini raccontano il film