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Gillian Flynn: «Sharp Objects? Racconto donne che non concedono il lieto fine»

L’immaginazione, la famiglia, le donne e l’autodistruzione: la scrittrice si racconta a Hot Corn

Gillian Flynn alla première di Sharp Objects. Foto Shutterstock.

LOS ANGELES – Quando si tratta di personaggi femminili e colpi di scena mozzafiato, Gillian Flynn non ha rivali. Dal suo primo romanzo Sharp Objects (pubblicato nel 2006 e tradotto in italiano col titolo Sulla Pelle) nasce la miniserie tv dell’anno – dal 17 settembre su Sky Atlantic -, con Amy Adams nei panni della protagonista Camille Preaker, a fianco di Patricia Clarkson e dell’attrice emergente australiana Eliza Scanlen. «Ho pensato: che diamine! Possibile esistano circa otto milioni di storie sulla violenza inter generazionale fra uomini e nessuna dal punto di vista femminile?» ci spiega durante un incontro a Los Angeles la Flynn, autrice anche di due cult come Gone Girl e Dark Places.

Ben Affleck e Rosamund Pike in una scena di Gone Girl.

L’IMMAGINAZIONE «Si tratta sempre e solo d’immaginazione per me. Non mi piace riferirmi a situazioni specifiche o usare la storia di qualcun altro. Ma è vero che ho ambientato tutti e tre i romanzi nel “mio” Missouri, nelle sue piccole cittadine. Non mi interessano le storie sui killer: le leggo ma non le scrivo. Piuttosto mi interessano le famiglie e le loro dinamiche. Con Sharp Objects volevo parlare di violenza generazionale e dunque sono partita da Wind Gap per poi scavare ancora più a fondo, arrivando alla famiglia di questa piccola città».

Wind Gap, Missouri.

IL ROMANZO «Nella prima stesura del libro, l’assassino era un altro personaggio che nelle versioni successive è poi scomparso. Quando ho iniziato a scrivere pensavo di avere tutta la storia delineata in mente ma poi rileggendolo mi sono detta: “Questa roba fa schifo”».

Jean-Marc Vallée, Gyllian Flynn e Marti Noxon. Foto di Anne Marle Fox.

CAMILLE PREAKER «Conosco la protagonista come fosse me stessa. Non sono una cutter (persone che si tagliano con oggetti taglienti, ndr) come lei, ma ho sempre avuto affinità con l’autolesionismo. Credo molte donne abbiano un desiderio per l’autodistruzione, se non veri e propri istinti suicidi. A un certo punto Camille dice qualcosa come: “Non è che non voglio più esistere, è che non sarei mai voluta esistere”. Mi sono sentita in quel modo per molto tempo. Ma a differenza di Camille, non ho problemi con mia madre, vengo da una famiglia che mi ha molto amata e a cui sono molto legata».

Amy Adams in una scena di Sharp Objects.

IL CAMBIAMENTO «Dieci anni fa, quando ho provato a vendere questo romanzo, non c’era nessuno che lo volesse. Agli uomini non piace leggere libri con donne per cui non possono fare il tifo, che non sono eroiche o che non concedono un lieto fine. Ma credo le cose stiano cambiando in meglio e ora esista un mercato per questo genere di storie a cui sono interessati sia uomini che donne. Se sono orgogliosa dell’adattamento cinematografico di Gone Girl è perché è riuscito a dimostrare proprio questo. Coraggio, riportiamo in auge i film per i grandi: non se ne può più di Thor e simili!».

Ritratto di famiglia: Camille, Adora e Amma Preacker.

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