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Flashdance | Jennifer Beals, Adrian Lyne e i quarant’anni di un’icona pop

What a Feeling, i Grammy, i rifiuti di Cronenberg e DePalma, Joe Eszterhas: ma perché rivederlo oggi?

Jennifer Beals e il suo ruolo da leggenda: Alexandra Owens in Flashdance
Jennifer Beals e il suo ruolo da leggenda: Alexandra Owens in Flashdance

ROMA – No, non è certamente un film che ha bisogno di presentazioni Flashdance, primo vero turning point della carriera di Jennifer Beals che, all’indomani di quel 15 aprile 1983 che vide il film di Adrian Lyne distribuito negli Stati Uniti, raggiunse rapidamente lo status di icona femminista di un’intera generazione di spettatori nel ruolo di Alexandra Owens, saldatrice di giorno e ballerina di notte. Una fama a cui la Beals, a dire il vero, non ha mai però prestato particolare attenzione: «Mi è sempre stato molto chiaro che non era una cosa reale, non mi ha mai attratto in virtù di quanto mi avrebbe resa ricca o famosa. Per Flashdance 2 rifiutai talmente tanti soldi che i miei agenti erano sul punto di perdere la testa». E infatti, filmografia alla mano, non si può certo dire che sia una carriera banale la sua, attivissima da oltre quarant’anni tra grande e piccolo schermo, sempre in fuga dalla previdibilità al punto da finire poi (anche) in un film di Nanni Moretti.

Flashdance di Adrian Lyne fu distribuito da Paramount Pictures nei cinema statunitensi il 15 aprile 1983
Flashdance di Adrian Lyne fu distribuito dalla Paramount il 15 aprile 1983

Prima di tutto però ci fu Flashdance e la sua Alex, puro concentrato di energia vitale scissa tra l’attività di saldatrice di giorno e di ballerina al Mawby’s di notte – e con il solo amore del fedele pitbull Grugno al suo fianco – trascinata da Lyne in un mondo di uomini a misura d’uomo dove, divincolandosi tra le attenzioni non richieste di Johnny (Lee Ving) e altre da decifrare del proprio capo Nick (Michael Nouri), coltiva il sogno di diventare una danzatrice professionista. Il retaggio quarantennale di Flashdance ci racconta di una narrazione dove la connotazione patriarcale del microcosmo della scenica Pittsburgh di Lyne appare sempre più attuale, così come lo è la voglia di indipendenza e di vita secondo le sue regole, di una Alex che cresce e matura a vista d’occhio a ogni incertezza, errore e passo ragionato.

Per Jennifer Beals quello di Alexandra Owens in Flashdance fu il ruolo della svolta
Per Jennifer Beals quello di Alexandra Owens fu il ruolo della svolta

E poi c’è il vivere il sogno, che dello script firmato da Tom Hedley e Joe Eszterhas, è forse la componente più raffinata. Flashdance vive infatti delle speranze e dei sogni di una vita diversa di Alex ma anche della cameriera Jeanie (Sunny Johnson) che coltiva il sogno di diventare una pattinatrice sul ghiaccio e del cuoco Richie (Kyle T. Heffner) che sembrerebbe avere tutte le carte in regola per diventare la new sensation della stand-up comedy del Pennsylvania. Tre punti di vista diversi della stessa storia, ognuno dal differente destino. Tre archi narrativi che viaggiano paralleli, talmente radicati nel racconto da alimentarsi a vicenda, incrociandosi, con la propria energia vitale. Non ultimo la colonna sonora premiata ai Grammy nel 1984 con brani come What a Feeling di Irene Cara, Gloria di Laura Brannigan, Maniac di Michael Sembello, tutti entrati di diritto nell’immaginario collettivo.

Sunny Johnson, scomparsa prematuramente a 30 anni, a nemmeno un anno dall'uscita di Flashdance
Sunny Johnson, scomparsa a trent’anni, a nemmeno un anno dall’uscita di Flashdance

Il merito, oltre che della supervisione musicale di Phil Ramone e quel Giorgio Moroder nel suo periodo d’oro dopo l’Oscar alla colonna sonora 1979 per Fuga di mezzanotte e le soundtrack di American Gigolo, Il bacio della pantera e Scarface (qui per il nostro Longform) da lui firmate, è dell’inerzia narrativa di un Flashdance ben lontano dal concetto di musical canonico che vede la canzone come esplicitazione del conflitto interiore dell’interprete-cantante. Da intendersi piuttosto come un racconto di formazione musicale che, sulla scia del neonato MTV, vede Lyne servirsi delle estetiche del videoclip cucendo ben sette sequenze di ballo del tutto autonome ed estrapolabili nei suoi primi 52 minuti di pellicola dal ritmo sincopato e asfissiante, attraverso costruzioni di immagine moderne, colorate e stroboscopiche di pura estasi sensoriale. Una rivoluzione che segnerà per sempre l’industria hollywoodiana degli anni Ottanta.

Flashdance fu presentato fuori concorso a Venezia40 nel settembre 1983
Flashdance fu presentato fuori concorso a Venezia nel settembre 1983

Non a caso, a fronte di appena 7 milioni di dollari di budget messo in dote dalla PolyGram Pictures e Paramount Pictures, Flashdance – che il 17 giugno tornerà in piazza a Pesaro alla 59esima edizione della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema – incasserà oltre 200 milioni di dollari al botteghino. Un risultato straordinario e sorprendente, specie considerando una pre-produzione decisamente sottotono per gli standard di Hollywood. Nell’aprile 1980 Thomas Hedley Jr. vendette l’idea del film a Casablanca, una società di produzione losangelina, per 300.000 dollari più il 5% di eventuali ricavi. Si trattava di un concept riguardante le storie di alcune ballerine che aveva incontrato nei suoi viaggi come editore della rivista Toronto Life. Tra queste Gina Healey e Maureen Marder che della Alex della Beals è la gemella nel mondo reale. Entrambe furono pagate 2.500 dollari per cedere i diritti di utilizzazione economica delle loro storie esattamente il 6 dicembre 1982. Pochissimo se rapportato ai lautissimi incassi totalizzati da Flashdance.

Kyle T. Heffner in una scena del film
Kyle T. Heffner

E infatti si farà valere la Marder, tanto che nel 2006, ventitré anni dopo il rilascio in sala di Flashdance, intenterà causa verso Hedley Jr., la Paramount e la PolyGram. Nonostante tutto però la Corte d’appello degli Stati Uniti del Nono Circuito di San Francisco si pronuncerà incredibilmente a favore degli studios, a detta delle motivazioni della sentenza addotte dai tre giudici infatti: «Anche se con il senno di poi l’accordo sembra essere ingiusto nei confronti di Marder – ha ricevuto solo 2.500 dollari in cambio di un rilascio di tutte le affermazioni relative a un film che ha incassato oltre 150 milioni – semplicemente non ci sono prove che il suo consenso sia stato ottenuto con frode, inganno, travisamento , coercizione o influenza indebita» e questo solo perché, al momento della firma nel dicembre 1982, la Marder era accompagnata dal proprio avvocato.

Uno dei momenti della scena-madre di Flashdance, l'audizione sulle note di What a Feeling di Irene Cara
Uno dei momenti della scena-madre di Flashdance sulle note di What a Feeling di Irene Cara

Tornando a noi, il concept di Hedley Jr., fu venduto a Peter Guber e Jon Peters della PolyGram che a loro volta presentarono il progetto di Flashdance a una Paramount non particolarmente fiduciosa del successo del film, tanto da metterlo in stand-by per quasi due anni. La realizzazione riprese dopo che l’executive Don Simpson iniziò ad interessarsi al progetto, convinto che avrebbe sbancato al box-office. Pur di portarlo avanti si licenziò dalla Paramount – che gli diede il via libera senza pensarci troppo – e co-produsse Flashdance assieme a Jerry Bruckheimer e la neonata Don Simpson/Jerry Bruckheimer Films: la prima di tante produzioni premiate da Beverly Hills Cop a Nemico pubblico passando per Top Gun, Giorni di tuono, Bad Boys, The Rock, Con Air (qui per il nostro Longform). Per lo script fu assunto lo sceneggiatore Joe Eszterhas in attesa del nome giusto a cui affidare la regia.

Lee Ving in una scena del film
Lee Ving

Lyne infatti non fu nemmeno lontanamente il primo regista designato per Flashdance. Prima di lui il progetto fu presentato a David Cronenberg (che vi preferì Videodrome) e a Brian DePalma con cui il film arrivò perfino alle battute finali della pre-produzione, Questo finché Sidney Lumet non si tirò indietro da Scarface, spingendo DePalma verso il sogno americano-cubano di Tony Montana. Infine fu proprio Lyne a caccia di credibilità hollywoodiana dopo l’infelice A donne con gli amici, in modo da ottenere l’approvazione per il suo prossimo progetto: 9 settimane e mezzo. Infine alcune note di casting, perché se è vero Michael Nouri che fu una scelta dell’ultimo secondo come Nick Hurley dopo che Gene Simmons dei Kiss rinunciò al ruolo perché in contrasto con la sua immagine di rocker e la seconda scelta di Kevin Costner non fu disponibile, per il ruolo di Alex scomodiamo perfino le leggende metropolitane.

Flashdance: più che un musical, un racconto di formazione musicale
Flashdance: più che un musical, un racconto di formazione musicale

La scelta del volto di copertina di Flashdance ebbe la priorità per la Paramount, prima ancora dello sceneggiatore e del regista. Che ci crediate o meno, quella lista di nomi aveva dell’incredibile: Lorraine Bracco, Bo Derek, Daryl Hannah, Heather Locklear, Tatum O’Neal, Jamie Lee Curtis, Bridget Fonda, Melanie Griffith, Mariel Hemingway, Helen Hunt, Jennifer Jason Leigh, Kathy Najimy, Michelle Pfeiffer, Debra Winger, Holly Hunter e Sharon Stone. Alla fine la scelta si ridusse a una short-list di tre attrici: Demi Moore, Leslie Wing e, appunto, Jennifer Beals. Il modo in cui venne effettuata la scelta definitiva vive da quarant’anni di due aneddoti uguali nella forma ma contrari nell’inerzia. La versione ufficiale racconta di come l’allora presidente della Paramount, Michael Eisner, chiese alle sue segretarie di fiducia quale fosse, delle tre, l’attrice che più ammiravano.

Michael Nouri e Jennifer Beals nel climax del film
Michael Nouri e Jennifer Beals nel climax di Flashdance

Quella ufficiosa raccontata da Eszterhas nel suo libro di memorie (Hollywood Animal) dice invece che Eisner chiese questa stessa domanda ai suoi executive e in modo decisamente meno edificante: «Jennifer Beals, Demi Moore e Leslie Wing, voglio sapere quale di queste tre giovani donne ti piacerebbe di più sco*are». Suo malgrado – almeno secondo il registro dell’aneddoto di Eszterhas – vinse quella Beals bramata dagli uomini e idolatrata dalle donne. E con lei la sempre maggiore consapevolezza che oggi più di ieri, quarant’anni dopo, lo spigoloso contesto narrativo di Flashdance sia null’altro che lo specchio del suo mondo di appartenenza e di un’epoca di riferimento più che mai vicina al nostro oggi problematico ma, si spera, in via di guarigione.

  • IO & IL CINEMA | Sebastiàn Lelio: «Io, E.T. e l’amore per Flashdance…»
  • STORIE | Massimo Troisi, Jennifer Beals e la strana coppia 
  • LONGFORM | Videodrome, Cronenberg e le profezie di un cult

Qui sotto potete vedere il trailer del film: 

 

 

 

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