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Con Air | Nicolas Cage, John Cusack e la storia di un (folle) action ad alta quota

Simon West, Jerry Bruckheimer, il malumore di John Malkovich e quella suggestione francese…

La banda di Con Air: cattivi e spietati.

ROMA – Gli anni Novanta di Nicolas Cage sono stati semplicemente stellari: la fiaba per adulti lynchiana di Cuore selvaggio, la dolce commedia capriana di Può succedere anche a te, infine la consacrazione con l’Oscar 1996 al Miglior attore protagonista per l’alcolico Via da Las Vegas. Poi la svolta, perché nei successivi due anni Cage cambia pelle, diventa attore action consumato, e sforna tre successi – poi ribattezzati dai fan come la Santa Trinità del Cage action – di cui due di questi (The Rock di Michael Bay e Face/Off – Due facce dell’assassino di John Woo) impassibili alla prova del tempo per ritmo e intensità. Nel mezzo c’è Con Air di Simon West, che i venticinque anni li sente tutti (fu presentato a Las Vegas il 2 giugno 1997) e che della trilogia è senz’altro il capitolo più debole. E non è detto che sia necessariamente un male.

Una scena di Con Air

C’era qualcosa in Con Air. Qualcosa che attirò da subito l’attenzione del produttore esecutivo Jerry Bruckheimer: «Quando ho letto il progetto di Scott Rosenberg ho visto un grande potenziale nello script, ho iniziato a immaginarlo come perfetto per la Jerry Bruckheimer Films. L’ho adorato da subito, ma sentivo che dovesse esserci bisogno di più cuore, che la storia fosse maggiormente guidata dal protagonista». Con Simon West a bordo del progetto s’è iniziato a ragionare nell’ottica di un Con Air dalle caratterizzazioni più spesse, marcate, che dessero dimensione ai personaggi in scena. Nonostante al tempo si vociferò dell’interesse di stelle action consolidate come Dolph Lundgren, Kurt Russell, Jean-Claude Van Damme e Bruce Willis, Bruckheimer, Rosenberg e West sapevano benissimo essere dei piani-b: era Nicolas Cage l’uomo giusto per prestare volto e corpo a Cameron Poe.

Nicolas Cage è Cameron Poe in una scena di Con Air
Nicolas Cage è Cameron Poe

Del resto lo conosceva bene Bruckheimer, lo vedeva ogni giorno, erano i fervidi giorni della lavorazione di The Rock. Gli consegnò lo script a mano, in camerino. Dopo nemmeno due giorni Cage lo chiamò al telefono: «Lo script è fantastico, ci sono!». E diede l’anima Cage. Per dar vita a Cameron Poe trascorse mesi in Alabama a imparare l’accento del luogo, lavorò al background caratteriale del personaggio (sua l’idea che Poe fosse un ex-membro delle Forze Speciali così da giustificarne le prodezze action) e fece sessioni di allenamento estreme – anche nelle pause dalla lavorazione – per mantenere il 3% di grasso corporeo. Il risultato però è l’aver dato vita ad un personaggio (purtroppo) bidimensionale: un perfetto Marty Stu (Mary Sue al maschile) privo di macchie, di difetti, di un qualche colore caratteriale, che non sia la risposta giusta e l’azione risoluta (sempre) al momento giusto.

Cameron Poe: un perfetto Marty Stu

Discorso diverso per l’altro eroe di Con Air, il giovane e sprezzante Agente Speciale FBI Vince Larkin di John Cusack. La spuntò sui più quotati Robert Downey Jr., Charlie Sheen e Matthew Broderick, ma non ne ha mai fatto un vanto. Non ha mai nascosto il suo disprezzo per Con Air, tanto da ammettere in maniera edulcorata che vi prese parte solo per soldi e perché erano talmente tanti soldi da poterli investire in due progetti indipendenti dello stesso anno in cui figurava come produttore (L’ultimo contratto, Hellcab – Un inferno di taxi). Chi invece non usò mai mezzi termini fu John Malkovich che nel 2015, durante una puntata del The Graham Norton Show, su imbeccata di Samuel L. Jackson disse: «No no non sono un attore serio, ero in Con Air. Se Con Air è un film serio, sono un astronauta».

John Cusack è Vince Larkin in una scena di Con Air
John Cusack è Vince Larkin

Eppure, nonostante un’esperienza sul set invivibile frutto delle continue riscritture del copione da parte di Bruckheimer e Rosenberg da un giorno all’altro – cosa che disorientò, e non poco, Malkovich e le scelte che avrebbe fatto fare al personaggio – il suo Cyrus The Virus è probabilmente la ragione che ha permesso a Con Air di accedere agli alti piani dell’immortalità cinematografica. Diabolico, calcolatore, machiavellico, l’archetipo del villain marcio nel midollo, reso memorabile dalla mimica mefistofelica di un Malkovich in stato di grazia che riuscì a risultare memorabile e iconico in un’epoca in cui Hollywood sapeva sfornare un grande cattivo a stagione. E Bruckheimer li sapeva individuare bene i cattivi, basti pensare al precedente di puro Bayhem del razionale Generale Hummel di The Rock (Ed Harris) con cui era impossibile non empatizzare, non con Cyrus però.

John Malkovich è Cyrus The Virus in una scena di Con Air
John Malkovich è Cyrus The Virus

La prima scelta per il ruolo corrispose, in realtà, a Gary Oldman specie dopo la performance sontuosa nei panni del malefico Stanfield in Léon. L’impegno sul set de Il quinto elemento, però, spinse Oldman a rifiutare la parte. Ad un certo punto si pensò a Jason Isaacs, non fosse che nel pieno dell’audizione, alla vista di una pistola vera prestatagli da un macchinista, iniziò ad urlare con un tono di voce di tre ottave superiore al normale: «Oh mio Dio! È una vera pistola!». Alla fine sembrava essere un affare a due tra Willem Dafoe – già villain clamoroso in Sotto il segno del pericolo di pochi anni prima (che si saprà consolare con lo (s)cult Speed 2 – Senza limiti) – e Mickey Rourke che si presentò con un coltello Bowie affilato come un rasoio che per poco fece morire di paura West.

Cameron Poe in tutto il suo splendore!

La spuntò Malkovich, quasi a sorpresa, ma d’altronde come resistere al suo elegante charme testosteronico? Il resto è un Con Air autentico centrifugato di tutti i topos del cinema action anni Novanta gettati dentro ad una narrazione dal ritmo forsennato, definita al tempo «Die Hard su un aereo da trasporto carcerario», arricchita di sorprendenti rimandi alla carica rivoluzionaria della Presa della Bastiglia francese, che è puro spettacolo kitsch, folle, fracassone alla maniera del miglior Bay tra il serio e lo scanzonato. Al centro di tutto, anche più di un grande Malkovich, c’è un Cage stratosferico che fa sue le debolezze caratteriali di Cameron Poe manipolandole a piacimento sino a creare una strana amalgama tra la risolutezza misurata di The Rock e la super-espressività di Face/Off che finisce con l’essere involontariamente comica nel suo irresistibile look canotta sudata, jeans strettissimi e una chioma fluente biondo tamarro, difficilmente dimenticabile.

Con Air: l'essenza del Nick Cage interprete action
Con Air: l’essenza del Nick Cage interprete action

Nonostante, come detto, Con Air sia il capitolo più debole della Santa Trinità, ne è, al contempo, cuore e raccordo, perché depositario delle due anime artistiche del Nicolas Cage interprete action. Da riscoprire insomma, anche solo per il suo doppio singolare primato musicale. Non solo la title track della colonna sonora (How Do I Live, cantata da Trisha Yearwood ma composta e scritta da Diane Warren) fu candidata agli Oscar 1998 (Miglior Canzone Originale) e ai Razzie 1998 (Peggior Canzone Originale) perdendo in ambo i casi, ma pochi anni dopo (nel 2000 precisamente), il cantante e musicista Kid Rock scrisse American Bad A*s ispirandosi proprio a Cameron Poe: difficile essere più memorabili di così!

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Qui sotto potete vedere il trailer del film:

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